Federica Gagliardi, 9 kg di coca nello zainetto, 15 nel trolley. GdF: corriere insospettabile?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Marzo 2014 - 09:49 OLTRE 6 MESI FA
Federica Gagliardi

Federica Gagliardi

ROMA – Federica Gagliardi il giorno dopo l’arresto coN 24 chili di droga nel bagaglio a mano, un po’ nel trolley e un po’ nello zainetto. Si torna a parlare di lei, ma non più come la dama bianca che accompagnò Berlusconi a Panama. Se ne parla come di un corriere della droga d’alto bordo.

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Federica Gagliardi ha detto ai militari della Guardia di Finanza che l’hanno arrestata non non sapere nulla di rutto quel peso extra nel suo trolley e nello zainetto, nove chili extra da portare in spalla di cui non si era accorta.
Roberto Saviano ha più di un sospetto e Valeria Pacelli sul Fatto gli attribuisce queste parole: “I trafficanti usano spesso voli diplomatici. I voli di B. le servivano a questo?”

La cronaca di Valeria Pacelli ha inizio dalla fine, dal momento dell’arresto:

Quando ha visto che ad aspettarla a Fiumicino c’era la Guardia di finanza, Federica Gagliardi, 31 anni, nota come la “Dama bianca” che con Silvio Berlusconi viaggiava su aerei di prima classe, è scoppiata a piangere e ha esclamato “mi hanno fregato!”. Si riferiva al carico di cocaina che trasportava in un trolley insieme a pochi altri vestiti e a qualche asciugamano. Ventiquattro chili in totale di sostanza stupefacente, divisi in 21 “panetti” confezionati con nastro adesivo e cellophane. Nove di questi erano trasportati in uno zainetto, senza che fossero stati nascosti più di tanto. Il volo proveniva da Caracas, Venezuela. All’una la Gagliardi è atterrata all’aeroporto “Leonardo da Vinci” di Fiumicino. Poi avrebbe dovuto continuare il viaggio fino a Napoli. È PROPRIO dal capoluogo campano che ieri sono arrivati i militari del nucleo tributario della Guardia di finanza che avevano già intercettato quel volo da Caracas. Si è messa in un guaio grosso la Dama bianca, arrestata in flagranza di reato, con un’accusa pesante, quella di traffico internazionale di stupefacenti. Adesso si trova in una cella del carcere di Civitavecchia dove il gip, nel tardo pomeriggio di ieri, ha convalidato l’arresto. Sostiene di essere estranea a tutto questo. A sua insaputa, qualcuno avrebbe messo i 21 “panetti” di cocaina dividendoli in uno zaino e in un trolley senza che lei ne fosse al corrente. L’hanno fregata, dice. A mandare i militari a Fiumicino, ieri mattina, è stata la Procura di Napoli che da qualche mese indaga su un traffico di droga destinata a un clan della camorra, per alimentare le piazze di spaccio a Napoli e nella capitale. Il pubblico ministero antimafia titolare dell’inchiesta è Pierpaolo Filippelli. Gli inquirenti adesso svolgeranno accertamenti sul passaporto e altri documenti per verificare se la Gagliardi abbia fatto altri viaggi in paesi del Sudamerica. I trafficanti, secondo fonti investigative, avrebbero potuto utilizzare la donna, incensurata, ritenendo che sarebbe stata in grado di passare indenne i controlli.

Anche Conchita Sannino non sembra credere alla inconsapevolezza di Federica Gagliardi e punta piuttosto al suo ruolo di corriere:

La Gagliardi, stando alle prime ricostruzioni, potrebbe essere dunque una delle “viaggiatrici” impiegate dal cartello double face sulle rotte internazionali. Un cartello che da un lato ha per clienti le mafie, in particolare alcune cosche che operano tra Campania e Lazio; dall’altro, gruppi criminali che riforniscono la clientela di lusso della capitale, tra cui imprenditori, faccendieri, e con ogni probabilità anche politici. Si tratta della schiera di personaggi che la Gagliardi ha frequentato nella sua precedente vita: quand’era ritenuta solo una signora che primeggiava nelle pubbliche relazioni, una simpatizzante politica (prima dell’Udc, poi del Pdl, ora di nuovo con i centristi) che frequentava costruttori di mezza Roma, direttori di notiziari, grandi impresari e manager.

La Guardia di Finanza di Napoli, nota Conchita Sannino, con i colleghi dello scalo di Fiumicino, mette a segno un sequestro record

un volume di droga mai trovato in una semplice valigia a mano, in un aeroporto italiano. Ma non è, ovviamente, unblitz dovuto al caso. «Si è trattato di un’azione che è stata preventivata e che rientra nell’ambito di un’inchiesta più complessa. Tuttora in corso. Su cui non possiamo aggiungere una sola parola», dirà, a quasi trecento chilometri di distanza, il procuratore capo di Napoli Giovanni Colangelo, che riceve l’atteso ok proprio mentre partecipa, a Castel Volturno, a un convegno con il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Negli stessi minuti, il pubblico ministero titolare dell’indagine, Pierpaolao Filippelli, l’aggiunto Francesco Greco e il capo della Tributaria di Napoli che ha guidato l’operazione, Nicola Altiero, stanno già concordano le prossime mosse. Un’istruttoria totalmente coperta da riserbo. C’è una montagna di roba lì dentro, e la Procura di Napoli ne seguiva le tracce da tempo. Un carico utile a rifornire almeno due mercati paralleli. Valore, 7 milioni di euro. Destinatari, nelle prime ipotesi degli inqui-renti: capicamorra, mafiosi di Roma ma anche salotti vip di politica e imprenditoria.
Un’inchiesta con molti fronti aperti. Troppe piste in piedi. Che ora deve fronteggiare anche il rischio, inevitabile, di bruciare qualche livello successivo. Troppi “anelli”, dopo il sequestro clamoroso alla Gagliardi, ora si allarmeranno, magari smetteranno di salire su un volo o di parlare al telefono. Ma l’indagine napoletana, che dura già da oltre un anno e che sta “monitorando” business e connessioni con i narcos di varie organizzazioni camorristiche di Napoli e provincia, ha già immagazzinato molti dati. Tracce che vanno dal sud alla capitale. Dagli snodo dello spaccio sul territorio ai rapporti diretti con i trafficanti del Sudamerica, attraverso le solite rotte — ormai care a Droga connection — della Spagna e dell’Europa centrale.