Governo Letta, processo Cucchi, Turchia: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Giugno 2013 - 09:07 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Governo e Pd, affondo di Renzi. Il Corriere della Sera: “Il sindaco di Firenze rompe ancora un po’ gli indugi sulla candidatura a segretario del Pd: «Se c’è bisogno di me me lo diranno i sindaci, i militanti. Persone che stimo molto mi consigliavano di non farlo; ora però si vanno convincendo anche loro». Segno che lui, Matteo Renzi, è già convinto. E lo è altrettanto nel criticare il governo: «Le riforme? La prima cosa è la legge elettorale e invece la si vuol mettere ultima. I saggi? Quando la politica non vuole risolvere le cose fa una commissione». Ma Letta: «Il mio esecutivo durerà tutta la legislatura».”

«Italia, perse 32 mila imprese» Squinzi: ce la possiamo fare. L’articolo a firma di Roberto Bagnoli:

“Distrutto il 15% dell’industria manifatturiera. Scomparse 32 mila imprese e 539 mila posti di lavoro. Un credit crunch che solo dal 2011 vale 26 miliardi di euro. La Confindustria presenta il conto della crisi senza precedenti che dal 2007 ha messo in ginocchio il Paese ma non per questo perde la speranza di una ripresa. «Nonostante queste cifre che possono diventare ancora peggiori se non invertiamo subito la rotta, ce la possiamo fare». Non perde il suo ottimismo da imprenditore il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e, chiudendo la presentazione dell’edizione di giugno di «Scenari industriali», ricorda che l’Italia resta pur sempre il settimo Paese più industrializzato del mondo e il secondo d’Europa. La sfida dunque resta la crescita e Squinzi ha voluto far propria la frase usata dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco quando, nelle sue considerazioni finali di settimana scorsa, ha osservato che «non si costruisce niente sulla difesa delle rendite e del proprio particolare».”

Operai in corteo, carica della polizia. Ferito alla testa il sindaco di Terni. L’articolo a firma di Fabrizio Caccia:

“«Dimissioni, dimissioni», il coro dei lavoratori si alza sotto le finestre della Prefettura di Terni. È quasi mezzogiorno, la manifestazione è finita male, i poliziotti dei Reparti Celere venuti da Roma e da Firenze hanno caricato con i manganelli il corteo degli operai dell’acciaieria ternana per ben due volte alla stazione ferroviaria. I poliziotti avevano l’ordine di impedire che i manifestanti occupassero, seppure simbolicamente e per pochi minuti, i binari. Fa niente se a quell’ora era previsto solo un treno per Spoleto: gli ordini sono ordini. E giù botte. Il sindaco Leopoldo Di Girolamo e un caporeparto della fabbrica siderurgica, coinvolti negli scontri mentre tentavano di mediare, sono finiti dritti all’ospedale. Poliziotti contro operai, un mercoledì da dimenticare. Durissimo il presidente del Consiglio, Enrico Letta: «Stamattina è successo un fatto grave, ho parlato con il sindaco e mi sono scusato con lui. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha già mandato un’ispezione per capire cosa è successo. Perché non dovrà più accadere. Non faremo sconti a nessuno». Il senatore democratico Gianluca Rossi, anche lui in prima fila nel momento delle cariche della polizia, ha presentato un’interrogazione urgente. Martedì prossimo a Terni si torna in piazza per il futuro dell’acciaieria, un milione e 200 mila tonnellate prodotte ogni anno, «una ricchezza pari al 20 per cento del Pil di tutta l’Umbria», racconta l’ex sindaco Paolo Raffaelli. L’acciaieria Ast, un tempo ThyssenKrupp, oggi è in mano ai finlandesi di Outokumpu, che però non sembrano più convinti sul da farsi, perciò si rischia la paralisi produttiva.”

Letta: il mio esecutivo finirà la legislatura. L’articolo a firma di Monica Guerzoni:

“Sorridente, pacato, solo un filo teso all’inizio, Letta affronta i nodi delle larghe intese. I processi di Berlusconi non sembrano preoccuparlo più di tanto: «Io non ho paura degli effetti di eventi esterni sul lavoro del governo, anzi sono stupito dell’armonia e del lavoro di squadra, i ministri non litigano come nei governi precedenti…». Ma se il Cavaliere venisse condannato? «La magistratura è autonoma, farà le sue scelte. Punto». Il Berlusconi che dice «la guerra civile è finita» però non lo convince, è un’espressione «un po’ troppo forte». Quanto al governo il presidente ammette di non avere la bacchetta magica: «I cittadini chiedono fatti concreti e una politica che gli incasini meno la vita». Un tocco di giovanilismo lessicale, che torna quando la Gruber gli chiede di Obama: «È molto cool — risponde Letta —. Gli invidio altre cose, ma non la possibilità di stampare moneta». Evitare lo scatto dell’Iva a luglio sarà difficile, perché la decisione «è stata assunta precedentemente». Ma il governo cercherà di «fare qualcosa perché l’aumento sarebbe un segnale negativo», magari con una «differenziazione di beni e prodotti». Il dilemma è scegliere tra il rilancio dei consumi e la battaglia contro la disoccupazione giovanile, un tema al quale Letta ha legato la vocazione del suo governo: «Su questo ci giochiamo tutto, spero che i leader europei capiscano che se i giovani non lavorano l’intera fiducia viene meno». L’era della sola austerità è finita, il rigore dei conti non basta più e l’obiettivo è strappare risorse per la crescita. A Bruxelles, il 27 giugno, vuole andarci con in tasca il piano nazionale per il lavoro giovanile del ministro Giovannini e un «piano europeo» con quattro firme in calce: Italia, Germania, Francia e Spagna. Un passaggio col quale sogna di cancellare quella «vergogna» che è «un Paese con il 38% di giovani disoccupati».”

Renzi: segretario e sindaco non sono ruoli incompatibili. L’articolo a firma di Aldo Cazzullo:

“Matteo Renzi fatica a camminare tra la stazione e la metropolitana di Brescia, tutti tentano di fermarlo, qualcuno ha scritto a mano su foglietti di carta: «Renzi segretario». «È così dappertutto. Sono stato in posti dove non è andato nessuno: prima in Friuli per la Serracchiani, poi a Treviso, Vicenza, San Donà di Piave, Villafranca. Visti i risultati dei nostri candidati sindaci, mi sono convinto che il Pd può vincere ovunque, anche in Veneto, anche qui in Lombardia. La nostra gente ci chiede soprattutto questo: stavolta fateci vincere davvero. Perché noi non abbiamo mai davvero vinto: nel ’96 facemmo la desistenza che provocò poi la caduta di Prodi; nel 2006 arrivammo primi con 24 mila voti mettendo insieme Turigliatto e Mastella, Luxuria e Lamberto Dini; stavolta abbiamo mancato un gol a porta vuota. Noi dobbiamo dare una risposta alla nostra gente, agli emiliani che sono stati i primi a dire no a Marini, ai bersaniani che in queste ore mi chiedono: Matteo ora basta, ci stai o no?».

Appunto: ci sta o no? Si candiderà alle primarie per la segreteria del Pd?

«Dipende dal Pd, non da me. Se riusciamo a uscire dalla palude, a imporre i nostri temi, la nostra gente capirà il governo con il Pdl. Se tiriamo a campare, se ci facciamo dettare l’agenda da Berlusconi, se non riusciamo a fare le riforme, allora…».

Le pare che le riforme siano partite bene?

«La prima cosa dovrebbe essere la legge elettorale. Invece vedo che la si vuol mettere per ultima. È sbagliato. È l’idea che “il problema è ben un altro” che porta a non far niente. Se non si trova un accordo sul sistema elettorale, mi pare difficile che lo si trovi su tutta la riforma dello Stato».

La vedo scettico.

«Sento che si parla di saggi, di commissioni. Ma non occorre un saggio per dire ad esempio che la burocrazia italiana è da rifare; te lo dice anche uno scemo. Quando la politica non vuole risolvere le cose, fa una commissione. Invece bisognerebbe chiudersi in una stanza e decidere».

Quindi lei è a un passo dalla candidatura.

«Io mi sono stancato di passare per il monello in cerca di un posto, il ragazzo tarantolato con la passione del potere. Sono l’unico che non si è seduto su nessuna poltrona ed è rimasto dov’era prima. Se c’è bisogno di me, me lo diranno i sindaci, i militanti. Persone che stimo molto, mi consigliavano di non farlo; ora però si vanno convincendo anche loro. Di sicuro, se succede, non sarà come l’altra volta una campagna improvvisata, per quanto bella. C’è bisogno di una squadra ben definita».”

Epifani: “Berlusconi garantisca due anni di vita al governo”. La Stampa: “Guglielmo Epifani, in un’intervista a La Stampa, indica la strada che porta alle riforme. «Berlusconi dovrebbe garantire una stabilità di due anni al governo», afferma il leader Pd che poi avverte: «Il presidenzialismo non diventi una bandiera». Poi si sofferma sulle tensioni interne al partito: «Renzi segretario non sarebbe un problema». Il Cavaliere: la guerra civile è finita. Enrico Letta: possiamo anche durare tutta la legislatura.”

Soltanto i medici colpevoli della morte di Stefano Cucchi. L’articolo a firma di Grazia Longo:

“Sono lunghe sette ore. Non tanto per quei quattrocentoventi minuti che sembrano non finire mai, quanto per il groviglio dei pensieri che tormenta la famiglia di Stefano Cucchi, geometra, morto nel 2009 a 31 anni dopo le botte e la denutrizione, a sei giorni di distanza dall’arresto per detenzione di sostanze stupefacenti. L’ansia dei genitori e della sorella è palpabile, evidente. Più passa il tempo, più c’è la sensazione che quella della Corte sarà una sentenza che farà discutere. E così è stato: condanne miti, ieri pomeriggio, per i sei medici, assoluzione piena degli infermieri e per «insufficienza di prove» degli agenti di polizia penitenziaria. È inevitabile: il verdetto si trascina dietro lacrime, dolore e quel grido di «assassini, assassini, non è giusto» che riecheggia con un suono metallico nell’aula bunker del carcere di Rebibbia dove si è svolto il processo. Al pronunciamento della III Corte d’Assise di Roma presieduta da Evelina Canale, non manca neppure lo strascico di polemiche politiche . E alla rabbia della sorella, dei genitori di Stefano e di tutti quelli che si sono presentati con gli striscioni in loro solidarietà, si aggiunge l’amarezza della procura di Roma che aveva chiesto condanne per tutti e 12 gli imputati e che probabilmente ricorrerà in appello . «L’assoluzione dei tre agenti penitenziari – dice il pm Vincenzo Barba – non ci lascia soddisfatti e sarà oggetto di nostra valutazione».”

Da Gezi Parki all’assalto al potere. Le 7 notti che sconvolsero Istanbul. L’articolo a firma di Marta Ottaviani:

“La protesta partita quasi in sordina, per difendere i 600 alberi del Gezi Parki, in piazza Taksim si è allargata a tutto il Paese. Dopo sette notti e sette giorni di scontri le vittime sono già tre, tutte tra i dimostranti, migliaia i feriti. La rivolta e la censura corrono sul web. Dopo l’attacco del premier a Twitter, 24 persone sono state arrestate a Smirne, roccaforte laica, proprio per aver postato un messaggio, che secondo alcuni quotidiani turchi avrebbe «incitato a disordini e fatti di propaganda». La polizia ne sta cercando altre 14, mentre il Chp, il Partito repubblicano del popolo, all’opposizione e di orientamento laico, ha fatto sapere che interverrà nella questione. Caos anche per i siti ufficiali. Ieri il quotidiano Hurriyet ha riportato che Anonymous, che nei giorni scorsi aveva appoggiato la rivolta di Gezi Parki, ha hackerato il sito della presidenza del Consiglio. La protesta femminile è una delle parti integranti del movimento. E un gruppo di donne ha pensato di reinventarla. Per dare un messaggio di pace, in contrasto con la violenza perpetrata dalla polizia a danno dei manifestanti, una ventina di signore hanno steso i loro tappetini nei viali del parco, all’ombra degli alberi per i quali stanno lottando, e si sono messe a fare yoga. Gli affari sono affari, anche in tempo di protesta.”

Quell’assurdo errore di Andrea: il papà perfetto tutto lavoro e famiglia. L’articolo a firma di Fabio Poletti:

“Prima che la cornetta del telefono toccasse terra Andrea A. era già per le scale. Al diavolo il lavoro, i documenti per la gara d’appalto da consegnare assolutamente entro le sette, i capi che stressano come sempre, al diavolo tutto. Ma quella corsa del manager sempre in corsa stavolta è servita a niente. Suo figlio Luca, due anni e due giorni appena, era già morto nel seggiolino messo dietro alla Citroen Picasso. Morto forse da quattro ore anche se ci vorrà l’autopsia per dirlo con esattezza perché il corpicino nell’auto parcheggiata al sole scottava ancora, 42 gradi almeno. «Quando ha capito quello che aveva fatto ci siamo messi in sette a tenerlo fermo…», racconta il capitano dei carabinieri di Piacenza Rocco Papaleo, l’inchiesta aperta per dovere, l’accusa di omicidio colposo come prevede il codice, ma zero dubbi che non sia stata una di quelle cose che capitano in quelle giornate quando va tutto storto. «Non ci ho dormito la notte pensando a quel padre…», racconta il capitano, che non è nemmeno riuscito a interrogare il giovane manager sedato in ospedale e controllato a vista perché non si sa mai.”

Raccolta fondi. Vucinic & Co. in vetrina: un tesoro per il mercato. E Tevez apre alla Juve. L’articolo a firma di Gianluca Oddenino:

“La Juve di Conte, bi-campione d’Italia, ha blindato solo Vidal e Pogba: loro non si muovono, e di offerte da capogiro ne sono già arrivate, mentre tutti gli altri possono partire se dovesse maturare l’offerta giusta. È il caso di Marchisio, ma è soprattutto dall’attacco che l’ad Marotta spera di poter ricavare il tesoretto per dare l’assalto ai top player Higuain, Jovetic e Tevez senza andare troppo in rosso. Se Matri e Quagliarella sono praticamente degli esuberi per questa nuova Juve, la situazione di Vucinic è molto più delicata. Il montenegrino è un punto fermo nell’undici titolare, ma ha mercato e il suo cartellino può fruttare almeno 20 milioni di euro. Il Tottenham si è già mosso per ingaggiare l’ex romanista, ma dovrà fare i conti con la concorrenza del Manchester United. Gli inglesi, orfani di Ferguson e presto anche di Rooney, hanno da poco messo gli occhi su Vucinic e l’ipotesi non dispiace all’attaccante, che non ha mai nascosto la voglia di giocare in Premier League. Il sacrificio di Vucinic, ingaggiato due estati fa, aiuterebbe a finanziare l’ingaggio di Higuain, anche se l’ipotesi Tevez si sta rafforzando: il giocatore ha dato la priorità alla Juve, ma deve liberarsi dal Manchester City.”