Il Fatto: “Telecom addio, Enrico Letta affonda la norma anti-spagnoli”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Dicembre 2013 - 12:08 OLTRE 6 MESI FA
Il Fatto: "Telecom addio, Enrico Letta affonda la norma anti-Telefonica"

Telecom

ROMA – Il Governo si schiera: inammissibile l’emendamento Mucchetti (Pd) per costringere Telefonica a lanciare l’opa per il controllo. Renzi tace.

Scrivono Stefano Feltri e Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano:

Di Telecom ha parlato molto nella campagna per le primarie del Pd, ma ora Matteo Renzi tace mentre il governo Letta consegna ufficialmente l’azienda agli spagnoli. Il cavillo burocratico nasconde una precisa linea politica: il presidente di turno del Senato, il leghista Roberto Calderoli, giudica “improponibile per estraneità di materia” l’emendamento del senatore Pd Massimo Mucchetti che introduceva l’obbligo di Offerta pubblica di acquisto (cioè l’impegno a comprare tutte le azioni dei piccoli azionisti) a carico di chi acquisisce il controllo di fatto di un’azienda quotata, anche senza superare l’attuale soglia del 30 per cento. L’iniziativa era trasversale, partita da Mucchetti e da Altero Matteoli (Pdl, ora Forza Italia), era stata prima una mozione approvata a largo consenso e benedetta dall’esecutivo.

LETTA CONVINCE Mucchetti a non mettere l’emendamento nel decreto Imu, poi a non metterlo nella legge di Stabilità, promette che entrerà nel ma-xi-emendamento governativo, invece niente. E allora Mucchetti lo infila in un decreto per i conti pubblici di Roma, c’entra poco ma il Parlamento di solito non è schizzinoso. Questa volta sì. “Ha vinto il sistema”, diceva qualcuno nei corridoi di Palazzo Madama ieri. L’obbligo di Opa avrebbe costretto Telefónica a spendere alcuni miliardi invece che poche centinaia di milioni, complicando parecchio la vita agli azionisti di Telco (la holding di controllo del gruppo) che stanno vendendo a buon prezzo: Generali, Intesa Sanpaolo, Mediobanca. E anche Mediaset, potenziale concorrente sui contenuti, vede bene il passaggio agli spagnoli. Letta, se non a parole almeno nei fatti, si è schierato dalla parte di questi (potenti) interessi. Pare quindi “verosimile che il governo italiano abbia dato il suo consenso a un percorso con gli spagnoli che terminerà con la fusione per incorporazione del gruppo italiano dentro Telefonica”, scrive la Cgil in una nota che prevede “la fine di Telecom Italia a favore della costituzione di un gruppo di Tlc europeo che partirebbe con oltre 100 miliardi di debiti ed un interesse nullo ad investire in un mercato saturo come quello italiano”. Commenta Mucchetti: “Spero, ma non sono sicuro, che la Cgil sia troppo pessimista”.

Il gruppo spagnolo di Cesar Alierta però ha qualche ragione per preoccuparsi, nonostante la sconfitta di Mucchetti. Domani si tiene l’assemblea degli azionisti voluta dall’azionista di minoranza Marco Fossati (ha il 5 per cento) per ottenere la revoca del consiglio di amministrazione accusato di fare operazioni in conflitto di interesse (Telefónica e Telecom hanno business concorrenti in Brasile, l’Antitrust locale ha dato 18 mesi di tempo per uscire da Telco, la holding a monte di Telecom, o rinunciare al controllo della brasiliana Vivo). All’assemblea partecipa il 53,8 per cento del capitale, la holding Telco (Telefónica, Intesa, Generali e Mediobanca) ha il 22,4, ma ora che il fondo americano BlackRock ha comunicato di astenersi. Il colosso dell’investimento americano prima è stato redarguito dalla Consob per aver comunicato sollo alla Sec (la commissione che vigila su Wall Street) dia ver superato il 10 per cento di Telecom, poi ha smentito di averlo fatto, infine ieri ha certificato di essere al 10,16. Morale: se BlackRock si astiene, per Telco non è affatto scontato di avere la maggioranza. E Fossati, che conta sul 25 per cento dei consensi, potrebbe vincere, ottenendo la revoca del cda e complicando l’avanzata degli spagnoli (…)