Enpam, Marco Di Stefano (Pd) si sospende

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Novembre 2014 - 12:01 OLTRE 6 MESI FA
Enpam,  Marco Di Stefano (Pd) si sospende

Enpam, Marco Di Stefano (Pd) si sospende

ROMA – “Prendo atto del clamore mediatico che la vicenda sta prendendo e seppur considerandomi completamente estraneo alle questioni poste in questi giorni, ritengo opportuno sospendermi momentaneamente dal gruppo Pd alla Camera dei deputati in attesa dei dovuti chiarimenti”. Con questa nota il deputato Marco Di Stefano (Pd) ha annunciato la propria sospensione dal gruppo Pd per difendersi dall’accusa di corruzione.

Scrivono Maura Favale e Giuseppe Scarpa del Messaggero:

Una dichiarazione per togliere dall’imbarazzo il partito e difendersi dall’accusa di corruzione: tra il 2008 e il 2009, da assessore della giunta del Lazio guidata da Piero Marrazzo, avrebbe intascato una mazzetta da 1,8 milioni di euro. A versarla sarebbero stati due imprenditori romani, Antonio e Daniele Pulcini, ai domiciliari da 8 giorni per abuso d’ufficio e turbativa d’asta, che grazie a Di Stefano avrebbero realizzato una plusvalenza milionaria su un palazzo affittato alla Regione e poi venduto all’Enpam, la cassa previdenziale dei medici.
L’indagine, in mano ai pm Corrado Fasanelli e Maria Cristina Palaia, dovrebbe chiudersi entro fine mese. Intanto restano 4000 pagine di atti depositati, comprese le intercettazioni sull’utenza di Di Stefano, romano, 50 anni, ex poliziotto delle volanti, transitato dall’Udc all’Udeur fino al Pd, prima “tendenza” Letta, oggi con Renzi (alla Leopolda coordinava il tavolo sulla moneta elettronica). Due anni fa, dopo le primarie Pd per il Parlamento, fu intercettata una sua telefonata in cui si lamentava di essere finito in fondo alla lista: «Sono dei maiali — diceva dei suoi colleghi di partito — non è che l’ultima notte puoi buttar gente dentro. Ho fatto le primarie con gli imbrogli, no? Non è tollerabile questa storia, se imbarcano tutti, Sansone con tutti i Filistei, casco io ma cascano pure gli altri». Ora parla di «strumentalizzazione di frasi dette in un momento di grande rabbia e sconforto ».
E ad aggiungere un’ombra di giallo c’è la scomparsa, nel 2009, di Alfredo Guagnelli, collaboratore di Di Stefano («Era un semplice amico», dice oggi il deputato) che secondo la procura avrebbe intascato sempre dai Pulcini un’altra tangente da 300 mila euro. Sul suo caso è aperto da tempo in Procura un fascicolo per sequestro di persona e omicidio. Secondo le testimonianze sarebbe stato lui il primo a raccontare al fratello della mazzetta milionaria a Di Stefano.