Hollande, Merkel, Fini e primarie Pd: la rassegna stampa

Pubblicato il 19 Ottobre 2012 - 09:03 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Hollande, Merkel, Gianfranco Fini e primarie Pd. La rassegna stampa di Blitz Quotidiano. La sfida Merkel-Hollande. Il Corriere della Sera: “Ma sulla vigilanza bancaria raggiunto un mini accordo”. Rottamatori e agitatori. Editoriale di Antonio Polito:

Per approfondire: Monti e Hollande contro Merkel: no al super-commissario europeo

“Lo psicodramma democratico delle primarie ha raggiunto l’acme, ma non la fine, con l’uscita di scena di D’Alema e Veltroni. Come in un romanzo popolare, ci sono tutti gli ingredienti che appassionano il grande pubblico: amicizia e odio, dolori e vendette, i figli che si ribellano ai padri, i tradimenti, le scenate di gelosia. È infatti uno show politico di grande successo: sarà un caso ma, da quando è cominciato, il Pd è perfino cresciuto nei sondaggi. 
Si conferma il carattere dirompente che può avere la sfida delle primarie, se vere e aperte: del resto la democrazia è stata inventata proprio per cambiare periodicamente le classi dirigenti senza spargimenti di sangue. Ma chi l’avrebbe mai detto che a mandare in pensione i due eredi del comunismo berlingueriano sarebbe stato un ragazzino democristiano? Per quanto a entrambi vada reso l’onore delle armi, è infatti evidente che nessuno dei due si sarebbe fatto da parte se non ci fosse stato il ciclone Renzi. Il quale, a sua volta, non ci sarebbe mai stato se insieme con Berlusconi non fosse caduto il Muro della Seconda Repubblica, rendendo obsoleti tutti i suoi protagonisti, vincitori e vinti”.

Così Bruxelles Potrebbe Dettare le Finanziarie ai Parlamenti. Il corrispondente da Bruxelles Luigi Offeddu:

“Si scrive «bilanci», si legge «debiti»: in tedesco «Schulden». Quando Angela Merkel chiede per la Ue il potere di veto sui bilanci dei governi nazionali, vuol dire questo: che Bruxelles deve legare le mani ai Paesi spreconi, cioè prevenire le loro valanghe di debiti pubblici, e che Berlino non vuol più rischiare di foraggiare le cicale. Cioè di condividerne il debito, addossandosi magari i futuri «eurobond», le obbligazioni garantite in comune dall’eurozona. Nella cantina europea è tedesca la botte più piena, ma molte botti intorno sono bucherellate, e collegate alla prima: Berlino vuole che si tappino i buchi, anzi che si blocchino i topi prima ancora che comincino a rodere”.

L’economia cinese rallenta Ancora e tutto il mondo trattiene il fiato. Articolo di Marco Del Corona:

“Vista dalla quasi immobilità, se non dalla marcia indietro, dei tassi di crescita dei Paesi europei, Italia compresa, quella della Cina tutto sembra tranne che una frenata. Eppure il più 7,4% del Pil da luglio a settembre è il settimo rallentamento trimestrale consecutivo della Repubblica Popolare, sotto l’obiettivo annuo indicato lo scorso marzo del premier Wen Jiabao davanti al Parlamento: una crescita che nel 2012 fosse almeno del 7,5%. A Pechino sono preoccupati”.

La Tobin Tax? Pagata dai risparmiatori. Articolo di Giuditta Marvelli:

Una fiocina per la caccia agli squali o un piombino per pescare sempre le stesse triglie? Nelle intenzioni del suo creatore, l’economista premio Nobel James Tobin, la Tobin tax è un freno all’eccessiva speculazione. Che ai tempi di Tobin (anni Ottanta) si esprimeva sul fronte valutario e che oggi viaggia, con moltiplicatori di ricchezza difficili da quantificare, su quello dei prodotti derivati. Quegli strumenti che hanno pian piano costruito gli eccessi della crisi in cui ci dibattiamo adesso. 
Ma la proposta di Tobin tax nazionale inserita nella legge di Stabilità — che anticipa un piano a livello europeo, in agenda per l’Ecofin di metà novembre — rischia di non imbrigliare nemmeno un po’ gli squali della speculazione e di mettere l’ennesimo piombino tra le branchie dei pesci piccoli”.

Europa, attacco alla Merkel. La Repubblica: “Scontro con Hollande sui bilanci”. Il Csm boccia il ddl anticorruzione “Un passo indietro incoerente pene lievi, così il sistema gira a vuoto”. Articolo di Liana Milella:

“Rischio di far lavorare a vuoto il sistema», detto della riforma delle pene per la corruzione. Questo, ma anche molto altro. Di fatto una stroncatura. Stavolta a fare il «grillo parlante — fastidioso animale polemicamente citato al Senato dal Guardasigilli Severino appena un giorno fa contro i suoi detrattori — è il Csm. Che finalmente, quando rischia di essere troppo tardi, piglia in mano il disegno di legge anti-corruzione e dice la sua. Un parere di sole otto pagine, perché ormai a palazzo dei Marescialli non vanno più di moda i rapporti monstre. Ma l’effetto, a ben vedere, è ancor più tranchant. Lunedì il testo sarà definitivamente votato nella commissione per le Riforme. Repubblica ne anticipa il contenuto”.

Risultati in frenata per Google dati diffusi in anticipo, il titolo crolla. Articolo di Angela Aquaro:
“Tutti giù per terra: il colosso del web perde il 20 per cento e a Wall Street torna la paura del flop hi tech. I dati di Google sono un disastro che si fotografa all’istante: sotto di un quinto i profitti, costi impennati del 71 per cento, giù del 15 per cento i guadagni sulla pubblicità. Ma a far crollare fin quasi al 10 per cento il valore delle azioni contribuisce anche la beffa che si aggiunge al danno. Sarà pure il colmo per la più grande azienda del mondo accusata di violare la nostra privacy ma Google è caduta così in basso anche perché stavolta qualcuno ha violato la sua pubblicando la trimestrale in anticipo e spingendo gli investitori allarmati a vendere, vendere, vendere. L’incredibile gaffe per la verità porta la firma di R. R. Donnelley, la società che pubblica i conti del gigante del web, e che ieri ha inoltrato alla Sec, cioè la Consob di Wall Street, i dati ancora incompleti, con tanto di dicicitura «aggiungere la dichiarazione di Larry Page», cioè l’amministratore delegato fra l’altro appena tornato in pubblico dopo una misteriosa malattia che gli aveva fatto perdere la voce.La trimestrale pubblicata di straforo indica ora una discesa dei profitti da 2.73 miliardi, cioè 8.33 dollari ad azione, a 2.18 miliardi, cioè 6.53 dollari ad azione”.
Il Giornale: “Fini scarica la moglie”. Signori, si cambia. Editoriale di Salvatore Tramontano:
È arrivato il momento per gli uomini del Pdl di guardarsi in faccia e fare due conti su quello che hanno fatto in questi lunghi me­si. Molti nel partito hanno chiesto a Berlu­sconi di fare un passo indietro, di lato, di eclissarsi per non disturbare o, semplicemente, di risolvere i lo­ro problemi. Pochi, però, hanno avuto la forza di chie­dersi cos­a potessero fare per il Pdl o il coraggio di stila­re un bilancio personale. Non si sono messi in discus­sione. Qualcuno ha fatto spallucce e ha sussurrato: tanto ci pensa lui, il Cavaliere. Altri si sono solo preoc­cupati di salvare la pelle, nel senso della poltrona, del posto sicuro, per continuare a vivacchiare di politi­ca, come hanno sempre fatto nella loro vita”.
La Stampa: “Ue: Italia completi lavoro”. L’autorità che serve all’Europa. Editoriale di Franco Bruni:
“Nell’intervista su La Stampa di ieri Hollande dice di voler veder in opera entro la fine dell’anno «tutto e nient’altro» quanto prefigurato nel Consiglio europeo del 28 giugno. In effetti le promesse di giugno sono state, per dirla con Barroso, «di portata eccezionale»: dal «patto per la crescita e l’occupazione» al progetto Van Rompuy, che vuol realizzare l’unione bancaria, integrare meglio le politiche economiche e di bilancio e accrescere la legittimazione democratica delle autorità europee”.