Graziano Delrio fuori dal Giglio Magico di Renzi: Franco Bechis, Libero

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Settembre 2014 - 19:33 OLTRE 6 MESI FA
Graziano Delrio fuori dal Giglio Magico di Renzi: Franco Bechis, Libero

Graziano Delrio con Matteo Renzi (LaPresse)

ROMA – “Non c’è più posto per Graziano Delrio nel Giglio Magico di Matteo Renzi“, scrive Franco Bechis su Libero, arrivando a ipotizzare addirittura che un feeling non ci sia mai stato, che i problemi siano iniziati addirittura a febbraio, nella prima settimana del governo Renzi.

E pensare che in quel governo Delrio doveva avere una posizione ancora più di primo piano rispetto al sottosegretariato alla presidenza che gli è stato poi dato. Se non fosse stato per il veto di Napolitano, Renzi aveva intenzione di nominare l’ex sindaco di Reggio Emilia Ministro dell’Economia, ruolo poi assegnato a Pier Carlo Padoan. Ma, racconta Bechis, al neo premier non piacque la mossa di quello che fino a quel momento era accreditato come il suo “braccio destro”:

“Renzi sostiene con i suoi più stretti collaboratori che appena arrivato a palazzo Delrio gli ha fatto trovare impacchettato senza preavviso Mauro Bonaretti, il nuovo segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri. Quando lo dice con occhi sgranati a dire il vero nemmeno i fedelissimi credono a Matteo: figurati se quella nomina non l’avete concordata insieme. Però capiscono che questa accusa probabilmente esagerata al suo primo sottosegretario è segno di una rottura ormai inevitabile fra i due.

Il premier ha iniziato prima ad escludere Bonaretti da qualsiasi decisione di palazzo, poi – escludendolo da ogni decisione politica e strategica presa solo con il conforto del caminetto del Giglio magico – ha confinato con sempre maggiore evidenza Delrio alla sua delega sui fondi di sviluppo e coesione (lì l’ex sindaco di Reggio Emilia si è applicato molto, ma la materia è tecnica e lui non ha preparazione specifica).

Il destino di Delrio è ormai segnato. Il primo a saperlo è il diretto interessato: quando ai primi di settembre il grande capo gli ha concesso qualche giorno di vacanza, il sottosegretario si è confidato con gli amici più stretti: «Non ce la faccio più, mi sembra di essere passato sotto una schiacciasassi. Sono sfinito, vorrei tornare a fare il medico». La coppia è destinata a sciogliersi in tempi probabilmente brevi. Forse – come si dice – l’occasione potrebbe venire dal rimpasto che obbligatoriamente dovrà esserci dopo la nomina di Federica Mogherini a Lady Pesc. Ma non è escluso che la separazione possa essere più definitiva, anche se sul piano personale i rapporti fra i due non hanno avuto scossoni evidenti. Delrio per altro si è stufato anche delle continue voci circolate all’interno del Giglio magico di sostituti pronti a rilevare la sua poltrona.

Per qualche mese quello in pectore doveva essere il presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini. Poi – dopo le sue dimissioni da governatore della Emilia Romagna – si è fatta più insistente la candidatura di Vasco Errani. Bassanini per altro è stato una meteora all’improvviso scomparsa nel cielo dell’estate romana. Per lunghe settimane sembrava un appendice di palazzo Chigi. Ogni tre per due era lì a trovare Renzi, a fare riunioni sul celere pagamento alle imprese dei crediti che vantavano con la pubblica amministrazione. Poi non è chiaro cosa sia successo: se ci sia stata qualche divergenza tecnica, se Bassanini fosse stufo di attendere la realizzazione di quella delicata slide presentata subito dal premier e mai realizzata, se ci sia stato un diverbio esplicito fra i due. Fatto sta che da metà giugno in poi il presidente della Cassa depositi e prestiti non è stato più notato da quelle parti.

Uscito un consigliere economico dalla porta, ne è entrato un altro dalla finestra. In modo più furbo però: si vede poco a palazzo Chigi, e il rapporto con il premier è assai più discreto basandosi su lunghe telefonate e continui sms (il modo più utilizzato da Renzi per i colloqui). La nuova star è di vecchissimo conio: Vincenzo Visco, già ministro del Tesoro e delle Finanze nei vari governi dell’Ulivo, più noto ai contribuenti italiani come «Dracula», per la particolare propensione a succhiare il sangue dei contribuenti mostrata in azione. Più che comprensibile che Renzi tenga riservata questa collaborazione non formale: non fa conquistare punti paradiso nell’elettorato. Però il premier con Visco si consiglia, e non poco. Gli chiede un parere su qualsiasi cosa arrivi dal ministero dell’Economia e anche su proposte che poi quei gufacci dovranno istituzionalmente vistare.

I consigli di Visco sono il vero antidoto contro quello che Renzi considera il suo nemico numero uno all’interno della burocrazia: il capo di gabinetto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Roberto Garofoli. Renzi non lo può sopportare per più di un motivo: primo perchè Garofoli è cresciuto vicino a Massimo D’Alema. Secondo perchè era segretario generale di palazzo Chigi con il suo non amato predecessore, Enrico Letta (e negli incontri comuni l’esperienza di Garofoli pesa, mettendo spesso in imbarazzo i tecnici che lo hanno sostituito, prima fra tutte l’ex vigilessa Antonella Manzione). Terzo, ma non ultimo motivo dell’antipatia: Garofoli è istituzionalmente preposto a dire sì o no ai provvedimenti del governo per la loro compatibilità con la finanza pubblica, e il no non è seconda scelta. Renzi non lo sopporta, ma contrariamente a quello che ha sempre detto, con i «burosauri» alla Garofoli (che ha lungo curriculum, ma è ancora giovane) fa buon viso a cattivo gioco, e quando è il caso tratta.

Ha stupito tutti quel che è accaduto in proposito il 13 giugno scorso. Quel giorno il Consiglio dei ministri doveva approvare il decreto semplificazione e crescita. Nel pacchetto c’era anche un decreto fiscale, quello sulla dichiarazione dei redditi pre-compilata. Durante il consiglio il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan chiese a Renzi davanti a tutti i ministri una cortesia molto poco protocollare: «Non è che fai una telefonata al mio capo di gabinetto Garofoli per fargli i complimenti per la collaborazione ricevuta e il buon prodotto ottenuto?». Renzi fece la telefonata in viva voce davanti a tutti i ministri allibiti. Poi ai suoi ha spiegato: «So che non ho fatto una cosa tanto protocollare, ma in cambio Padoan mi ha fatto passare la nomina di Rossella Orlandi alla Agenzia delle Entrate. Me l’aveva consigliata caldamente l’ex ministro Visco».