Gentiloni e Minniti promossi da Scalfari: “La buona politica esiste ancora”

di Sergio Carli
Pubblicato il 31 Dicembre 2017 - 10:10 OLTRE 6 MESI FA
Paolo-Gentiloni-Marco-Minniti

Gentiloni e Minniti promossi da Scalfari: “La buona politica esiste ancora”

Sotto il titolo “Da Gentiloni a Minniti, la buona politica esiste ancora”, Eugenio Scalfari elogia l’attuale primo ministro Paolo Gentiloni e il suo ministro degli Interni Marco Minniti. Bell’editoriale della domenica su Repubblica, pieno di spunti e idee. Scalfari preferisce chiaramente Minniti: è calabrese come lui, è assertivo come piace a lui, ha quella somiglianza con Fouché che non può non piacere a Scalfari, grande appassionato della storia francese. Joseph Fouché lasciò il seminario per prendere a cannonate i fedeli in chiesa durante la Rivoluzione, finì ministro di Polizia di Napoleone. Nel finale, tradì Napoleone per fare tornare il re, Luigi XVIII (al predecessore avevano tagliato la testa). Fece il bene della Francia e lo ripagarono con l’esilio a Trieste. Minniti nasce comunista, entra al Governo come sottosegretario di D’Alema, per il bene dell’Italia lascia D’Alema e spiazza i birignao della sinistra da salotto, riaffermando un principio di puro buonsenso sovietico: l’ordine pubblico è di sinistra, dice. Ricordiamo che nel fu Paradiso dei lavoratori, se non lavoravi non ti davano il reddito di cittadinanza, ti mettevano in galera o al gulag.

Gentiloni non può piacere fino in fondo a Scalfari: troppo andreotti-like, troppo apparentemente umile e modesto. Troppo poco cuore oltre l’ostacolo. Ha un peccato originale: nasce ambientalista, vicino ai radicali quando ormai Scalfari aveva un’altra fede a scaldargli il cuore. Lo aveva nella scuderia del Gruppo Espresso-Repubblica quando Nuova Ecologia, il settimanale che Gentiloni dirigeva. Quando chiuse non lo degnò di un sopracciglio alzato. Fu la fortuna di Gentiloni che, snobbato da Repubblica e dall’Espresso iniziò la sua carriera politica: in sordina, zitto zitto, nell’anticamera di Rutelli.

Ora però Paolo Gentiloni si sta rivelando uno dei migliori primi ministri, una specie di taumaturgo che se non riuscirà a salvare il Pd dal disastro certo ha salvato l’Italia dalla baraonda. Di lui Scalfari scrive:

“Paolo Gentiloni ha fatto approvare alcune leggi fondamentali, come quella sul biotestamento. Altrettanto importante la legge economica di bilancio affidata ovviamente alle cure del nostro ministro delle Finanze, Pier Carlo Padoan. L’economia è in ripresa in Europa ed anche, sia pure più lentamente, in Italia”.

Un po’ poco per quel che è riuscito a Gentiloni in tre anni, prima riparando il disastro del ministero degli Esteri, poi rimuovendo le macerie di Renzi. Il quale Renzi, cambiata location, si esercitava nel fuoco amico.

Le lodi per Minniti sono tutte meritate, anche se appare poco credibile, per uno che fa politica, la frase iniziale del ditirambo: “Marco Minniti: ambizioni personali nessuna”.

Poi Scalfari si fa Pindaro ma nella sostanza ha ragione:

“Efficienza d’una politica il cui mandato etico è quello di operare per il bene degli altri e quindi del popolo e della Comunità nazionale nel suo complesso. Basterebbe esaminare i suoi incarichi di ministro dell’Interno, le misure di sicurezza che ha voluto applicare, il suo lavoro nelle periferie geopolitiche e sociali, soprattutto nei tempi in cui i militanti sconfitti dell’Isis si disperdono nel mondo. Il nostro ministro dell’Interno è anche entro certi limiti ministro degli Esteri soprattutto per quanto riguarda il tema dell’immigrazione. Con questi poteri a lui delegati si è incontrato con il presidente del governo di Tripoli varie volte e con i capi che guidano le piccole città. Oltre i confini del deserto tripolitano infuriano fame, rivoluzioni e scontri in Paesi come la Nigeria, il Niger e i centri ad essi vicini.

“Minniti è stato molto attivo anche in Egitto. È un obiettivo umanitario bonificare i campi di concentramento costieri e poi portare in Italia i rifugiati, cioè quelli che sono sfuggiti alla morte per fame e sevizie nei propri paesi d’origine ma sono stati fermati sulla costa mediterranea.

“Questo nostro “ministro degli Esteri addetto alle masse migranti” ha avuto ed ha ampi contatti non solo con le autorità europee ma anche con l’Onu che pure si occupa di questo fenomeno.
I popoli si muovono da un paese all’altro e da un continente all’altro come prima non era mai accaduto. È un fenomeno che durerà per decine di anni e quindi ha urgente bisogno di essere politicamente, socialmente ed economicamente coordinato da apposite autorità. Questo è il Minniti che ormai conosciamo. Io non so fino a che punto l’opinione pubblica italiana sia al corrente di questi problemi, ma è opportuno che lo sia al più presto in vista delle elezioni del 4 marzo.

“Gentiloni è naturalmente al corrente dei poteri che Minniti sta esercitando ed è proprio lui, Gentiloni, ad aver autorizzato il suo ministro ad estendere oltre modo le sue attività”.