Francia, quando Marine Le Pen salvò un clandestino algerino

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Ottobre 2014 - 10:27 OLTRE 6 MESI FA
E l’avvocato Le Pen salvò il clandestino

Marine Le Pen (LaPresse)

PARIGI (FRANCIA) – Non tutti i migranti sans papiers hanno la fortuna di essere difesi da Marine Le Pen. A Nour-Eddine Hamidi, 63 anni, è successo. La leader dell’estrema destra, che milita per la chiusura delle frontiere e vorrebbe togliere la nazionalità francese ai figli di immigrati condannati per reati, è stato in passato l’avvocato di un clandestino di origini algerine, fermato dalla polizia.

Grazie a Le Pen, per ben sei volte Hamidi è riuscito a evitare la prigione e l’espulsione. Una vicenda che illumina di contraddizioni la carriera della leader del Front National anche se i fatti risalgono agli anni Novanta, quando Le Pen junior non era ancora scesa in politica, raccogliendo l’eredità xenofoba del padre.

Scrive Anais Ginori su La Repubblica:

La storia, rivelata qualche giorno fa da Le Monde, comincia il 4 dicembre 1992. Hamidi è fermato per aver rubato un maglione, un pezzo di formaggio e una birra nel supermercato chic di Parigi, Bon Marché. L’avvocato d’ufficio è una neofita appena entrata nell’ordine: la ventenne Marine Le Pen. Come sempre in questi casi, Le Pen non ha scelto né il cliente né la causa. Ma si adopera per convincere i magistrati. Hamidi, che non ha i documenti in regola, evita di essere rispedito in Algeria. Lui è riconoscente, ma non nasconde un po’ di stupore conoscendo le origini famigliari della donna. «Monsieur — risponde il giovane avvocato — non abbiamo nulla contro gli immigrati, siamo contro la politica di immigrazione».

Nato prima dell’indipendenza, Hamidi non ha mai potuto avere la cittadinanza francese. Anche se l’incontro con Hamidi è avvenuto per pure caso, la coincidenza sembra fatta apposta per piacere a Le Pen rispetto ad altri “clienti” sans papiers . Come molti nel suo caso, l’uomo affronta un’odissea giudiziaria di anni. Si fa fermare altre cinque volte. Nel 1995 si ritrova di nuovo davanti ai magistrati di Aix-en-Provence insieme all’avvocato Le Pen che, sagacemente, convoca pure un giornalista di Libération per mobilitare l’opinione pubblica. Hamidi vince un’altra volta in tribunale. «Certo il fatto che lei fosse la figlia di Jean-Marie può avermi aiutato», ammette l’uomo, che oggi vive in un centro di accoglienza.

Da allora le strade di Hamidi e Le Pen si sono separate. Alla fine degli Anni ‘90 lei si è incamminata verso la carriera politica, smettendo di fare l’avvocato. Il sans papiers algerino continua invece ad avere condanne per piccoli reati e viene rimandato due volte in Algeria, riuscendo sempre a tornare. Oggi è assistito da un avvocato militante del Front de gauche, come forse è più logico che sia. Non aveva mai voluto raccontare la sua storia, ha confessato, per non fare pubblicità al Fn, anche se è rimasto legato a Le Pen. È convinto che la leader dell’estrema destra abbia un cuore. «O almeno — dice — si è affezionata al mio caso».