Il Fatto contro Monti: “Non disturbate i manovratori”. La Repubblica: “Scudo anti-spread, falchi sconfitti”

Pubblicato il 10 Luglio 2012 - 09:24 OLTRE 6 MESI FA

Vertice Ue, l’Italia e Draghi, presidente della Bce trattano le misure anti-Spread. Il Corriere della Sera: “Salva Stati, sfida sui tempi.” L’altro fronte dell’economia. Editoriale di Giuseppe De Rita:

Giannelli – Il Corriere della Sera

“Se si rilegge con calma il puntuto contrasto tra il presidente del Consiglio e quello di Confindustria, con i relativi immediati commenti (in particolare quello di Dario Di Vico sul Corriere di ieri) si capisce che siamo in presenza di un ritorno sulla ribalta di un nostro antico e irrisolto problema: la contrapposizione fra dimensione verticale e dimensione orizzontale della dinamica economica e sociopolitica. 
Monti è oggi l’interprete più accreditato della spinta verticale, forte del suo rapporto di vertice con i vertici della finanza internazionale e delle istituzioni europee; è propenso in Italia a concentrare il potere in poche sedi a forte tecnicalità (Banca d’Italia, Consip, Cassa depositi e prestiti, Inps). Resta fuori dalla sua sensibilità la dimensione orizzontale del nostro sviluppo garantita dalla molteplicità dei soggetti operanti sul territorio (Comuni, Province, Comunità montane, aziende sanitarie nell’immenso campo della piccola e piccolissima impresa e del lavoro autonomo).”

 

Roma e Parigi premono sulle misure anti-spread. Articolo di Ivo Caizzi:

“L’Eurogruppo dei 17 ministri finanziari ha iniziato il difficile compito di attuare gli accordi politici anti-crisi decisi nell’ultimo vertice dei capi di Stato e di governo. Ma, al di là di qualche passo in avanti, restano divisioni tra l’asse dei Paesi solidi del Nord (Germania, Finlandia e Olanda) e quelli del Sud in difficoltà (Spagna e Italia), appoggiati dalla Francia. La responsabile finlandese delle Finanze, Jutta Urpilainen, ha fatto capire il clima teso ammettendo «una mancanza di fiducia» tra i Paesi membri e che a Helsinki considerano la situazione molto preoccupante.”

Le scommesse sui fallimenti – Il Corriere della Sera

Perché l’Irlanda e la Romania adesso spuntano Tassi più Favorevoli dei Btp. L’approfondimento di Federico De Rosa:

“In Borsa spiegano che si tratta semplicemente del prezzo che paghiamo per restare agganciati alla moneta unica. No, non si tratta dell’Imu, della spending review o della riforma del lavoro. E’ il denaro che paghiamo di più. Più di tutti gli altri Paesi dell’euro, ad eccezione di Grecia e Spagna, e molto di più di quelli europei che però hanno conservato la propria valuta, come Lituania, Romania, Polonia. Anche l’Ungheria, che pure ha chiesto aiuti massicci a Bruxelles e ha un assetto politico che somiglia a una dittatura, oggi trova sul mercato denaro a un costo inferiore a quello dell’Italia. Il paradosso ieri è apparso di tutta evidenza quando a metà mattinata lo spread tra i Bond dell’Irlanda e i Bund tedeschi ha toccato quota 464 punti, scendendo 9 punti sotto il Btp decennale della Repubblica italiana, che nello stesso momento segnava 473 punti. L’Irlanda, per chi non lo ricorda, non è esattamente un partner virtuoso dell’Ue. Solo tre settimane fa Bruxelles è dovuta intervenire con una nuova tranche di aiuti per 2,3 miliardi, dopo averne concessi già per quasi 35 miliardi.”

 

Spinta ai partiti per tentare di uscire dall’immobilismo. La nota politica di Massimo Franco:

“Dovrebbe suonare come un richiamo naturale, dettato dal buonsenso; e teso a superare l’immobilismo di fatto che i partiti stanno mostrando in materia di riforma elettorale. Dalla lettera che ieri Giorgio Napolitano ha mandato ai presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, filtra la volontà di scuotere le forze politiche; e di trasferire al Parlamento il compito di raggiungere un compromesso che finora si è rivelato impossibile. In apparenza, il messaggio del capo dello Stato è stato accolto bene, e sta producendo effetti immediati e positivi. Eppure, dietro la disponibilità totale mostrata da Pd e Udc, e dietro il «sì» più articolato offerto dal Pdl, si coglie qualcosa di inespresso: quasi un filo di imbarazzo, se non di mal celata irritazione, per un’iniziativa che costringe gli interlocutori a scoprire un dialogo faticoso e segnato dalle diffidenze e dai veti.”

Scienza e tecnologia. Il galateo (eccessivo) ai tempi dei social network. Articolo di Maria Luisa Agnese:

“È qui la festa? Un tempo si entrava e se non si conosceva nessuno ci si rassegnava a fare tappezzeria; ora c’è il cellulare, salvifico compagno di viaggio, quasi un’escort sociale che, se la conversazione langue, ci sottrae alla solitudine e alla tappezzeria e ci mette in contatto con il mondo. Ma trasforma anche e parecchio la dinamica del party contemporaneo, dove ognuno si aggira con un cellulare in mano, dando notizie in diretta a chi non c’è (alla festa) di quel che sta succedendo (alla festa), scattando foto di chi c’è (alla festa) da pubblicare subito su Facebook e su Twitter, in modo che chi non è (alla festa) possa avere la sensazione di esserci. Ma obbligando la padrona di casa a slalom sociali e fisici impensabili fino a qualche tempo fa. Per non parlare dei problemi che possono sorgere quando avanzano i camerieri con le portate e non rimane un posto libero né sui tavoli né sui tavolini d’appoggio e neppure negli angoli delle librerie, tutti ormai occupati dai cellulari in libera uscita.”

Vertice Ue, la linea Monti per isolare Olanda e Finlandia. La Repubblica: “Scudo anti-Spread, falchi sconfitti. Male le borse, salgono i tassi.”

Politica italiana. L’ultimatum di Napolitano: “Subito la riforma in Parlamento. Appello di Giorgio Napolitano perché venga portato in Parlamento una proposta di legge elettorale da votare anche in maggioranza.”

Le proposte. Dal modello francese al modello delle province. Le alternative dei partiti al Porcellum:

“Pd – Premio di maggioranza alla coalizione ma su collegi e doppio turno di tratta. Pdl – Si punta sul sistema spagnolo. Previsto un bonus al primo partito. L’Udc – L’elettore scelga il candidato preferito. Seggi ripartiti con il proporzionale. Lega e Idv – I lumbard non cercano accordi. Di Pietro per l’indicazione del Premier”

Scudo anti-Spread. Il dossier di Ettore Livini:

“La cartella clinica del paziente Italia è impietosa: la febbre da spread – malgrado 25 vertici salva euro in 2 anni – resta altissima e ieri è tornata a quota 475.”

La prima pagina de Il Giornale

Affondo de Il Giornale contro la Rai: “L’azienda ha 10.190 dipendenti e un buco nel bilancio: quando si taglia?  E mentre gli eurocrati discutono del nulla, lo spread vola.” Editoriale di Vittorio Feltri:

Orientarsi è difficile, capi­re è impossibile: la Rai è l’emblema della sciatte­ria. Probabilmente non è una novi­tà: da anni qualcuno definisce questa azienda un carrozzone sul quale trovano posto i raccoman­dati da chi detiene il potere politi­co. Il quale potere politico cambia spesso colore, e a ogni cambia­mento che fa? Assume amici, pa­renti e affini. A forza di assumere, i dipendenti sono saliti a quota 10.190, a tempo pieno e indetermi­nato, vale a dire gente inamovibi­le. Nei secoli non si registra un so­lo licenziamento.”

Che disastro l’energia verde moltiplica solo i disoccupati . Editoriale di Riccardo Cascioli:

“In Germania è ancora un allar­me circoscritto a esperti e indu­striali, ma in Spagna siamo già alle rivolte di piazza, con i minatori che stanno marciando su Madrid e l’intera regione delle Asturie in tumulto. La conversione alla Gre­en economy sta già facendo vitti­me, come era facilmente prevedi­bile, e le vittime cominciano a ri­bellarsi. Domani a Madrid è previ­sto l’arrivo della «Marcia Nera», centinaia di minatori partiti un mese e mezzo fa dalle Asturie- do­ve è concentrata larga parte delle miniere di carbone – a cui si sono aggiunti per strada altri colleghi delle miniere di Leon e Palencia (dove si estrae il carbone di miglio­re qualità). É una protesta dura, con uno sciopero che dura da due mesi e ripetuti scontri con le forze dell’ordine, contro la decisione del governo Rajoy di tagliare del 63% i sussidi statali all’industria del carbone (l’unica risorsa ener­getica significativa prodotta in Spagna), che ammontano a 300 milioni di euro l’anno.”

Il Fatto Quotidiano contro le frasi di ieri pronunciate da Mario Monti: “Non disturbate i manovratori. Il presidente di Confindustria costretto a ritrattare le critiche al governo. Dopo i moniti del Quirinale su chi racconta le telefonate con Mancino, cresce l’insofferenza contro chi non si adegua.”

La Repubblica dei corazzieri. Editoriale di Antonio Padellaro:

“E così anche il presidente di Confindustria sta assaggiando il nodoso bastone del regime tecnico e dell’informazione unica. Reo di aver espresso qualche perplessità di troppo sui tagli del governo Monti, ieri mattina il povero Squinzi si è preso una bella ripassata dal Corriere e da Repubblica.”

Intervista di Davide De Vecchi a Umberto Bossi:

“Qui comando io, non Bobo Maroni. Lui in Lombardia? Faccia il segretario. Non è facile. Formigoni resta fino al 2013. Gli epurati nella Lega? Forse troppi, gli ho detto di scrivermi. Io e Berlusconi, se non cambiano la legge elettorale potremmo tornare.”

Spending review, negli ospedali 7 mila posti in meno già dal 2013. Europa e Corte dei Conti promuovono i tagli. La Stampa“Monti soddisfatto, l’Eurogruppo conferma le misure. Draghi: ridurre le tasse.”

Il fenomeno – La Stampa

Verso le Olimpiadi. Italia divisa (quasi) a metà Alle Olimpiadi sbarcano le pari opportunità. L’inchiesta di Giulia Zonca:

“Pochi o a scelta rigorosi, per stare in linea con il Paese: la spedizione italiana a Londra è smilza, 292 atleti convocati e bisogna tornare al 1988 (255) per trovare squadre più piccole. Certo non siamo in forma smagliante, ma nessuna comunità europea o olimpica potrà dirci che non abbiamo rispettato le regole. Abbiamo seguito ogni criterio di qualificazione, aderito a richieste di tempi e misure, censurato le deroghe per giovani di belle speranze arrivati a un soffio dai canoni stabiliti o vecchie glorie con ambizioni di gettone presenza.”

Spagna e la crisi. Iniesta, l’antidivo del calcio che ha salvato la sua città. Articolo di Gian Antonio Orighi:

“Iniesta non ha mai dimenticato che a 12 anni era povero in canna, con suo padre, ex bracciante, senza lavoro. Quando è stato ingaggiato dai Blaugrana nel 2000, invece di darsi alla bella vita e girare in Ferrari, ha cominciato a comprare le terre in cui lavorava il genitore. Ben 120 ettari che gli sono costati 14 milioni. Non solo: dopo 10 anni ha creato la sua cantina. E, soprattutto, ha diffuso lavoro in una delle zone più depresse del Paese, assumendo 22 suoi compaesani nella cantina, altri nelle sue due società immobiliari.”

Il Messaggero: “Europa divisa sullo scudo.” Riforma elettorale. Editoriale di Stefano Cappellini:

“Per i cittadini è spesso faticoso seguire il dibattito sulla legge elettorale. Il tema è ostico, specie quando si scende su un terreno di tecnicismi nel quale fanno fatica a orientarsi persino molti addetti ai lavori, o presunti tali. In più, la drammatica congiuntura economica rende complicato appassionarsi a una questione sì centrale – come testimonia il deciso intervento di ieri di Giorgio Napolitano – ma che non ha di suo la forza e il fascino per imporsi in cima alle priorità. Eppure, nell’affannosa discussione per superare il famigerato Porcellum, c’è almeno un elemento di chiara lettura e immediata spendibilità.”

Milito: Rivinciamo subito. La Gazzetta dello Sport: “L’argentino spiega: All’Inter non ci sono clan. E su Destro: Quando si allenava qui già si vedeva che era un grandissimo.”