Germania, Fdp lancia idea: “Tutti in pensione a 60 anni”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Maggio 2014 - 12:34 OLTRE 6 MESI FA
Germania, Fdp lancia idea: "Tutti in pensione a 60 anni"

Germania, Fdp lancia idea: “Tutti in pensione a 60 anni”

BERLINO – Tutti in pensione a 60 an­ni. È l’ultima trovata del Partito liberal democra­tico ( Fdp) già alleato della can­celliera Angela Merkel nella scorsa legislatura.

Rimasto fuo­ri dal Bundestag alle ultime ele­zioni per non aver superato la soglia di sbarramento del 5 per cento, l’Fdp ha cambiato diri­genza e punta deciso alle euro­pee di fine mese. Il voto per Strasburgo, che non prevede soglie minime, sarà un’impor­tante occasione per contarsi dopo il trauma della cacciata dalle stanze del potere, novità assoluta nella storia della Ger­mania post- bellica.

Per recupe­rare gli el­ettori il partito si è affi­dato al giovane Christian Lind­ner (classe 1979) affiancato da un vice più maturo, Wolfgang Kubicki (classe 1952). È stato quest’ultimo, nel corso di un’intervista con Die Welt , a ti­rare fuori dal cilindro il nuovo coniglio previdenziale. “I lavo­ratori devono gestire l’uscita dall’attività assieme ai datori di lavoro, decidendo se andare in pensione fra 60 e 70 anni”.

Scrive Noam Benjamin sul Giornale:

La proposta, al vaglio del con­gresso del partito questo fine settimana, prevede che ogni as­sicurato riceva dallo Stato tan­to quanto avrà versato. Chi la­vorerà più a lungo otterrà una pensione più consistente. L’idea è quella di abolire i re­quisiti minimi anagrafici previ­sti dalla legge (67 anni per uo­mini e donne), liberalizzando appieno il momento della pen­sione. L’unico vincolo sarebbe quello di non poter terminare la carriera lavorativa senza aver maturato, fra contributi pubblici e assicurazioni inte­grative, il livello pensionistico minimo stabilito dalla legge. Curiosamente, nel corso della stessa intervista, Kubicki riba­disce le critiche del suo partito alla recente riforma delle pen­sioni voluta dai socialdemocra­tici, partner della cancelliera nel governo di grande coalizio­ne. La riforma abbassa l’età pensionabile a 63 anni per i la­voratori con 45 anni di contri­buti e prevede assegni pensio­nistici più generosi per tutte le donne madri di Germania. Spe­sa aggiuntiva prevista per l’Inps tedesca da qui al 2020:al­meno 60 miliardi. Mesi prima lo stesso leader dell’Fdp Lind­ner aveva sentenziato: «Si trat­ta di uno spostamento dei cari­chi sulle nuove generazioni che sarà fatale».

Resta da capire che effetti po­trebbe avere il progetto dei Li­berali sia in Germania sia sul re­sto dell’Europa. Secondo Bar­bara Riedmüller, professore di Economia alla Libera Universi­tà di Berlino, «un pensiona­mento liberalizzato rischia di accentuare le differenza fra ric­chi e poveri». Riedmüller, che in passato ha pure illustrato al Bundestag un progetto analo­go a quello dei Liberali, osser­va: «In un’Europa che si sta ade­guando con fatica al requisito minimo dei 67 anni per la pen­sione, una riforma del genere può causare grandi incom­prensioni ». «A nessuno piace sentirsi dire quando andare in pensione», le fa eco il collega Irwin Collier. «Tantomeno quando lo fa uno straniero. Nei fatti il consolidamento fiscale è dettato a mezza Europa dai te­deschi. Allo stesso tempo, an­che loro dovrebbero essere li­beri e sovrani nella loro decisio­ne ». Buona in teoria, spiega al Giornale , «è una proposta fatta per farsi notare, ma che potreb­be dare vita a nuovi posti di la­voro per 60 e 70enni, superan­do l’idea sbagliata che in una società questi siano limitati». «Non va però dimenticato che un pensionamento massiccio a 60 anni con trattamenti bassi può far aumentare il lavoro ne­ro ». «Una cosa è certa», conclu­de il professore, «agli italiani e agli europei conviene che i te­deschi abbiamo stipendi e pen­sioni più ricche: al crescere del­la domanda interna, rallente­rebbe l’eccessiva corsa tede­sca all’export». Corsa che, se­condo Ue, Ocse e Fondo mone­tario internazionale, sta dan­neggiando l’eurozona.