Rassegna stampa. Draghi, varato il piano anti-spread. Merkel contro gli speculatori

Pubblicato il 4 Settembre 2012 - 09:07 OLTRE 6 MESI FA
Il Corriere della Sera 4.9.12

Il piano anti-spread di Draghi. Il Corriere della Sera: “Varato il piano anti-spread del presidente della Bce, Draghi: «L’acquisto di bond a tre anni non è un aiuto agli Stati». Migliora il fabbisogno: calo di 13,6 miliardi nei primi mesi. La cancelliera tedesca Merkel processa i mercati”.

PER GUARDARE TUTTE LE PRIME PAGINE CLICCA QUI Ogni promessa non sia debito. Editoriale di Francesco Giavazzi:

Per approfondire: Il piano di Draghi, acquisto bond a tre anni: “Ma non è un aiuto agli Stati”

“Durante la campagna elettorale del 2006 la coalizione di centrosinistra si impegnò, qualora avesse vinto le elezioni, a cancellare la riforma Maroni, che a partire dal 2008 avrebbe aumentato di tre anni l’età minima per andare in pensione. Vinte le elezioni, il governo Prodi mantenne la promessa, con un costo, per il sistema previdenziale, stimato in circa 10 miliardi sull’arco di un decennio. Durante la successiva campagna elettorale, era il 2008, Silvio Berlusconi, in un dibattito televisivo, promise di cancellare l’Ici sulla prima casa, anche in questo caso senza spiegare come il governo avrebbe fatto fronte al mancato gettito, circa 2 miliardi di euro l’anno. Si avvicinano le elezioni e tornano le promesse. In sordina, durante il mese di luglio, la Camera ha approvato un ordine del giorno — promosso da Cesare Damiano, ministro del Welfare nel secondo governo Prodi, ma sottoscritto da deputati di tutti i partiti che sostengono Mario Monti — che chiede al governo di favorire un iter parlamentare spedito per l’approvazione di un disegno di legge che smonterebbe pezzi importanti della riforma Fornero, con un costo per lo Stato stimato in circa 5 miliardi dal 2012 al 2019″.

La crisi. In cerca di lavoro (come ai tempi dei nonni). Inchiesta di Federico Fubini:

“Non lo fanno solo quelli che per brevità e autofustigazione chiamiamo «cervelli», come se tutti gli altri non lo avessero. Lo fanno le ragazze e i ragazzi di quella che chiamiamo «generazione 2.0», per non definirla più propriamente «generazione 35%» (di disoccupati). I dati della Bundesagentur für Arbeit, l’agenzia tedesca del lavoro, lasciano pochi dubbi sul fatto che si tratti di un fenomeno strutturale e non di un blip su un andamento per il resto piatto. L’accelerazione, dal 2009 al 2011, è netta. La sostanza è che in questi due anni l’aumento dei lavoratori italiani in Germania, in percentuale, è pari a quello degli lavoratori in arrivo dalla Grecia. Più 6,4% per questi ultimi, più 6,3% per gli italiani. Alle spalle gli ellenici hanno un Paese nel quale la disoccupazione ufficiale è attorno al 23%, mentre in Italia supera appena il 10%. Ma in entrambe le economie solo un cittadino su tre ha effettivamente un posto, segnala Eurostat, dunque l’andamento parallelo nelle migrazioni verso Nord non è poi così strano”.

La prima pagina de La Repubblica 4.9.12

La Repubblica 4.9.12

La Repubblica: “Draghi, così la Bce comprerà i bond”. “Incontrerò la Fornero? Eventualmente sì” vendite a picco, Marchionne prende tempo. Articolo di Paolo Griseri:

“Sergio Marchionne incontrerà il ministro del Lavoro, Elsa Fornero? L’amministratore delegato del Lingotto sorride e risponde con una battuta: «Eventualmente sì». Non tanto una possibilità, come vorrebbe l’italiano, ma una situazione che si realizzerà quando si creeranno le condizioni, come vuole la traduzione del termine inglese «eventually» che dovrebbe suonare come «alla fine». In questa sfumatura di linguaggio c’è infatti il nodo che Sergio Marchionne deve sciogliere entro le prossime otto settimane e che parte dal disastrato stato del mercato italiano: «Mai visto — dice l’ad — un livello così basso ». Dunque l’incontro con il governo, a partire da quello annunciato con il ministro del Lavoro, non dovrebbe essere questione di ore. A meno di clamorose sorprese infatti, Marchionne intenderebbe attendere le prossime settimane quando prenderà forma che quel piano B destinato a sostituire il progetto Fabbrica Italia naufragato sotto i colpi della crisi dell’eurozona”.

Provini, foto e test attitudinali per trovare moglie a Tom Cruise, l’ultima accusa a Scientology. Scrive Vittorio Zucconi:

“La missione era possibile e neanche tanto sgradevole: andare a letto con Tom Cruise e così stringerlo ancor di più tra le braccia della setta di Scientology. Il compito di questo apostolato, racconta lei a Vanity Fair, toccò a una bella — ovviamente — attrice di origine iraniana cresciuta a Londra, l’agente Nazanine Boniadi, convertita a questa pseudo-religione tanta cara agli squilibrati di Hollywood. Dopo accurato addestramento, auditing, indottrinamento, test, domande intimissime, bugie e videotape, riuscì per un paio di mesi nel grato compito di lasciarsi sedurre da Cruise. Ma la missione non riuscì del tutto e la giovane donna s’impuntò davanti al matrimonio. Tom Mapother, in arte Cruise, si rassegnò coraggiosamente a sposare prima Nicole Kidman e poi, dopo l’immancabile divorzio, Katie Holmes, che nelle scorse settimana ha provveduto anche lei a lasciarlo, esasperata proprio dalla sua sottomissione a Scientology e dal sospetto che volesse sottrarle la figlia Suri”.

Il Giornale: “Monti ci manda tutti in miniera”. Grillo e gli insulti. Se il guru fa il gioco dei suoi avversari. Editoriale di Vittorio Feltri:

“Beppe Grillo ha paura di essere ammazzato perché i partiti tradizionali e i media avreb­bero creato intorno a lui un clima di odio. Può darsi che abbia una puntina di ragio­ne a non dormire sonni tranquilli. Ma non riesco a im­maginare Stefa­no Fassina o Fabrizio Cicchitto che or­ganizzano un attentato terroristico contro l’ex comi­co e ora leader politico. Di certo Grillo non sarà più applaudito come un tempo, quando in tivù sfotteva i socialisti (tanto) e i democristiani (poco) e si guardava dal punzecchia­re i comunisti che oggi gli danno del fascista. Presen­temente è visto male dai due schieramenti maggiori, considerato addirittura una minaccia. Perché? Valu­tati i sondaggi, è chiaro che egli sottrarrà voti (quanti non si sa) ai due maggiori schieramenti. I quali per­tanto lo temono e lo combattono con le sue stesse ar­mi: l’insulto, la critica aspra e distruttiva, il linguag­gio scurrile, sarcastico, mordace, caustico”.

Il Fatto Quotidiano: “Grillo e Renzi. Gli incubi del Pd”. Con che faccia. Editoriale di Marco Travaglio:

“La buttiamo lì: e se, dietro il presunto “attacco al Quirinale”, non ci fossero né le “menti raffinatissime” (Mulè, figuriamoci) evocate da Piero Grasso né i “personaggi politici ben noti” che il procuratore nisseno Sergio Lari si guarda bene dal nominare? E se il Quirinale avesse fatto tutto da solo? A furia di sviare l’attenzione dal cuore del problema, politici, giornaloni al seguito e procuratori in carriera son riusciti a far dimenticare come la storia è cominciata e chi ha fatto cosa (al punto che Mancino si propone addirittura come paciere, manco fosse un passante e non colui che ha coinvolto la Presidenza della Repubblica nei suoi guai privati). A metà giugno la Procura di Palermo chiude l’indagine su 11 fra mafiosi, carabinieri e politici accusati di aver costretto a suon di bombe lo Stato a trattare con Cosa Nostra; più Mancino (falsa testimonianza). Fra gli atti depositati e non più segreti ci sono otto telefonate fra Mancino e il consigliere del Colle Loris d’Ambrosio (quelle tra Mancino e Naolitano, penalmente irrilevanti, restano segrete). Cosa si son detti Mancino e D’Ambrosio lo sappiamo, anche se tutti fingono di dimenticarlo. Dopo aver sparlato con lui dei colleghi palermitani, D’Ambrosio rivela all’ex ministro quel che fa e gli dice di fare “il Presidente” che “ha preso a cuore” il suo caso: intervenire sull’indagine di Palermo per “coordinarla” con quella di Caltanissetta (sulle stragi del ‘ 92), dove Lari esclude responsabilità penali di politici. Ma, siccome il “coordinamento” è già stato assicurato dal Csm (presieduto da Napolitano) un anno prima, l’obiettivo è un altro: intralciare l’indagine sulla trattativa e indirizzarla sulla linea minimalista, almeno sul fronte “politico”. Mancino, con D’Ambrosio, è allusivo e vagamente ricattatorio: “Sono emarginato, distrutto… non è giusto … Vorrei evitare che venisse accolta l’istanza di un ulteriore confronto con Martelli… O tuteliamo lo Stato, o se qualcuno ha fatto qualcosa poteva dire ‘ma io debbo avere tutte le garanzie anche per quanto riguarda la rilevanza statuale delle cose che sto facendo’…”. Il messaggio su chi ha “fatto qualcosa”, non si sente “tutelato” in alto loco e potrebbe tirare in ballo altri, giunge a destinazione”.

Merkel contro la finanza speculativa. Il Sole 24 Ore: “Angela Merkel attacca i mercati, accusandoli di «non essere al servizio del popolo». Secondo la cancelliera tedesca, negli ultimi cinque anni la finanza speculativa ha permesso che poche persone si arricchissero a scapito della maggioranza”. Per approfondire: Merkel contro i mercati: “Non sono al servizio del popolo” Il sentiero stretto di Francoforte. Editoriale di Adriana Cerretelli:

“Oggi è il suo compleanno. Niente domande, per favore, sulle misure che il Consiglio della Bce intende adottare giovedì prossimo: Sharon Bowles, presidente della commissione Affari economici e monetari, ha voluto fare questo “regalo” a Mario Draghi, approdato ieri a Bruxelles per la consueta audizione mensile all’Europarlamento, eccezionalmente a porte chiuse. Ci è riuscita solo a metà. A 48 ore dalle attesissime decisioni di Francoforte, la tensione Nord-Sud si taglia con il coltello tra i 17 dell’euro, con la Bce nel collimatore. E il suo presidente che sceglie di ribadire con forza la linea già espressa il 2 agosto scorso. In breve, no al finanziamento monetario degli Stati membri ma sì all’acquisto sul mercato secondario di bond a maturità ridotta (fino a tre anni) dei Paesi in difficoltà, perché sono titoli dalla vita troppo breve per poter essere equiparati alla “creazione di moneta”. E comunque previa stretta condizionalità, se e quando gli interessati ne faranno esplicita richiesta. Nonostante raccolga il consenso della larga maggioranza del Consiglio della Bce e il placet di Angela Merkel, la linea Draghi, si sa, non piace affatto alla Bundesbank, l’azionista di maggioranza”.

La Stampa 4_9_12

La Stampa: “Draghi: sì all’acquisto dei bond E la Merkel attacca i mercati”. Il triangolo che deciderà il nostro futuro. Editoriale di Mario Deaglio:

“Non è azzardato affermare che il destino dell’euro, quello dell’Europa economica e forse, più in generale, quello dell’Europa come entità politica, dipende da un triangolo tedesco. Oscilla, infatti, in questi giorni fra tre poli, tutti collocati in Germania. Il primo si trova a Francoforte; si tratta della bella e moderna Euro Tower, sede della Banca Centrale Europea (Bce), una cittadella della moneta che si staglia in un deserto istituzionale in cui non esiste un ministro europeo dell’Economia con il quale costruire una politica economica per il continente. La sua solitudine la pone al centro delle speranze e dei risentimenti sull’euro, della crisi europea, delle misure per uscirne e in particolare della creazione di nuova liquidità per sostenere i Paesi debitori, una linea d’azione fieramente avversata dai Paesi creditori e soprattutto dai tedeschi”.

Si lavora (tanto), ma si lavora male. L’inchiesta di Raffaello Masci:

“Dovremmo lavorare di più, sollecitava ieri su questo giornale il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo. La questione è annosa e più volte riproposta: se questo Paese va a ramengo, o rischia di andarci, è anche perché lavoriamo quantitativamente poco e abbiamo, invece, tante ferie e tante feste comandate, civili e religiose.I numeri dicono che è così, ma fino a un certo punto: non lavoriamo affatto di meno rispetto agli altri Paesi comunitari (e anche Ocse), ma – effettivamente – abbiamo più vacanze. Ma soprattutto – è questo il cuore del problema – se la nostra economia va male non è per il monte ore lavorate, tant’è che Paesi mitici come Germania o Norvegia solo per dirne due – lavorano molto meno di noi, ma hanno una crescita che noi ci sogniamo. La questione non è dunque il quanto ma il come”.

Il Messaggero: “Draghi, sì all’acquisto di Bond”. Il Sulcis e lo spreco di soldi pubblici. Editoriale di Marco Ferrante: Per approfondire: Sulcis storia: da 150 anni pozzo che ingoia miliardi buttati, mai ai minatori

“Tenere in vita l’impianto minerario di Nuraxi Figus sarebbe una inutile forma di accanimento terapeutico. La protesta dei minatori è stata interrotta ieri. I lavoratori hanno chiesto alla Regione Sardegna un incontro urgente. E la Regione Sardegna, azionista al 100 per cento di Carbosulcis, farebbe bene a dire esplicitamente che cosa fare dello stabilimento e da dove intende prendere le risorse (pubbliche) per tenerlo aperto. Sempre che la Regione voglia davvero tenerlo aperto. Il governo idem. Il sottosegretario allo Sviluppo economico De Vincenti dice che si potrebbero ottenere una proroga di sei mesi e fino al massimo di un anno. Rassicurazione che qualcuno ha preso come un tentativo da parte del governo tecnico di scaricare sul prossimo esecutivo la responsabilità di una decisione definitiva. Se così fosse sarebbe un errore, perché Carbosulcis è una di quelle classiche situazioni in cui bisognerebbe decidere presto e in cui la scelta è obbligata. Bisogna chiudere”.

Il Secolo XIX: “Spread, Draghi sfida Berlino”. Cronaca: “Supermercati più convenienti. La Spezia surclassa Genova”