Graziano Delrio: “Tagli a incentivi e inefficienze sanitarie”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Aprile 2014 - 09:28 OLTRE 6 MESI FA
Graziano Delrio: "Tagli a incentivi e inefficienze sanitarie"

Graziano Delrio (LaPresse)

ROMA – Con le nomine delle grandi aziende pubbliche il governo si propone “una rivoluzione culturale” attraverso la promozione di manager uomini e donne in egual misura. “Una sostanziale parità di genere – annuncia il sottosegretario a Palazzo Chigi Graziano Delrio – per colmare un ritardo dell’Italia che è di almeno 30 anni”.

Oggi Matteo Renzi sceglierà i vertici di Eni, Enel, Finmeccanica e Poste. Ma questa è anche la settimana del decreto sul taglio dell’Irpef, gli 80 euro in busta paga da maggio, con le relative coperture.

 

L’intervista a Graziano Delrio a cura di Goffredo De Marchis su Repubblica:

Ce la farete a varare il decreto che taglia l’Irpef, i famosi 80 euro in busta paga, questa settimana?

«Sicuro».

Quindi è il momento in cui i 4,5 miliardi di spending review prenderanno corpo. Sono previsti tagli agli incentivi?

«Nel senso di quei settori che supportiamo in maniera inutile, ovvero dei settori parassitari, la risposta è sì. Ma noi miriamo a una spending che sia vera, cioè via i soldi a comparti totalmente improduttivi, ma niente tagli lineari a settori strategici o che servono all’economia italiana. Fare un serio risparmio sulla spesa pubblica sarà una grande fatica collettiva e tutti devono comprendere che ogni euro dello Stato speso male è un euro in meno che entra nelle tasche degli italiani. Saremo maniacali nel cercare questi sprechi. E non ci piegheremo ad alcun interesse di parte. Le lobby sono avvertite ».

Ma la sforbiciata su beni e servizi tocca i cittadini, non le lobby.

«Se dico taglio i beni e servizi, dalla sanità alla scuola, non voglio dire che tolgo la carta igienica ai bambini o che non compro un ecografo alla Asl. Sto parlando invece di Regioni, enti locali e Stato che hanno contratti di servizio da rivedere. Fino ad oggi il pubblico pagava a 380 giorni e il fornitore in pratica metteva una sovrattassa sul prezzo per compensare il ritardo. Noi adesso garantiamo il pagamento in 60-70 giorni, ma le aziende fornitrici firmeranno un nuovo patto con lo Stato rinegoziando le tariffe. Su 60-70 miliardi di forniture complessive, ci sono spazi dell’1 o 2 per cento di risparmi. Ossia, 1,4 miliardi. È più faticoso dei tagli lineari ma dobbiamo farlo».

Taglierete il trasporto pubblico?

«È un settore non all’altezza di un grande Paese. Per questo, si può fare molto di più di una riduzione degli incentivi su benzina e biglietti. Lo sforzo principale è che le aziende si aggreghino, trovino partner privati e rispettino costi standard che abbiamo già individuato».

Spariranno gli incentivi all’autotrasporto?

«Il tema è molto delicato. Per certi settori in difficoltà bisogna fare un discorso complessivo ».

Si parla di un taglio nella sanità di 1 o 2 miliardi. C’è una bella differenza.

«Abbiamo concluso l’analisi dei costi standard e si prevedono diversi miliardi di risparmio. Il ministro Lorenzin sta scrivendo il nuovo Patto della Salute e i risultati si avranno anche nel breve periodo».

Serviranno anche per gli 80 euro?

«Sì. La mia idea è che le Regioni dovrebbero essere orgogliose di rimettere i soldi in tasca ai loro cittadini riducendo le addizionali Irpef. Ne avranno un vantaggio politico. La maggiore efficienza si tradurrà in 1,5 miliardi di tagli nel 2015. Sono tagli non al sistema sanitario ma realizzati con il recupero di funzionalità. Le Regioni che sono già efficienti non devono temere nulla dalla spending. Le altre sì. Con loro useremo il bisturi, per restare in argomento. Non possiamo rimanere con settori della Pubblica amministrazione dove si pensa che la propria inefficienza verrà comunque pagata da altri. E le Regioni che faranno più progressi avranno l’impegno dello Stato ad aumentare i fondi comunitari per gli investimenti».

La minoranza del Pd annuncia battaglia sulle riforme e soprattutto sulla legge elettorale. È finita la tregua?

«Esistono opinioni differenti. La sinistra però ha perso le sue sfide per dividersi e guardarsi l’ombelico. Io ricordo la lezione dei grandi socialisti italiani come Camillo Prampolini: uniti si è tutto, divisi si è nulla. È giusto discutere, è folle riportare indietro il Pd ai contrasti intorno all’Ulivo e a Prodi».

Bersani dice che sono cambiati i rapporti di forza e non ci si può far imporre l’Italicum da Berlusconi. Non ha ragione?

«Non è così. Sarei molto più prudente nel dire facciamo da soli. Il centrodestra fece da solo con il Porcellum e ci siamo tenuti una norma incostituzionale per otto anni. Non è la legge migliore del mondo, ma nella scrittura delle regole il dialogo con l’opposizione è indispensabile».

La minoranza vuole tornare maggioranza.

«Auguri. È un’ambizione lecita quando si è sconfitti. L’ha avuta anche Renzi. L’importante è che non venga scalfita l’unità rispetto ai problemi del Paese, come fece Matteo durante la campagna elettorale. Forse il contributo di idee la minoranza poteva darlo in un giorno diverso dalla presentazione delle candidature per le Europee. Ma è più un problema di opportunità che di sostanza ».