Il Fatto: “Nomine, la rivoluzione Renzi. Ruota tutto attorno all’Eni”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Marzo 2014 - 11:02 OLTRE 6 MESI FA
Il Fatto: "Nomine, la rivoluzione Renzi. Ruota tutto attorno all'Eni"

Renzi, nomine Eni, Enel, Poste…primo test. Valzer di poltrone o rottamazione

ROMA – Come rivelato ieri dal Fatto , Matteo Renzi ha deciso di cambiare tutti i vertici delle aziende partecipate dallo Stato, a cominciare dall’Eni.

Il diretto interessato, l’amministratore delegato Paolo Scaroni dice ai giornalisti che lo aspettano alla Camera dopo un’audizione: “Siete preoccupati per il mio futuro? Speravo foste preoccupati”. Come sopravviverà senza il Cane a sei zampe che guida da nove anni? “Benone, io sopravvivo sempre”.

Scrive Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano:

La lettera del Tesoro e della Cassa depositi e prestiti che impone a tutte le partecipate di cambiare lo statuto per stabilire l’ineleggibilità o la decadenza per chi è condannato o rinviato a giudizio per reati tipo corruzione è stata il colpo finale: Scaroni è indagato per corruzione internazionale per presunte tangenti pagate dalla controllata Saipem. Una conferma con l’ipotesi di trovarsi nel giro di pochi mesi a votare in assemblea sulla sua decadenza dopo un eventuale rinvio a giudizio (che Scaroni, ripete spesso, è sicuro non arriverà mai) è ancora più improbabile.

DOPO NOVE anni al vertice del più potente gruppo italiano, Scaroni sarebbe disposto ad accettare anche un passaggio alla presidenza, libera ora che Giuseppe Recchi è candidato alla poltrona più alta di Telecom. Ma Scaroni non è più temuto e intoccabile come è stato in questi anni: ieri un segnale chiaro è arrivato dal Corriere della Sera. In prima pagina c’era un lungo articolo di Milena Gabanelli sulla gestione dell’Eni il cui senso è: Scaroni ha fallito e se ne deve andare. Cattiveria aggiuntiva: sul sito del Corriere c’è il link all’inchiesta di Report sull’Eni per la quale l’azienda ha fatto una querela da 25 milioni di euro.

Al ministero del Tesoro Pier Carlo Padoan si muove con cautela e aspetta i risultati del lavoro delle due società di cacciatori di teste che stanno vagliando i candidati. Per l’Eni la lista di nomi è lunghissima: tre ex manager Eni come Leonardo Maugeri (oggi negli Usa e giovane, non ancora cinquantenne), l’ex capo azienda di Saipem Stefano Cao, già candidato alla guida dell’Eni prima di Scaroni. Ma ci sono anche l’ex ad Franco Bernabé, ora libero dopo la fine dell’esperienza a Telecom, e Francesco Caio (mister Agenda digitale). Il nome a effetto potrebbe essere quello di Mario Greco, il celebrato amministratore delegato delle Generali che sarebbe entrato con discrezione nel totonomine forte di notevoli risultati di bilancio che gli consigliano di lasciare il colosso assicurativo ora che é all’apice. E, stando alle voci, ci sarebbe anche pronta la sostituzione: al suo posto a Trieste andrebbe Monica Mondardini, oggi amministratore delegato della Cir della famiglia De Benedetti alle prese con la crisi dell’azienda energetica Sorgenia. I renziani sono molto attivi, vogliono trasformare la stagione delle nomine in quella operazione di rinnovamento riuscita solo in parte con la scelta dei ministri. Ma c’é movimento anche sul fronte del centrodestra: per la prima volta non é piú Gianni Letta – che nel parastato ha costruito per decenni la vera base del suo potere – a trattare, ma Denis Verdini. Ancora non si capisce con quali risultati. Il berlusconiano (ma flessibile) Massimo Sarmi sembra destinato a lasciare le Poste, magari a uno tra Caio e Greco se restano fuori dall’Eni. In fondo ormai le Poste si occupano molto più di finanza e di assicurazioni che di consegnare lettere, ma hanno anche un’infrastruttura informatica imponente da sviluppare. Quindi sarebbe utile sia un manager assicurativo come Greco che un esperto di telecomunicazioni come Caio (…)