Gorreto, il paese più vecchio d’Europa: età media 65,1 anni

di redazione Blitz
Pubblicato il 30 Ottobre 2015 - 10:52 OLTRE 6 MESI FA
Gorreto, il paese più vecchio d'Europa: età media 65,1 anni

Gorreto, il paese più vecchio d’Europa: età media 65,1 anni

GENOVA – Gorreto, in provincia di Genova, è il paese più vecchio d’Europa. In questo piccolo comune al confine tra il Piemonte e l’Emilia-Romagna l’età media è di 65,1 anni. Un record di cui non andar certo fieri che rischia di impennarsi definitivamente se la piccola Chiara, figlia di una coppia di rumeni, tornerà presto a Bacau con mamma e papà. La sua giovane età, 2 anni, tiene bassa la media. Ma presto Chiara dovrà andare a scuola e per i suoi genitori è sempre più difficile trovare lavoro.

Ne parla Niccolò Zancan sul quotidiano la Stampa:

«Non sono contenta di questa notizia – dice la signora Stefi, proprietaria dell’unico bar – ho paura che i ladri possano prenderci di mira. Potrebbero pensare che siamo un paese più vulnerabile di altri. Lo sapevate che dopo le sei di sera i carabinieri chiudono e per le emergenze devono venire su da Chiavari?». Chiavari è a più di un’ora d’auto, ed è tutta un’altra storia. Questa è Liguria interna di curve e boschi, all’incrocio con Piemonte ed Emilia Romagna. La statale 45 collega Genova a Piacenza, il porto alla pianura padana. Era stata voluta da Napoleone, ed è rimasta come allora. Chi è il più anziano di Gorreto? «Forse la Pina, forse Elia. Il Merigo è del ’28. Forse Agnese che ne ha 86». E meno male che c’è Chiara Galìn, 2 anni, la figlia di Eusebio e Gabriela, arrivati nel 2004 da Bacau, Romania. «Quando è nata mia figlia, si sono precipitati i giornalisti locali per fare la foto. Hanno messo Chiara in prima pagina. Perché era la prima bambina degli ultimi dieci anni». Prima di lei, c’era stata la figlia del direttore della filiale della banca Carige. E prima ancora? Al bar non ricordano. Ma dopo Chiara, questo è certo: nessuno. Sulla vecchia facciata del Comune è rimasta la vernice del ventennio: «Fascio di combattimento di Gorreto». Dietro, resiste persino quella che risale alla Grande Guerra. Il ristorante da Attilio ha chiuso sedici anni fa: «Si mangiava veramente bene. Pansotti al sugo di lepre». Tutto è ricordo di un mondo che non c’è più: «Qui c’era un sarto, là il macellaio, avevamo la ferramenta e il ciabattino». L’unico migrante è stato accolto come una benedizione. «Sono stato adottato subito – dice Eusebio Galìn – il secondo giorno mi sono sentito a casa. Ho trovato lavoro in una piccola impresa edile. Ristrutturiamo le cascine dei villeggianti che vengono d’estate. Ho incontrato soltanto persone gentili. L’affitto costa 200 euro. Ho la stufa a legna. L’inverno è molto duro, lavoriamo meno e le giornate non finiscono mai».

Il destino del record di Gorreto è legato a due incognite. Una riguarda le scelte della famiglia Galìn: «Quando la bambina avrà 5 anni, si porrà il problema della scuola. E poi la crisi ha ridotto molto il lavoro. Con mia moglie stiamo pensando di tornare in Romania». Senza la piccola Chiara, l’età media del paese avrebbe un’impennata definitiva. A meno che non si trasferiscano qui i nipoti della signora Nicoletti: «Stanno a Voghera. Ma il marito di mia figlia ha deciso di gestire un campeggio in questa zona. E allora potrebbero decidere di cambiare tutti vita. I bambini hanno 3, 7 e 12 anni. Caldeggio questa scelta. Qui non abbiamo stress, l’orto ci dà grandi soddisfazioni con zucche, zucchine, fave, bietole e piselli. E il signor Verdicchio ha appena aperto una biblioteca…». Anche il sindaco, Sergio Capelli, intende combattere: «Ci servono soldi per ristrutturare la strada. Abbiamo un castello del 1600 ma sta cadendo a pezzi. Dobbiamo compararlo e ristrutturarlo. Dobbiamo attrarre pendolari e turisti. Dobbiamo preservare il germoglio della vita». Il sole sparisce presto dietro le montagne. Profumo di legna bruciata. Silenzio. C’è un uomo che considera tutto questa quiete una fortuna meravigliosa. Si chiama Paolo Salomoni e gestisce l’albergo Miramonti: «Ho fatto una piccola ricerca sul web. In Trentino ci sono 46 abitanti per chilometro quadrato, 27 in Val d’Aosta, 0,4 in Alaska. E qui? Provate a indovinare…». La Val Trebbia come l’Alaska? «Quasi. Siamo a 0,7 per chilometro. Non esiste un altro posto in Italia con l’aria così pulita. Una valle intonsa è una grande attrazione. Il nostro torrente ha caratteristiche uniche. Il primo ad accorgersene era stato Hemingway, che aveva definito questa valle la più bella del mondo. Ecco perché riusciamo a portare qui ogni anno 5 mila moschisti da tutta Europa». Moschisti? «Appassionati di pesca a mosca. Arrivano da Udine e da Reggio Calabria, dalla Svezia e dall’Inghilterra. Trovano un torrente incontaminato, il silenzio che serve. Le nostre trote sono leggendarie…». Per la serie: come trasformare un’apparente sciagura in un’occasione di futuro. Allora, forse, altri bambini nasceranno.