Il Giornale: “Addio al Partito Comunista”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Dicembre 2013 - 09:58 OLTRE 6 MESI FA
"Le tappe della metamorfosi"

“Le tappe della metamorfosi”

ROMA – Il Pci non esiste più, con la vittoria di Renzi “è finita la grande ano­malia italiana, ed è stato chiuso il Pci. Quello di Togliatti, Longo e Berlin­guer, sopravvissuto nelle sue varie metamorfosi e cambi”.

L’articolo sul Giornale di Laura Cesaretti:

Fino all’arri­vo del marziano Matteo Renzi, uno che non solo non è mai sta­to comunista ma neppure de­mocristiano ( la Dc era già chiu­sa quando ha iniziato a far politi­ca) e che è stato sufficientemen­te pazzo per buttarsi- da solo-al­l’arrembaggio del Partito. Incas­sando una sonora sconfitta, un anno fa; e poi riprovandoci. E prendendosi la Ditta. Nono­stante il disperato tentativo di difesa del fortino che Massimo D’Alema ha compiuto, cercan­do fino all’ultimo il compromes­so: «Noi ti incoroniamo e ti can­didiamo premier perché pren­di i voti, ma il partito lasciace­lo ». Nonostante l’appassionata resistenza degli ex Pci e la capil­lare mobilitazione dello Spi-Cgil, che nella lettera ai «cari compagni» ha avvertito che in gioco c’era «il destino del più grande partito della sinistra». Ma che l’ora della svolta vera fos­se arrivata lo si è capito quando Renzi, attaccando a testa bassa la Cgil davanti a vaste platee Pd, ha iniziato a beccarsi vere e pro­prie ovazioni.
Gianni Cuperlo, l’uomo che per la difesa della Ditta si è sacri­ficato, ha lanciato il grido di do­lore e di allarme, alla vigilia del voto: «Domani non si decide sul­le sorti del governo, né sulle sor­ti personali dei tre candidati. Domani è in gioco l’autonomia della sinistra». E per sinistra gli uomini cresciuti nel Pci hanno inteso sempre e solo una cosa: il Pci. Che è, nella loro testa, mol­to più che un semplice «parti­to ». È una «comunità di desti­ni »,come dice Cuperlo,un’enti­ta quasi soprannaturale, religio­sa, mistica, metapolitica. Basta ascoltare come lo teorizza il mentore del candidato della Ditta, Alfredo Reichlin: «Il ban­co di prova del nuovo segretario del Pd sta nella necessità di met­tere in pie­di un partito e non so­lo una organizzazione elettora­le, un partito società, un luogo dove si forma una nuova classe dirigente e dove si possa elabo­rare un disegno etico e ideale».
Ora gli sconfitti organizzano la resistenza. «Mi dicono che Renzi farà una segreteria mono­cratica, tutta di amici suoi. Ma si ricordi che noi lo consideriamo un osso duro, ma lo siamo an­che noi», avverte Ugo Sposetti, indomito tesoriere dei Ds. Men­tre il governatore della Toscana Enrico Rossi, arcinemico di Ren­zi, sprona alla riscossa: «I comi­tati per Cuperlo ora devono strutturarsi come componente organizzata del Pd, perché la si­ni­stra di questo partito deve ave­re la sua voce e non ci sta ad esse­rerottamata».