“Gianluca Rocchi è ancora un imputato di Calciopoli”, Massari e Tecce sul Fatto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Ottobre 2014 - 11:44 OLTRE 6 MESI FA
"Gianluca Rocchi è ancora un imputato di Calciopoli", Massari e Tecce sul Fatto

Gianluca Rocchi (LaPresse)

ROMA – “L’arbitro Rocchi ancora imputato per Calciopoli” titola il Fatto Quotidiano in un articolo a firma di Antonio Massari e Carlo Tecce. Che aggiungono: “Frode sportiva: le partite incriminate sono Chievo-Lazio e Lazio-Parma (questa diretta da Messina, prosciolto, oggi designatore). Il reato sarebbe già prescritto. A gennaio decide la Cassazione”.

Quando viene concesso un rigore inesistente o non viene fischiato un fuorigioco lampante ai giocatori juventini, i tifosi, i giornali e persino i calciatori avversari rievocano Calciopoli. E il rimando è scattato appena è terminato il rocambolesco 3-2 di Juve-Roma, una partita mai finita, tra dibattiti in radio, interrogazioni parlamentari e minacciate denunce. E allora, senza fare allusioni, va ricordato e riportato un fatto: Gianluca Rocchi di Firenze, l’arbitro che ha diretto la gara di Torino, è ancora un imputato nel processo di Calciopoli di Napoli, che avrà il prossimo gennaio l’estremo verdetto in Cassazione.

Il reato contestato è la frode in competizioni sportive e si riferisce a Chievo-Lazio 0-1 (20 febbraio 2005), tre punti preziosi per i laziali non proprio ai vertici della classifica. L’epoca Calciopoli era nel pieno del suo splendore, prima che intervenissero i magistrati. L’accusa nei confronti di Rocchi è ormai andata in prescrizione, il fiorentino non vi ha rinunciato e la Procura generale di Napoli è ricorsa ugualmente in Cassazione: il 21 febbraio 2014 gli atti sono stati trasmessi dalla Corte e assegnati alla III sezione penale. Rocchi aveva richiesto e ottenuto il rito abbreviato, fu assolto due volte (Gup e Appello, dopo impugnazione pm), articolo 530 che, per qualche profilo, evoca la vecchia formula dell’insufficienza di prove. Tuttavia per i pm, Chievo-Lazio 0-1 fu fondamentale per l’operazione “salvataggio dei biancocelesti” e si affiancava a Lazio-Parma 2-0 (27 febbraio 2005, due rigori discutibili non assegnati agli ospiti), arbitro Domenico Messina, coinvolto in Calciopoli e poi prosciolto, dopo lo stesso percorso processuale di Rocchi. Oggi Messina è il capo di Rocchi, il designatore dei fischietti di Serie A. Messina ha mandato Rocchi a Torino.

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Chievo-Lazio fu disputata a Verona il 20 febbraio 2005, la squadra allenata da Papadopulo passò in vantaggio al 75 : in sette minuti, furono espulsi due giocatori clivensi, Brighi (due ammonizioni, una per proteste) e Baronio (per gioco scorretto), all’86 fu cacciato anche il laziale Couto. Ci sono due telefonate che hanno insospettito gli inquirenti. La prima. Il 18 febbraio 2005, Innocenzo Mazzini, vicepresidente Federcalcio, parla con Claudio Lotito (condannato in primo *** grado e prescritto in Appello come Mazzini), presidentebiancoceleste. I due commentano il sorteggio di Rocchi per Chievo-Lazio. Mazzini: “Dove giochi domenica?”. Lotito: “A Verona con il Chievo”. Mazzini: “Davvero? E chi hanno tirato a sorte?”. Lotito: “Vabbè… Allora sogni tranquilli te mi dici”. La seconda. Il 20 febbraio 2005, al termine di Chievo-Lazio, Cosimo Maria Ferri (oggi sottosegretario alla Giustizia) chiama il fiorentino Mazzini: “Mi ha detto Claudio (Lotito, ndr) di salutarti, di ringraziarti“. Mazzini: “Anche se ha un tecnico cretino”.

Il riferimento era a Papadopulo, polemico con Rocchi prima della trasferta a Verona. Ferri: “Mi ha detto ringrazia tanto Mazzini’ (…) Ha capito che te sei un grande, mica come ‘sti fanfaroni”. Mazzini: “Io sono un suo amico con la a maiuscola”. Invece il 27 febbraio 2005, al triplice fischio di Lazio-Parma, arbitro Messina, Mazzini saluta così Lotito: “Ti arrestano, ti arrestano”. E Lotito: “Grande Innocenzo”. In attesa del giudizio di Napoli, a differenza di alcuni colleghi, Rocchi ha proseguito la sua carriera, non ha subito sospensioni in via cautelare e s’è sempre dichiarato innocente (…)