“Galan: non si ritassa la birra”. Ponziano su Italia Oggi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Ottobre 2013 - 11:02 OLTRE 6 MESI FA
giancarlo galan

Galan (LaPresse)

ROMA – “Galan: non si ritassa la birra”. Questo il titolo dell’articolo a firma di Giorgio Ponziano su Italia Oggi del 30 ottobre, che spiega il perché delle dimissioni dell’ex presidente della Regione Veneto.

Daniela Santanchè? Una colomba di fronte al neo-falco Giancarlo Galan. Il quale se ne stava buono alla presidenza della Regione Veneto, quando Silvio Berlusconi lo immolò sull’altare dell’accordo elettorale con la Leganord e lo consolò nominandolo ministro all’Agricoltura, per poi farlo traslocare al ministero dei beni culturali quando Sandro Bondi se ne andò.

Quei due incarichi ministeriali gli hanno fatto passare il desiderio di vendetta contro il Cavaliere e anzi, colto dalla sindrome di Stoccolma, ora gareggia (e vince) nella gara degli osanna. Addirittura ha anticipato la fine delle larghe intese, traguardo che sta tanto a cuore a Berlusconi, Infatti si è dimesso da relatore in commissione Cultura della camera. Tanto da fare sospendere i lavori e costringere alla ricerca di un nuovo relatore. «È stato un gesto di coerenza- spiega – non è ipotizzabile che il relatore di una legge sia un parlamentare che poi voterà contro quella legge. Non credo che il mio dissenso influirà sulla sorte del governo ma se esso dovesse cadere non avrei pianti disperati».

Poiché la legge è quella sulla scuola (che dispone 69mila nuove assunzioni in tre anni per una spesa di circa 500 milioni l`anno fino al 2017) non si tratta di uno strappo di poco conto. Anche se il dissenso del parlamentare veneto riguarda in particolare un aspetto della legge: troppe tasse sulla grappa. Secondo il ministro dello Sviluppo economico debbono servire a copertura del bonus maturità e comunque di parte degli impegni di spesa previsti nella legge. Galan però spara a zero: «Si rende ricco lo Stato e povero il cittadino con questa nuova tassa che aumenta le accise su birra e alcool deprimendo un mercato in cui operano oltre 500 produttori. Una scelta da 240 milioni che sarebbe comunque una copertura insufficiente. Al contrario io propongo di imporre a Poste Italiane, detenute al 100% dallo Stato, di assoggettare alcuni suoi prodotti all’Iva esattamente come succede alla sua concorrenza».

Ponziano aggiunge:

Conclusione: Galan come don Chisciotte. Contro le larghe intese. Contro i pidiellini filogovernativi. E ovviamente contro il Pd_ a pelle di Leopolda. «Tutti dicono di voler tenere unito il Pdl- afferma- facciamo in modo che resti unito. Ma non si chiamerà più Pdl, dovrete abituarvi tutti a chiamarlo di nuovo Forza Italia. Se Alfano non è d’accordo se ne farà una ragione altrimenti farà le sue scelte e non ci stracceremo le vesti».(…)

In realtà anche nel Veneto non tutti i pidiellini gongolano di gioia all’idea di tornare in Forza Italia. Galan ha cercato di radunare i quadri del partito ma è stato un flop. Tanto che anche il berlusconiano Piergiorgio Cortelazzo, vicecapogruppo Pdl in Regione, non ha partecipato: «Questa chiamata alle armi dei fedelissimi mi è sembrata eccessiva. Toni sbagliati, ci vuole dialogo e rispetto per stare nella stessa casa. Galan ci ha regalato momenti migliori».

Il doge, dopo 15 anni di presidenza della Regione, si aspettava di più, invece sono arrivate poche decine di neo-forzisti. Un segnale di come non sarà semplice la ricomposizione del partito berlusconiano. Anche perché chi rema contro fa sul serio e in questa regione c’è chi, come il sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgetti, s’è rifiutato di aderire all’ordine di Berlusconi-Galan di firmare la lettera di dimissioni da deputato e si è ostentatamente schierato con Alfano, diventando di fatto l’anti-Galan del Veneto, assicurando che i berlusconiani qui sono alla frutta e il gran daffare dell’ex-governatore servirebbe appunto per nascondere questa debolezza.

In ogni caso l’altro leader locale è nientemeno che Renato Brunetta: il duo Brunetta-Galan si ritrova così forzatamente alleato nel cercare di sgambettare i filogovernativi, che chiamano «zavorra». «Agli immemori- afferma Galan – vorrei ricordare che da un consenso ben inferiore al 10% siamo passati in meno di due mesi a quasi il 25%. Il perché è molto semplice e non passa certo da compromessi, strette di mano, mezze parole, collanti per poltrone o mezzucci da vecchia politica. È solo grazie ad un messaggio chiaro, una politica economica chiara, a valori liberali. Insomma, grazie a quanto Berlusconi è in grado di rappresentare, ancor meglio senza zavorre». (…)

Nel mirino tutti quelli della diaspora, da Fabrizio Cicchitto («va in televisione ed espone ciò che a lui sembra opportuno, utile, conveniente, salvo poi sostenere che nel Pdl non c’è collegialità. Fa, ogni volta, perdere voti a tutti noi») a Carlo Giovanardi («ha accoltellato il padre adottivo nel momento di maggior difficoltà sul piano umano»). Infine, un auspicio (che neppure Brunetta osa avanzare): «In politica sono abituato a non dire mai mai, per quanto mi riguarda ci spero ancora. Marina Berlusconi sarebbe un’ottima guida della nuova Forza Italia».