Doxa: “I giovani preferiscono i genitori agli amici”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Aprile 2014 - 11:19 OLTRE 6 MESI FA
Doxa: "I giovani preferiscono i genitori agli amici"

Doxa: “I giovani preferiscono i genitori agli amici”

ROMA – Un mondo dei giovani (italiani) un po’ alla rovescia rispetto a sempre emerge da un articolo di Elvira Serra per il Corriere della Sera che riporta in anteprima i risultati di una indagine della Doxa.

L’impressione è che il mammismo dilaghi sempre più. I giovani italiani di oggi preferiscono mamma e papa agli amici e in genere agli estranei, cosa che oltre a essere contro natura contraddice le affermazioni degli psicologi di tutto il mondo.

Ma l’Italia, ci dobbiamo rassegnare, non è un Paese normale.

Mi fido di te. Incredibilmente. Sei adolescenti su dieci si fidano dei genitori più che degli amici reali, di un fratello o di una sorella, degli insegnanti, dell’allenatore di calcio, del parroco o, addirittura, dell’amico virtuale conosciuto su Facebook. Quei pomeriggi interminabili, agli occhi di mamma e papà, trascorsi davanti al pc, o sul letto con lo smartphone in mano, sono sì modalità consolidate della socializzazione contemporanea, ma i nostri figli non hanno mai pensato che fosse il web il luogo ideale per essere ascoltati, perché per loro nella famiglia ci sono maggiori opportunità di dialogo e di ascolto, e un ragazzino su tre vorrebbe anzi trascorrere più tempo con i genitori.

Sembravano ipotesi dell’irrealtà, sono i dati della indagine Doxa che sarà presentata domani mattina in Parlamento durante l’annuale relazione del Garante per l’infanzia e l’adolescenza Vincenzo Spadafora. Seicento interviste ad altrettanti ragazzini tra i 14 e i 17 anni ci restituiscono una fotografia di giovanissimi diversa da quella distorta dalla lente d’ingrandimento dei fatti di cronaca. «Le studentesse dei Parioli ci lasciano intuire una generazione di sbandati, ma la realtà è ben diversa», spiega Spadafora, che rivendica il fatto di rappresentare l’unica istituzione pubblica italiana che si occupa di bambini e di adolescenti in forma esclusiva.

Un impegno complicato dal fatto che non esiste una «cabina di regia»: «Nel governo ho almeno sette interlocutori in ministeri diversi. E non aiuta la questione delle deleghe. Il primo ministro si è tenuto quella alla famiglia e alle adozioni internazionali. Tutto bene se non fosse che ha già tanto da fare senza aggiungere questi temi». L’urgenza, invece, c’è. Quanto meno perché sono più di due milioni i bambini e gli adolescenti che vivono in famiglie povere e seicentomila di loro non hanno neppure la garanzia di due pasti fissi al giorno.

La famiglia, dunque, diventa il punto di partenza per arrivare ai più giovani, a questi ragazzini sempre più solitari: il 62% non è mai stato in oratorio, il 67% non ha mai fatto volontariato (ma rovesciando il dato vuol dire che uno su tre lo fa), l’89% non ha mai fatto attività politica e il 76% non è mai stato in centri di aggregazione. A loro non piace fare cose trasgressive, sono competitivi e credono che fuori dall’Italia ci siano maggiori opportunità: e infatti si sentono pronti a espatriare quando arriverà il momento.

E se non sorprende che il 73% non possa rinunciare al telefonino, restano quei dati, sulla fiducia e sulla importanza della famiglia (perché mi capisce, ha risposto il 45%) a lasciarci con un pensiero in testa. «Non dobbiamo stupirci di fronte a questi risultati, che non sono in contraddizione con il conflitto generazionale che fa parte della crescita e della natura umana», interviene lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro. «La fiducia nei confronti del padre e della madre non contrasta con il bisogno di battagliare con loro: preferiamo di certo uno che ci dice di no a uno che ci dice di sì con noncuranza. Quando i ragazzi rispondono che i genitori sono una rottura di scatole, io lo considero il massimo dei complimenti. Come genitori, semmai, dovremo interrogarci sulla loro richiesta di trascorrere più tempo insieme: spesso trascuriamo il fatto che siamo tra le poche persone che non dovrebbero essere mai virtuali» (…)