Elisa Sednaoui: “Tanti disoccupati, in agosto tutti al mare”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Settembre 2015 - 09:47 OLTRE 6 MESI FA
Elisa Sednaoui (foto Ansa)

Elisa Sednaoui (foto Ansa)

ROMA –  Elisa Sednaoui, attrice e top model di 27 anni dal fascino esotico nata a Savigliano, in Piemonte, è la madrina del festival di Venezia.

Con quale spirito affronta l’impegno di madrina?

Con spirito di serenità, anche se l’eccitazione aumenta. Mi sa che bisogna respirare. Provo la pace di essere stata scelta esattamente per chi sono e anche per il mio percorso atipico. Non devo dimostrare di essere all’altezza di niente. Penso che la posizione di madrina oggi possa assumere una dimensione più ampia, più culturale in senso lato. E sono felice di poter rappresentare la mia generazione. Cercherò di essere dinamica, simpatica, onesta, moderna e presente.

Quanto ha contato avere una madre italiana, un padre egiziano, un’infanzia cosmopolita e la possibilità di parlare cinque lingue?

Tutto, è la quintessenza di chi sono, un prodotto della globalizzazione, della curiosità, dell’accettazione. I miei genitori mi hanno insegnato a sentirmi a mio agio in qualsiasi situazione, al Festival di Venezia come nella campagna egiziana. So adattarmi e sentirmi a casa dovunque, ma spero di averne ereditato anche la dirittura morale, la gentilezza, il non voler fare agli altri quello che non vorresti venisse fatto a te.

Come si sono sviluppati la sua carriera e il suo passaggio al cinema?

Avevo 14 anni quando mi è stato chiesto se volevo fare la modella. Avevo bisogno di essere economicamente indipendente, la moda (come poi il cinema) non era un fine, uno scopo in sé, ma un’opportunità più che una scelta. A volte penso che se potessi tornare indietro avrei fatto l’Università come sognavo, ma in realtà so che la vita mi ha portato dove volevo attraverso percorsi diversi. Non è stato tutto facile, ho avuto la fortuna di conoscere chi mi ha aiutato e indirizzato e ho tenuto duro nei momenti di difficoltà. Ho iniziato a lavorare con modella a tempo pieno dopo la maturità ma non sapevo ancora a cosa avrei dedicato il mio tempo. Diverse persone mi dicevano che avrei provare a recitare. Ho incontrato un’agente a Parigi e qualche mese dopo volavo verso una delle esperienze più intense mai affrontate, la parte di una donna cleptomane persa in Lituania, diretta da Sharunas Bartas in Indigène d’Eurasie. Poi il ruolo femminile principale in Bus Palladium di Christopher Thompson, L’amour dure trois ans di Frédéric Beigbeder e, in Italia, La leggenda di Kaspar Hauser di Davide Manuli e la commedia Soap opera Recitare è sempre stata un’esperienza di esplorazione e di crescita personale.

Quanto conta il cinema, in particolare quello italiano, nella sua vita?

Ogni film è ispirazione. Se non altro per sapere che cosa non fare. Il cinema ha il potere di farci ritrovare l’umanità dietro a gesti incomprensibili. Di farci riflettere sulle nostre contraddizioni. Nel mio percorso sono stati importanti Antonioni e il suo lavoro con Monica Vitti, un’attrice per me fondamentale con la sua eleganza, quell’italianità sofisticata ma semplice e il suo umorismo. Ma anche la “gagliardaggine” e la grandiosità del lavoro di Fellini, o istanti come quelli di Teorema di Pasolini sono indimenticabili.

Con chi le piacerebbe lavorare in Italia e quali personaggi vorrebbe affrontare?

Con Bellocchio, Sorrentino, Garrone e Patierno. Ultimamente mi ha fatto piacere girare per la prima volta per la tv come protagonista di Non uccidere, un episodio di una serie di Giuseppe Gagliardi, in onda dal’11 settembre su Rai3. Mi piacerebbe interpretare una rivoluzionaria della Primavera araba, una persona impegnata in lavori umanitari, o altri ruoli comici ma al momento rifletto di più su quali sarebbero le storie che mi piacerebbe raccontare. E così mi sto dirigendo verso il lavoro di produttrice e regista e lavoro con la Elisa Sednaoui Foundation per promuovere lo sviluppo personale ed educativo dei bambini nelle aree rurali egiziane.

Quanto si sente legata all’Italia, segue quello che vi succede?

Ho studiato in Italia, mi sento italiana nel sangue sempre di più, ci sono momenti in cui sono fiera di esserlo. Amo il modo in cui ridiamo, come comunichiamo, la nostra ironia, la nostra gioia di vita. La passionalità. Quello che però mi dispiace è la tendenza al pregiudizio pesante, soprattutto sulla donna. E poi anche una specie di vittimismo su cui ci si sta adagiando: spesso si dice “in questo Paese non funziona niente” ma quanto stiamo facendo per cambiare? Trovo disarmante la superficialità, il bombardamento di messaggi di intolleranza e di violenza, l’assenza di speranza dovuta alla crisi economica, il fatalismo dei giovani. Mi lascia perplessa però che con tutte le lamentele dei giovani usciti dalle università che sono senza un impiego non ci sia nessuno disponibile a lavorare in agosto. Dalla politica però mi tengo lontana. Vorrei conservare qualche neurone. Solo una cosa voglio dire… ti amo, Emma Bonino! E non solo perché sei di Bra come me..

Che cosa avrebbe voluto fare ed essere se fosse rimasta lontana dai riflettori?

Quello che faccio adesso. Avrei voluto fare la diplomatica, lavorare sugli scambi culturali. Per cui come dicono i miei amici piu cari, in un modo o nell’altro, ci sono.