Google, quasi accordo col Fisco: evasione da 800mln€. Paolo Mincuzzi, Sole24Ore

di redazione Blitz
Pubblicato il 15 Aprile 2015 - 07:02 OLTRE 6 MESI FA

 

Google, quasi accordo col Fisco: evasione da 800mln€. Paolo Mincuzzi, Sole24Ore

Google, quasi accordo col Fisco: evasione da 800mln€. Paolo Mincuzzi, Sole24Ore

MILANO – E’ quasi accordo tra Google Italia e il Fisco italiano per mettere fine al contenzioso su una maxi evasione da 800 milioni di euro. Paolo Mincuzzi sul Sole 24 Ore parla di un nuovo vertice avvenuto in Procura a Milano che avrebbe portato ad un’intesa di massima ma non alla firma.

Si avvicina l’accordo tra Google Italia, Guardia di Finanza e Procura di Milano per mettere fine al maxi-contenzioso fiscale da 800 milioni di euro. Un’ipotesi di accordo è stata raggiunta, ma la complessità della materia e alcuni particolari ancora da definire fanno sì che per la sigla dell’intesa occorra attendere ancora. Ieri mattina negli uffici della procura di Milano si è svolto l’ennesimo round di avvicinamento propedeutico alla firma dell’accordo. L’ex ministro Paola Severino – che coordina il pool di legali italiani della multinazionale di Montain View – ha incontrato il procuratore aggiunto Francesco Greco, responsabile del dipartimento reati economici della procura di Milano. Assente, invece, il sostituto procuratore Isidoro Palma, titolare del fascicolo penale a carico di ignoti aperto lo scorso anno.

Un accordo sembrava già raggiunto alla fine dello scorso febbraio. In base alle indiscrezioni pubblicate dal Corriere della Sera, Google aveva accettato di versare al Fisco italiano 320 milioni di euro sugli 800 milioni di imponibile prodotto in Italia tra il 2008 e il 2013, cioè circa il 40% del reddito che sarebbe stato accertato dagli uomini della Guardia di Finanza nelle indagini svolte su incarico dei magistrati di Milano.

L’indiscrezione era però stata smentita prima da un portavoce di Google – secondo il quale la società continuava «a cooperare con le autorità fiscali» – poi dal procuratore della Repubblica, Edmondo Bruti Liberati. Quest’ultimo, in un comunicato diffuso il 25 febbraio, aveva affermato che «allo stato delle attività di controllo non sono state perfezionate intese con la società, che si è riservata di fornire dati ed elementi che consentano di quantificare la redditività in Italia delle proprie attività economiche». Parole che lasciavano comunque intuire l’esistenza di un accordo non ancora perfezionato e, dunque, la sostanziale veridicità delle indiscrezioni pubblicate quel giorno.

Il nodo delle imposte non versate dalle multinazionali del web come Google è un problema dalle dimensioni mondiali. È anche questo aspetto a rendere così complessa la trattativa tra la multinazionale americana da una parte e il Fisco e la giustizia italiana dall’altra.

Le indagini della Guardia di Finanza hanno documentato come le fatture e i pagamenti di servizi venduti in Italia venissero indirizzati sulla socieà di Google in Irlanda. Da qui finivano in Olanda sotto forma di versamenti di royalties per i marchi e le licenze e poi terminavano il loro viaggio nelle isole Bermuda, dove il “tesoro” della multinazionale del web sarebbe parcheggiato.

Il sistema è quello denominato “Double Irish-Dutch sandwich” – utilizzato da numerose multinazionali del web – che consente di eludere il fisco nei paesi a più alta imposizione e di ridurre il peso fiscale globale a percentuali da prefisso telefonico, in alcuni casi inferiori all’uno per cento. E infatti, indagini simili a quelle su Google – seppure con caratteristiche ed esiti diversi – sono in corso anche su Apple e Amazon. Alla fine di marzo Bruti Liberati aveva comunicato che i redditi di Apple prodotti in Italia «vengono sottoposti a tassazione in Irlanda in applicazione di un’aliquota più favorevole, compresa tra lo 0,06% allo 0,05% rispetto a quella italiana pari al 27,50%».