Giovanna Marinelli (Ass. Cultura Roma): “Al Valle tornerà la legalità dialogo, ma prima le regole”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Luglio 2014 - 10:57 OLTRE 6 MESI FA
Il Teatro Valle occupato

Il Teatro Valle occupato

ROMA – “Nel suo primo giorno da assessore alla Cultura, Giovanna Marinelli – scrive Rita Sala del Messaggero – è così conscia del lavoro cui è chiamata, da usare una frase che potrebbe aver pronunciato anche Cincinnato, quando gli chiesero di impegnarsi per Roma: L’orto bisogna zapparlo tutte le mattine”.

Il lavoro, per il nuovo assessore, è il grimaldello che scioglie tanti nodi e apre tante porte. Il lavoro ben fatto, competente, quotidiano. Il resto – risultati, momenti ludici, gratificazioni, soddisfazione della gente – è pura conseguenza.
Abituata a conoscere, analizzare, risolvere, la Marinelli si trova davanti non pochi problemi, una miriade di temi, la voglia dei romani di ritrovare la città delle belle estati, degli stimoli artistici e culturali, delle aree archeologiche valorizzate e aperte, dei teatri in attività.
Assessore, cominciamo proprio da uno dei teatri storici della Capitale, il Valle, occupato da oltre tre anni.
«È indubbio che al Valle va ripristinata la legalità. Una pubblica amministrazione a questo non può assolutamente rinunciare. Poi, da donna di teatro quale sono, aggiungo di ritenere essenziale la parità di trattamento tra tutti gli spazi romani, pubblici e privati. Dunque la situazione va affrontata il prima e il meglio possibile per far sì che, senza mandare dispersa l’esperienza, soprattutto iniziale, maturata al Valle, la situazione si riequilibri, anche attraverso il dialogo. Un teatro è luogo di impegno sociale e politico in senso alto (l’attenzione a questa valenza è stata data), ma ora gli occupanti devono mostrare la volontà precisa di rientrare nella legalità. Affronterò subito la situazione, avvierò i colloqui e gli incontri, anche se incombe agosto».
Ci sarà poi da fare il necessario restauro dell’edificio.
«Indubbiamente».
E da risolvere il mai chiarito contenzioso tra Comune e Ministero sull’uso dello stesso…
«Anche questo è un argomento da affrontare e chiarire una volta per tutte».
Per gli occupanti vede un cambio di sede o un cambio di prospettiva?
«Significa chiedermi se occupando ci si guadagni automaticamente una casa? Rispondo che no, non è così. Vedo più la seconda ipotesi. Il terreno è difficile, ma seminando bene è bonificabile in tempi stretti».
Teatro dell’Opera e Santa Cecilia. Tra le preoccupazioni dei lavoratori della Fondazione lirica c’è quella che abbia un fondamento l’ipotesi di un Polo della Cultura che unifichi le due realtà. Una sola orchestra, sede comune al Costanzi, possibilità di liberare in questo modo la sala dell’Auditorium, che sarebbe così a disposizione di Musica per Roma.
«Posso rispondere solo su ciò che conosco. Per quanto mi riguarda, le due realtà sono diverse, hanno due storie e due profili, lavorano in differenti direzioni».
Beni archeologici e musei capitolini. Come evitare macrodisguidi come quelli dello sciopero al Colosseo, et similia?
«Roma possiede così tanto, da questo punto di vista, da esigere una vera razionalizzazione. Gli spazi sono molti e molto diversi tra loro, l’abbiamo detto. Occorrerà accorparne alcuni, ad esempio – è solo un esempio – Macro e PalaExpo. Solo così sarà possibile governare, evitare il più possibile scioperi e disguidi e assicurare qualità dell’offerta ed economia di scala».
Il circuito delle biblioteche?
«Ritengo le biblioteche i veri avamposti della cultura. Instaurano un rapporto con la cittadinanza stretto e fattivo, che produce coscienza culturale. Se vogliamo cittadini nuovi, dalla crescita culturale bisogna cominciare».
I teatri? La mappa romana è disastrata.
«Va ripensata la situazione complessiva, tenendo presenti alcune cose fondamentali, ad esempio la necessaria ricucitura tra centro e periferia della città. Conosco bene il settore, c’è da lavorare, rivitalizzare, rimotivare».
Parlando di grandi temi, cosa le interessa, in particolare, per Roma?
«Intanto il ritorno a una internazionalizzazione della città, partendo da realtà come l’Auditorium, il Teatro dell’Opera, RomaEuropa, che di per sé già possiedono questa dimensione. Poi, dato il momento difficile, che non permette di largheggiare con le risorse (i denari non si possono trovare se non esistono), va dato impulso al mecenatismo. Anche il Sindaco tiene alla creazione di una Fondazione di mecenati per Roma che riunisca personalità, italiane e straniere, desiderose di dimostrare concretamente il loro amore per la città. I loro apporti confluirebbero nella Fondazione e sarebbero gestiti secondo le necessità, le opportunità, le urgenze. In questo modo sarebbe possibile recuperare la fisionomia del mecenate autentico, che ama un luogo, l’arte e la bellezza al di là di ogni personalismo o ritorno d’immagine. Una Fondazione non ha un volto, vive dell’azione di più persone mosse da nobili intenti».
È circolata la voce di un comitato di eccellenti con il quale lei vorrebbe confrontarsi.
«Ci sono artisti e uomini di cultura dei quali vorrei ascoltare il parere, le idee. Sarebbero preziosissimi per mappare presto e bene la situazione e concretizzare gli interventi giusti».
Due nomi: Gigi Proietti e Riccardo Muti?
«Due grandi nomi. Due eccellenze alle quali certo non sfuggono i meccanismi per valorizzare arte e cultura».
Allora, si parte?
«Il mio nuovo incarico comincia oggi, cercherò di portarlo avanti al servizio di una città alla quale spetta il respiro profondo cui ha diritto per storia, valore e tradizione».