Fori pedonali: “Una vergogna”. Ma sempre le auto blu in via dei Fori Imperiali

Pubblicato il 4 Agosto 2013 - 03:51 OLTRE 6 MESI FA
Fori pedonali: "Una vergogna". Ma sempre le auto blu in via dei Fori Imperiali

Spreco di luci e poca gente alla festa dei Fori: dove potevano parcheggiare?

ROMA – Fori imperiali e pedonali: a leggere i giornali, ora che è arrivato il momento, ci si domanda chi sia inginocchiato davanti al sindaco di Roma Ignazio Marino e chi racconti la verità.

 

Nessuno la dice bene fino in fondo: che si tratta di grande bluff, una mezza bugia, una operazione di immagine pseudo ambientalista, fatta a metà, di puro sapore sovietico. Solo le auto private sono bandite da via dei Fori Imperiali, auto blu e altri mezzi continueranno a passarci, proprio come a Mosca ai tempi di Stalin e Breznev, dove una corsia privilegiata consentiva alle auto dei gerarchi di sfrecciare a oltre cento all’ora in mezzo alla città.

A parte questo, le posizioni di tre dei giornali di Roma o con edizione romana: Messaggero, Corriere della Sera e Repubblica, sono differenziate e basta un’occhiata per avere un’idea del pasticcio.

L’articolo di Alessandro Capponi, per il Corriere della Sera, è intitolato così:

“Ai Fori Imperiali solo a piedi Roma riscrive la storia. Scatta il divieto”.

Questa è una mezza bugia perché loro, i potenti, in macchina ci passeranno comunque. La retorica da opere del regime di lontana memoria è temperata sul Corriere da un sottotitolo:

“L’accusa di Vidotto: vi sembra la priorità?”

Vittorio Vidotto è uno storico, docente universitario e autore di libri.

Il fondamento ideologico dell’operazione Fori pedonali è nella definizione della via dei Fori Imperiali, quella chiusa al traffico privato:

 È “la via voluta dal fascismo”.

Alessandro Capponi è imparziale, non aderisce a una tesi o l’altra:

“Se la chiusura al traffico privato della metà di via dei Fori Imperiali sia «un bluff» e «una falsa pedonalizzazione» e puro «antifascismo urbanistico» — come sostengono le voci più critiche, alcune anche autorevoli — o piuttosto se sia «il primo passo del parco archeologico cittadino più grande del pianeta», come ripete il sindaco Ignazio Marino, forse è presto per stabilirlo”.

Vittorio Vidotto nota, come riferisce il Corriere, che

«alla base del gruppo di pressione degli ispiratori di Marino c’è certamente l’antifascismo urbanistico». Lui come altri — le opposizioni in Campidoglio e alcuni comitati di cittadini dei rioni vicini, spaventati dal traffico — domandano con un certo sarcasmo: «Ma è questo il primo problema da risolvere?». Vidotto, in particolare, accusa: «È un’idea di città che non rispetta le priorità dei cittadini: come quella di avere un servizio di trasporto efficiente».

In effetti,  riconosce Alessandro Capponi,

” la città è alle prese con molti problemi: ieri la metro B si è fermata per quaranta minuti, e il consorzio di imprese che, da anni, lavora alla la linea C ha spedito un ultimatum al Campidoglio, «pagate o chiudiamo i cantieri», con un centinaio di operai che ha portato le betoniere proprio su via dei Fori”.

Il titolo di Repubblica è proprio da Minculpop:

“Fori, operazione “Addio alle auto” “Prima tappa per l’area archeologica”. Marino: “Potrei essere l’ultimo a passare con la mia Panda rossa”

Cecilia Gentile, che ha scritto il pezzo, è molto più cauta, fa pura cronaca. Siamo, scrive, solo al

“primo passo di un grande progetto, «quello del recupero dell’area archeologica più grande del mondo ». «Qualunque paese del mondo – dice Marino ai microfoni di Radio Rai 1 – se avesse il monumento più famoso del pianeta, lo avrebbe trasformato in una rotonda spartitraffico? [qui Ignazio Marino sembra un po’ voler forzare le cose e il suo concetto di spartitraffico appare abbastanza singolare, perché il traffico non si divide attorno al Colosseo, ma compie una curva attorno al monumento]. Credo di no. Credo che lo avrebbe protetto e avrebbe trasformato l’area circostante in una grande area archeologica ».

Poi il libro dei sogni, che Cecilia Gentile riporta con distacco:

“Valorizzazione dell’area e potenziamento del trasporto pubblico. I due progetti vanno insieme, sono inseparabili. «Da un lato pedonalizziamo i Fori Imperiali – dichiara il sindaco – dall’altro abbiamo cambiato la leadership dell’azienda dei trasporti che non rispondeva alle esigenze della città e stiamo investendo per avere un servizio più efficiente. Perciò da un lato vogliamo migliorare il sistema del trasporto pubblico locale, dall’altro vogliamo valorizzare il nostro patrimonio».

“In prima fila alla festa Legambiente, che per la pedonalizzazione dei Fori ha raccolto 6.400 firme: un po’ poco vien da dire, in una città che conta milioni di abitanti”.

Il Messaggero, giornale di Roma per definizione, percepisce il vero umore dei cittadini e è schierato contro. Due i titoli, uno nella copertina della sezione cronaca e uno sopra l’articolo, sono abbastanza indicativi:

“Fori si chiude tra le proteste”.

“L’ultimo giro ai Fori: «Che peccato»”.

L’articolo di Lorenzo De Cicco è dello stesso umore:

“I toni dolenti da “addio alle ruote” di chi sfreccia per l’ultima volta tra largo Corrado Ricci e l’Anfiteatro Flavio si mescolano alle tante perplessità suscitate dal nuovo piano per la mobilità messo a punto dal Campidoglio. «Faccio questa strada tutti i giorni», spiega Vittorio, elettrauto, a bordo della sua Kalos bianca. «Io abito a Porta Metronia e tutti i giorni devo andare in negozio a San Lorenzo. Ho sempre fatto questa strada, ora non so quanto tempo mi faranno perdere con questo “giro di Peppe” che si sono inventati per attraversare la zona intorno al Colosseo».

“Sono state le ultime ore per farsi un giro in macchina intorno al Colosseo. E quando, intorno a mezzogiorno, è passato un carro funebre, è stato difficile non pensare al “funerale delle auto” che si andava celebrando. Comincia presto la processione di macchine sotto le arcate di Travertino, che forse nei prossimi anni saranno un po’ più bianche per via del minore tasso di inquinamento, come spiegano gli ambientalisti, ma che sicuramente potranno godersi molti meno romani.

«Non tutti avranno il tempo di passeggiare tra i Fori – dice amaro Mattia, 38 anni – anche perché dopo tutti gli stravolgimenti che hanno fatto in questi giorni gli operai del Comune per adattare le strade qui intorno, riuscire a trovare un parcheggio in zona diventerà una specie di caccia al tesoro». I numeri d’altronde parlano chiaro: secondo i comitati di quartiere i posti tra via Labicana e via Merulana si sarebbero dimezzati.

“Il sindaco Marino nei giorni scorsi ha detto che il monumento «negli ultimi anni è diventato una specie di rotatoria». «Ma vuoi mettere avere una rotatoria così?», ribatte Claudio, mentre si gode il suo mini-tour in motorino. «Mica tutte le città se la possono permettere». Qualcuno, approfittando della luce rossa dei semafori, riesce a fermarsi e a scattare un’ultima foto con l’Anfiteatro Flavio alle spalle, e i vigili, appostati un po’ ovunque nelle vie che costeggiano i Fori, per una volta lasciano fare.

«Non dovevamo passare per forza da qui, ma abbiamo voluto rendere omaggio al monumento», spieganoManuel e Federica abbassando il finestrino della loro Seicento rossa. «Chiudere al traffico questa zona è una vergogna, oltre al traffico impediranno a tante persone di godersi questo panorama unico al mondo».

«Roma è già una città schiava del traffico, queste misure peggiorano solo le cose», aggiunge Giuseppe, dal furgoncino di un’impresa elettrica. «Non c’è rispetto per i cittadini che ogni giorno si devono spostare per lavoro. Non tutti hanno il tempo di prendersela comoda andando a passeggio o in bici».

“Nonostante le accese polemiche dei giorni scorsi tra il sindaco Marino e i residenti dell’Esquilino, la maggior parte degli automobilisti in coda ai semafori dei Fori venerdì non sembrava sapere che la pedonalizzazione – con conseguente multa per chi sgarra – sarebbe partita alle 5.30 di sabato. Stupore e rabbia.

«Non ho visto in giro un manifesto sull’inizio del divieto – si sfoga Maria Elena, 69 anni – Avevo letto qualcosa sui giornali, ma non sapevo il giorno preciso in cui sarebbe iniziata la sperimentazione. Credevo che l’idea dovesse ancora essere discussa in Comune».

«Domani non posso più passare qui con la mia auto – si chiede, visibilmente contrariato, un altro automobilista – E chi l’ha deciso?». Il sindaco. «Sai che gli dico al sindaco, io?». E giù con l’ultima scarica di clacson”.