Enrico Marro sul Corriere della Sera: “Legge di stabilità, cifre sull’acqua”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Ottobre 2013 - 11:49 OLTRE 6 MESI FA
 Il Presidente del Consiglio Enrico Letta e  Fabrizio Saccomanni (foto Lapresse)

Il Presidente del Consiglio Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni (foto Lapresse)

ROMA – Di questa Legge di stabilità, di questa “manovrina“, come scrive Enrico Marro sul Corriere della Sera, probabilmente “non se ne accorgerà nessuno”, a conti fatti “con un misero miliardo e mezzo nel 2014, le retribuzioni nette aumenteranno, se va bene, in media di 10-15 euro al mese”. Niente sviluppo, niente crescita,  una legge di Stabilità all’insegna del “vorrei ma non posso”.

La manovra varata ieri dal Consiglio dei ministri è insufficiente a rilanciare lo sviluppo. Rischia invece di replicare un brutto film già visto. Appena un anno fa. La seconda manovra del governo Monti puntava anch’essa sulla riduzione dell’Irpef, in maniera diretta, anziché attraverso le detrazioni. Tagliava infatti di un punto le due aliquote più basse. Su questo si impegnavano ben 4,2 miliardi nel 2013. In Parlamento la manovra fu «riscritta» dai capigruppo della maggioranza Brunetta e Baretta. Le aliquote Irpef rimasero immutate e in compenso aumentarono le detrazioni sui carichi familiari e si stabilì che non sarebbe scattato l’aumento dell’Iva a luglio.

Quella legge di Stabilità non ha rilanciato la crescita, anzi la recessione è stata maggiore del previsto. Anche questa volta il Parlamento cambierà la manovra. Speriamo senza assalti alla diligenza. Ma la sostanza, temiamo, resterà la stessa: tanti interventi, magari singolarmente utili, sempre piccoli, talvolta che si annullano tra loro. Una legge di Stabilità all’insegna del «vorrei ma non posso». Perché le intenzioni possono essere le migliori, e quelle di Enrico Letta sicuramente lo sono, ma non si può realizzare una svolta se il governo di larghe intese, anziché realizzare poche grandi riforme che nessun altro esecutivo potrebbe fare, percorre la strada ovvia del compromesso. Non c’è un cambio di passo: né sulle tasse (la pressione fiscale scenderebbe in misura infinitesimale) né sull’evasione fiscale; né sulla spesa né sul debito pubblico.

Si parte con un testo di una novantina di pagine, una trentina di articoli e centinaia di commi, che si moltiplicheranno strada facendo. Si concluderà come al solito all’ultimo minuto a dicembre, su un maxiemendamento che cambierà tutto per non cambiare nulla. E tra un anno scopriremo che mezza manovra sarà rimasta sulla carta perché ancora non saranno stati varati i decreti attuativi, come ha rivelato Il Sole 24Ore due giorni fa, spiegando che tutte le leggi varate dal governo Monti e da quello attuale richiedono 725 provvedimenti applicativi, 469 dei quali ancora da adottare .