Grillini low cost, non proprio tutti. Emiliano Liuzzi, Fatto Quotidiano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Marzo 2014 - 10:12 OLTRE 6 MESI FA
Grillini low cost, non proprio tutti. Emiliano Liuzzi, Fatto Quotidiano

Grillini low cost, non proprio tutti. Emiliano Liuzzi, Fatto Quotidiano

ROMA – “Questione di soldi. Di risparmio. E trasparenza. Scontrini, dicono alcuni giornali. Trasparenza, ribatte Beppe Grillo. Intanto è bene sgombrare il campo da ogni dubbio: con le dovute eccezioni i parlamentari del Movimento 5 stelle, tra stipendio e diaria, alla fine del mese spendono quasi la metà di un parlamentare di qualsiasi altro partito. E questo è grazie alla trasparenza: ogni spesa è dichiarata, messa al rendiconto, consultabile su internet. Tutti – una o due le eccezioni – restituiscono dai circa cinquemila euro dello stipendio 1800 euro. Nessuno inciampa su questo. Il punto, casomai, è la diaria che per ogni parlamentare ammonta a qualcosa come 10. 000 euro. E qui nascono le differenze” scrive Emiliano Liuzzi sul Fatto Quotidiano.

Ci sono quelli come Francesco Campanella e Lorenzo Battista, freschi di espulsione, che addirittura, nel mese di ottobre, hanno speso di più di quello che hanno ricevuto. Alta la voce delle collaborazioni, quella delle consulenze e la generica “altro”. Un problema che dal prossimo mese non si porrà: potranno fare l’uso che vogliono dei circa quindicimila euro netti che percepiscono ogni mese. E non è un dettaglio. “E ’ un’infamia dire che è per guadagno”, spiega un altro degli espulsi Louis Orellana. “Non volevamo uscire dal Movimento, siamo stati cacciati. Espulsi per un reato d’opinione”. Ma non è questo il punto che siamo ad affrontare. La questione è che Grillo, con il sistema della rendicontazione, ha dimostrato che tutti i parlamentari potrebbero guadagnare la metà dei soldi che percepiscono ogni mese.

Basta abbattere il costo dell’affitto, quello dei taxi, le spese telefoniche e dei collaboratori personali. A lungo termine sarebbe un 40 per cento che resta nelle casse dello Stato. “Non è questo il problema dell’Italia”, dicono la maggior parte degli uomini di governo e dei parlamentari. “E’ questione di principio, rispetto ed esempio”, spiegano i talebani penta-stellati. “Gesti simbolici, perché la politica è fatta anche di quelli se vogliamo riavvicinarci alla gente”, dicono altri ancora. LO STIPENDIO. Ogni parlamentare del Movimento 5 stelle riceve in media circa 5000 euro. Qui la decurtazione non viene messa in discussione: quasi tutti restituiscono 1800 euro, il 40 per cento, che finisce in un fondo destinato alle micro imprese. Dalla decurtazione dello stipendio non è sfuggito nessuno, anche perché era firmato in un accordo antecedente, cioè prima addirittura delle candidature. L’unico a opporsi in maniera palese è stato Alessio Tacconi: vive in Svizzera. Non gli è mai piaciuta la decurtazione anche se la fa. Ivan Catalano invece ha preferito la Caritas al fondo per le imprese. Ma lo stipendio non è la voce più importante sulla quale ogni parlamentare può contare. Anzi. La più piccola. Vanno aggiunti la diaria, che è il doppio, le missioni, le spese di viaggio e quelle telefoniche. LA DIARIA. Questa è la voce più importante. Una seconda busta che ogni mese contiene diecimila euro. Grillo, perché non sfuggisse di mano la situazione, ha scelto la strada più rapida: spendete quello che è necessario, ma giustificatelo. Quello che vi rimane finisce in un fondo che a fine anno verrà restituito”. E qui sono iniziati i problemi e soprattutto le discussioni. Sarebbe stata più facile la via che percorrono altri partiti: un forfait che viene devoluto ogni mese e finanzia la politica del proprio gruppo. Ma in questo sarebbe mancata la trasparenza: Grillo non vuole fondi per il Movimento, vuole semplicemente che le spese siano visibili agli elettori e rendicontate. Simboli, è vero. Ma è una scelta che li differenzia dagli altri. E allora cosa succede. Che alcuni spendono pochissimo, sono attenti e accantonano più soldi possibile. Altri fanno un ragionamento diverso: fare politica e farla bene ha un costo, per cui la diaria deve essere spesa per queste ragioni. I GRILLINI VIRTUOSI. Prendete Tatiana Basilio. Nel mese di ottobre ha ricevuto 10. 516 euro, ma ne ha spesi 1600. Tutto il resto tornerà indietro. La voce più evidente sono i 600 euro di vitto che divisi per 26 giorni vuol dire 23 euro al giorno. Niente. Si muove in metropolitana, qualche volta in auto. Ferdinando Alberti anche: dei 10. 000 ne ha spesi 3000. In affitto spende 1133 euro. Pochissimo. Niente in trasporti, zero auto, 460 euro per mangiare. Virtuosa è Roberta Lombardi (complice la sua residenza a Roma), ex capogruppo: dei quasi 8. 000 euro a disposizione ne ha spesi 2000, quasi tutti finiti ai collaboratori. Promossa anche Giulia Sarti: poteva spendere 10. 000, ne ha speso a ottobre solo la metà. Vivere low cost a Roma è possibile. Basta evitare i ristoranti da cento euro a testa, pagare un affitto sui mille euro, muoversi coi mezzi pubblici. GLI SPENDACCIONI. C’è anche chi, invece, la diaria l’ha spesa. Abbiamo detto di Campanella e Battista, tutti i soldi a disposizione. Come il senatore Fabrizio Bocchino, giusto per parlare di un altro espulso: 1700 euro in affitto, altri 1700 euro in taxi. E per un gruppo che conduce una battaglia sulle auto blu 1700 euro al mese in taxi sono troppi. O chi, come Massimo Artini, spende in affitto 3000 euro: non pochi. Sopra la media anche i rimborsi per il vitto di Paola Taverna, che a ottobre ha speso in pasti quasi 1200 euro. Ma anche gli emergentissimi Alessandro Di Battista, Roberto Fico, Luigi Di Maio, Vito Crimi. Tutto giustificato, e comunque meno rispetto agli altri. Anche e soprattutto perché hanno rinunciato anche al finanziamento pubblico, una quarantina di milioni di euro. Il totale fa una politica low cost. Lo dicono i numeri.