Emilia Romagna, intercettazioni sulle spese pazze. E’ allarme astensionismo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Novembre 2014 - 12:24 OLTRE 6 MESI FA
Emilia Romagna, intercettazioni sulle spese pazze. E' allarme astensionismo

Emilia Romagna, intercettazioni sulle spese pazze. E’ allarme astensionismo

ROMA – Regionali fantasma, sotto la scure dell’inchiesta “spese pazze”, che getta discredito sull’intera classe politica. È questo il quadro in cui l’Emilia Romagna si prepara al voto del 23 novembre, tra soli 7 giorni, per scegliere il successore di Vasco Errani.

Scrive Silvia Bignami su Repubblica:

Sotto choc il Pd, vincitore annunciato nella regione “rossa”, che teme di fare i conti con una scarsissima partecipazione al voto, tale da delegittimare anche il suo candidato Stefano Bonaccini. «La gente non sa che si vota» ha ammesso lui stesso giorni fa. E ieri lo ha ribadito: «Sono preoccupato per la partecipazione ». La campagna del resto non è mai decollata. È stata anzi squassata dall’inchiesta “spese pazze”, i cui avvisi di garanzia sono arrivati pochi giorni fa, con 41 indagati su 50 consiglieri: tutti accusati di aver speso illecitamente i soldi pubblici dei rimborsi ai gruppi. A peggiorare la situazione s’è aggiunta la trascrizione di una riunione in Regione nel 2012, registrata di nascosto dall’allora grillino Andrea Defranceschi (oggi pure lui indagato ed espulso dal Movimento). Centosessanta pagine di intercettazioni in cui il capogruppo democratico Marco Monari istruiva i consiglieri sull’uso dei fondi pubblici per cene e rimborsi chilometrici: «Tutto ciò che non è raccontabile non si può più fare». E continua, forse riferendosi ai colleghi: «Oltre a non fare nulla e a non capire nulla, spendono un sacco di soldi…Non so, non posso sapere che cazzo fanno 25 consiglieri regionali dalla mattina alla sera… ».

Aggiungendo poi insulti alla stampa «serva della gleba», alla giornalista di Report Milena Gabanelli, «che quando la vedo mi viene l’orchite », all’ex premier Mario Monti, «piscio sulla sua foto», e al Pd, «partito con molti idioti. Quello della politica è un concentrato di idioti». Su di lui i vertici locali sono decisi ad applicare «in maniera rigorosa il Codice etico». L’obiettivo è spingerlo ad autosospendersi. Lui glissa «ci penserò» – ma non è detto che basti a convincere i cittadini, dopo le dimissioni di Errani per la condanna per falso ideologico nell’inchiesta Terremerse. Bonaccini, in giro «fino a notte fonda » col camper, fatica a invertire la tendenza. «Azzererò rimborsi e auto blu» giura il candidato. I due consiglieri dem indagati e ricandidati andranno in settimana in procura. Ma il procuratore aggiunto Valter Giovannini commenta severo: «Ci voleva un’inchiesta per capire come, al di là dei reati eventualmente commessi, era evidente un utilizzo non oculato del denaro pubblico? ».

Tutta benzina sul fuoco, alla vigilia di elezioni in cui i sondaggi riservati parlano di una affluenza sul filo del 50%. Un tracollo rispetto al 68% del 2010 e al 77% del 2005. A complicare le cose anche l’assenza di traino nazionale al voto, e il risultato, da molti dato per scontato, nonostante gli avversari Giulia Gibertoni, M5S, e Alan Fabbri, Lega. «Queste elezioni sono tra il Pd e il non voto» profetizza la politologa Nadia Urbinati. E lo scrittore Carlo Lucarelli commenta amaro: «Ho guardato da lontano la campagna elettorale. Mi interessa più la società. Lì ci sono i problemi concreti. Se saranno accertati come veri certi rimborsi impropri avranno l’effetto di un peccato mortale. Cose del genere sono criminali perché allontanano la gente dalla politica e dall’impegno».