Rassegna stampa. Fondo salva-Stati a rischio. Vaticano, a giudizio il maggiordomo del Papa

Pubblicato il 14 Agosto 2012 - 09:19 OLTRE 6 MESI FA
Il Corriere della Sera del 14 agosto 2012

Il salva Stati rischia di slittare. Il Corriere della Sera: “La sentenza della Corte costituzionale tedesca sul fondo salva Stati (Esm) potrebbe slittare oltre il 12 settembre, per via di un ricorso presentato alla Corte europea. In Italia occhi puntati sugli sprechi: il 44% delle amministrazioni non taglia le auto blu.”

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Germania, ricorso anti Europa A rischio il fondo salva Stati. L’articolo a firma dell’inviato a Berlino Mara Gergolet:

“Dunque, l’estrema e forsennata tenacia di un euroscettico con cattedra alla Technische Universität di Berlino rischia di inceppare il meccanismo di salvataggio, messo in piedi con così grandi difficoltà dai leader europei. E benedetto anche dal presidente della Bce Mario Draghi, che nel suo intervento del 2 agosto aveva subordinato — come chiedeva il governo tedesco — l’azione dell’eurotower all’entrata in vigore proprio del salva Stati; di più, alla richiesta dei singoli Stati (leggi Spagna, e forse l’Italia), perché gli aiuti vengano attivati. Della sua battaglia, Markus Kerber non ritiene di dover render conto a nessuno. Lui giudica «insostenibili e irreversibili» i rischi che il fondo salva Stati e i ripetuti salvataggi rappresentano per la Germania, destinata — dovesse percorrere la strada della solidarietà — a essere strangolata dall’«asfissia budgetaria». Il problema dell’Europa — ripete la sua lezione d’economia nelle interviste — è che «non si può avere una moneta per tutti»; anzi, l’origine del problema europeo è che diversi Paesi hanno una diversa competitività, e l’euro impedisce al libero mercato di funzionare. E siccome l’euro è destinato a fallire, almeno non deve fallire la Germania, indebitandosi per gli altri.”

Bene l’asta dei Bot, ma il debito è ancora record. L’articolo a firma di Mario Sensini:

“Rispetto alla fine di giugno dell’anno scorso sono stati accumulati altri 72 miliardi di euro di debito. Quota duemila miliardi è ormai vicina, anche se non è detto che venga superata nel corso del 2012, visto che nella seconda metà dell’anno, tradizionalmente, il debito segna un profilo di crescita piatto, se non addirittura discendente. Gli stessi dati della Banca d’Italia confermano la forte diminuzione della quota di titoli di Stato nel portafoglio dei non residenti: ad aprile, ultimo dato disponibile, la quota in mano agli stranieri è scesa a 596 miliardi di euro (668 a marzo, 731 a fine 2011).”

Processo per il Corvo. «L’indagine continua». L’articolo a firma di M. Antonietta Calabrò:

“Ma ieri, al primo giro di boa ufficiale di questa complicatissima storia che tiene banco ormi da un anno (la prima volta in cui si è cominciato a scrivere di caccia al Corvo in Vaticano risale alla fine dell’agosto 2011) c’è stato un altro colpo di scena. Perché si è appreso, dall’ordinanza firmata dal giudice Antonio Bonnet, che a casa dell’ex maggiordomo del Pontefice i gendarmi non hanno trovato solo copie di documenti ma anche «un assegno del 26 marzo 2012 intestato a Sua Santità Benedetto XVI relativo a una somma di 100 mila euro, una pepita presunta d’oro e una edizione della traduzione dell’Eneide di Annibal Caro del 1581». Si tratta di beni che erano stati regalati a papa Ratzinger e il cui possesso Gabriele ha giustificato con il disordine che regnava tra le sue cose. In particolare ha sostenuto: «Non sapevo che quell’assegno era a casa mia, lo cercavamo in Appartamento, ecco dov’era». Un assegno con ogni evidenza inesigibile (in quanto intestato al Pontefice), e di un importo rilevante che, incredibilmente, è stato scoperto infilato in mezzo alle innumerevoli carte conservate a casa dell’imputato. Del libro antico invece egli avrebbe chiesto una sorta di prestito per poterlo far consultare a un professore del figlio.”

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Quelle verifiche sugli «italiani» e gli intrecci con l’inchiesta Ior. L’articolo a firma di Fiorenza Sarzanini:

“Ci sono tre indagini avviate dalla magistratura italiana — a Roma, Napoli e Trapani — che preoccupano la Santa Sede e tutte si concentrano su conti correnti aperti presso lo Ior e alcune operazioni sospette segnalate da altre banche proprio perché riguardavano movimentazioni di denaro collegate all’Istituto opere religiose. Ma l’allarme maggiore riguarda il ruolo dell’ex presidente Ettore Gotti Tedeschi, che dopo essere stato licenziato ha subito una perquisizione e il sequestro di numerosi documenti, compreso il memoriale destinato a Benedetto XVI che contiene l’elenco «dei miei nemici» e svela numerosi retroscena sui tre anni trascorsi al vertice del Ior. Gotti ha già accettato di collaborare con i pubblici ministeri rispondendo agli interrogatori e non è escluso che possa essere nuovamente convocato a settembre.”

Ilva, il governo minaccia di fare ricorso. L’articolo a firma di Virginia Piccolillo:

“Una decisione forte e dai delicati profili giuridici che è ancora allo studio: formalmente non è stata ancora incaricata l’Avvocatura dello Stato. E che si tenterà di evitare con la missione a Taranto, il prossimo venerdì, degli «inviati» del presidente del Consiglio, Mario Monti: i ministri Corrado Passera (Sviluppo economico) e Corrado Clini (Ambiente). Al tavolo convocato in prefettura con i vertici degli enti locali il governo spera di trovare anche le autorità giudiziarie. Mentre il Guardasigilli, Paola Severino, che ha chiesto gli atti, auspica una soluzione che contemperi le esigenze diverse. Ma la questione non è semplice da dirimere. «L’intervento del magistrato era doveroso. Nessuna invasione di campo» ha protestato ieri l’Anm. «Una perizia ha dimostrato che esiste un pericolo per l’intera collettività», spiega il segretario Carbone, «i provvedimenti mirano ad evitare che questi gravi reati possano avere ulteriori gravissime conseguenze per la popolazione», ha aggiunto auspicando che si rifugga da «logiche di scontro, che rischiano di alimentare tensioni». È quello che chiede anche l’Ilva mentre presenta appello.”

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Dal Belgio alla Scandinavia, offensiva sul fronte dei bond. La Repubblica: “I successi di Svezia e Finlandia sull’esposizione, il caso di Bruxelles è acclamato dall’Fmi. Gli Usa stanno rientrando dagli eccessi del 2008 risanando prima banche e privati.” Il dossier a firma di Valentina Conte:

“Gli “untori” della crisi, intanto, rialzano la testa. Un rapporto targato McKinsey Global Institute rivela che i tempi dei titoli salsiccia sono lontani e l’America ha iniziato a ridurre il fardello del debito. Mentre l’Europa contagiata non ha neanche cominciato. Perché? Perché negli Usa sono partiti dai debiti privati (banche, aziende, famiglie), drasticamente calati anche grazie ai default immobiliari arrivati a 600 miliardi di dollari (e altri 250 si aggiungeranno). Nel Vecchio continente, no. Al contrario, i debiti privati sono cresciuti, assieme a quelli sovrani. Questa differenza ci rimanda alla vicenda dei Paesi scandinavi negli anni ’90. Quando reagirono ai fallimenti bancari, al conseguente lievitare di debito pubblico e all’indebolimento dell’economia, in modo duplice. Primo, riduzione dei debiti privati. Secondo, calo di quello pubblico, solo però al riaffacciarsi della crescita. Le esportazioni furono una manna che ora, certo, non esiste. Ma la Svezia non iniziò a tagliare il bilancio pubblico fino al recupero dell’economia. Mentre la Finlandia, scegliendo dapprima l’austerità, assaggiò poi anche la recessione. L’America è in scia alla Svezia: prima debito privato, poi quello pubblico. Nel ’96 il debito svedese era il 73% del Pil, nel 2011 il 38. Quello finlandese il 57% nel ‘94, sceso al 49% l’anno scorso.”

La siccità “brucia” frumento, mais e soia. Nel mondo torna l’allarme prezzi. L’articolo a firma di Maurizio Ricci:

“Per ora, in realtà, la situazione – al contrario di quegli anni – non è ovunque drammatica. Per il riso, che sfama la parte più popolosa del pianeta, sarà un’annata eccellente. I problemi riguardano il frumento: la siccità sta tagliando la produzione nel granaio russo e i prezzi internazionali sono cresciuti, secondo la Fao, del 19%. Ma, soprattutto, è una crisi del granturco: nell’ultimo mese e mezzo i prezzi sono rincarati del 60%, secondo la valutazione di Credit Suisse, e sono ai massimi degli ultimi 15 anni. La ragione è l’ondata di calore che ha bruciato i campi del Midwest americano, dall’Iowa, al Nebraska, all’Illinois, da dove proviene circa la metà del mais che può essere comprato sui mercati internazionali mondiali. La peggiore siccità degli ultimi 50 anni ha costretto i contadini a rinunciare ai raccolti in un’area più grande del Belgio, ma la devastazione è più ampia. Secondo i tecnici del ministero dell’Agricoltura Usa, solo il 26% delle coltivazioni è in buone condizioni, contro una media abituale del 70%. Agosto è un mese cruciale per il mais, perché è il periodo in cui le piante vengono impollinate. Avrebbero bisogno di acqua, ma non piove da settimane e i meteorologi non sono ottimisti: ogni giorno che passa, le stime sul futuro raccolto si riducono. Ad oggi, il ministero dell’Agricoltura americano calcola una produzione inferiore al previsto circa dell’8%. Non basta: la siccità ha colpito anche la soia, il cui raccolto sarà il più basso degli ultimi cinque anni.”

Il Giornale del 14 agosto 2012

Ilva, il governo contro le toghe. Il Giornale: “Se i tecnici scoprono che la giustizia in Italia è malata.” L’editoriale a firma di Vittorio Macioce:

“Quella dell’Ilva, sostengono in tanti, è in re­altà una questione politica e andava affrontata tanti anni fa. Solo che adesso sta ancora lì e fa un rumore pazzesco. I tecnici ora si sono accorti che il potere giu­diziario straborda. Dicono che non spetta ai giudici chiudere lo stabilimento. È una questione ambienta­le. Tocca al governo e alla Regione. Così i tecnici ricor­rono alla Corte costituzionale. Chi comanda su que­sta faccenda? Si turba anche la Fiom,l’ala rigida della Cgil, che parla di disastro, perché se chiude Taranto si spegneranno anche le fabbriche liguri, quelli di Geno­va e Novi Ligure. Non hanno torto. È probabile. Ma c’è una decisione del giudice e va rispettata.Il proble­ma è capire dove finisce il potere dei tribunali, dove sta il confine.E in Italia è una questione ancora più an­tica dell’Ilva. Neppure questa fino a ieri nessuno ave­va voglia di risolverla. Una questione seria che ha a che fare con i capisaldi della democrazia e della divi­sione dei poteri. Quelle cose che dicevano Monte­squieu o i filosofi dell’empirismo inglese.”

Quando la Germania si salvò con i soldi della Bundesbank. L’articolo a firma di Angelo Allegri:

“Era l’inizio del 1975. La crisi del petrolio stava colpen­do duramente l’econo­mia: gli analisti prevedevano una severa contrazione del Pil, gli inve­stitori sfiduciati chiedevano tassi sempre più alti per comprare ob­bligazioni pubbliche e private. Fu allora che la banca centrale, sfi­dando i dubbi del governo, decise che era venuto il momento di in­tervenire, acquistando sul merca­to titoli di Stato e titoli di aziende controllate dallo Stato. Ad acquistare non era una ban­ca come le altre.Era l’immacolata Bundesbank, critica severa di ogni commistione tra politica fi­scale e politica monetaria. Eppu­re, quando negli anni Settanta la Germania si trovò di fronte un pe­riodo di turbolenza, l’istituto di Francoforte non ci mise molto a scendere in campo e a fare quello che oggi impedisce al numero uno della Bce Mario Draghi. Certo le differenze tra oggi e allora non mancano.Ma sicuro è anche l’im­barazzo odierno degli uomini del governatore Jens Weidmann di fronte a quella che appare come una contraddizione non irrilevan­te: la risposta a chi chiedeva infor­mazioni è stata che non c’era alcu­na intenzione di fare commenti.”

Il Corriere dello Sport del 14 agosto 2012

Juve-Roma, è ancora scontro. Il Corriere dello Sport: “Marotta attacca Zeman: “Cosa accadde a Lecce?”. E Baldini reagisce.” L’articolo a firma di Domenico Latagliata e Alberto Ghiacci:

“Marotta a muso duro. E a tutto campo. Ai microfoni di Sky Sport, il direttore generale della Juventus ha risposto a Zeman – ormai da anni uno dei più accaniti ‘nemici’ del popolo bianconero – sulla questione «Conte può allenare sì o no?». Lo ha fatto usando toni netti e senza mezze misure, chiedendo anzi l’intervento dell’Associazione Allenatori e testimoniando una volta di più quanto la Juventus stia difendendo il suo tecnico e quanto intenda farlo anche in futuro: «Ritengo inopportuna l’uscita di Zeman – è stato l’inizio dell’intervento del direttore generale bianconero -. Lui stesso dice di non aver letto le carte del processo, quindi non riesce a dare un significato a quella che è una condanna di primo grado per omessa denuncia e non per un illecito. L’omessa denuncia può nascere anche dall’affermazione di un singolo calciatore che non trova riscontro in altri ventiquattro colleghi che dicono esattamente il contrario. Siamo all’interno di un codice di giustizia sportiva che, secondo tanti, è ormai obsoleto».”

All’ora di pranzo è arrivata una chiamata: «Marotta sta affondando su Zeman!». Prevedibile. E la Roma che fa? «Sappiamo, tra poco prenderemo una posizione ufficiale». E la posizione è assunta, nel tardo pomeriggio, dal direttore generale, il massimo dirigente giallorosso: Franco Baldini. Si parte, come si poteva immaginare, dal fatto che Zeman non ha mai parlato direttamente di Conte: «Quella del nostro allenatore è stata semplicemente un’opinione personale ed in quanto tale è da ritenersi assolutamente legittima. E’ stata fornita a seguito di una domanda generica (neanche l’intervistatore aveva pronunciato esplicitamente il nome di Conte, ndr), alla quale negli stessi termini è stata data una risposta. Va tralasciato l’uso che è stato fatto della risposta, dal quale si è generata un’altra inutile polemica». Inutile, per Baldini. Ma anche del tutto naturale. Normale. Perché Zeman immaginava benissimo di cosa si stesse parlando: negare ciò sarebbe un torto ingiusto nei confronti dell’intelligenza e della correttezza che il boemo ha sempre dimostrato di avere.”