Il Giornale: “Ora i debiti di Sorgenia fanno tremare le banche”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Dicembre 2013 - 10:31 OLTRE 6 MESI FA
Il Giornale: "Ora i debiti di Sorgenia fanno tremare le banche"

Carlo De Benedetti (LaPresse)

ROMA – I debiti di Sorgenia, la creatura di Rodolfo De Benedetti, figlio di Carlo De Benedetti, in profondo rosso gestionale e finanziario, sono ancora occasione di un attacco del Giornale di Berlusconi.

Sotto il titolo “I debiti dei De Benedetti fanno tremare le banche”, il Giornale prende spunto da una notizia che ha avuto poca eco sui giornali, la richiesta delle banche creditrici di una cifra fra 1,7 e 1,8 miliardi di euro che la Cir, la holding fondata da Carlo De Benedetti e ora interamente in mano ai figli e guidata con pieni poteri da Rodolfo De Benedetti metta nel capitale di Sorgenia la sua quota di un aumento di capitale da 600 milioni di euro il che vorrebbe dire poco più della metà della cifra richiesta, circa 324 milioni (il resto spetterebbe ai soci austriaci di Verbund, che di Sorgenia possiedono il 46%).

Marcello Zacché scrive sul Giornale che

“Le grandi banche italiane che hanno prestato a Sor­genia 1,8 miliardi di euro e che hanno appena concesso alla società elettrica il congela­mento delle scadenze fino al lu­glio del 2014, chiedono alla Cir, la holding della famiglia De Be­nedetti che controlla il 53% del­la società elettrica, di fare la sua parte. In pratica di partecipare a un aumento di capitale. I De Benedetti nicchiano perché hanno poca voglia di mettere mano alle casse della Cir e dun­que andare a toccare i 350 milioni netti che so­no arrivati dalla Fininvest do­po la sentenza della Cassazio­ne sul Lodo Mondadori.

Per questo la famiglia del­l’Ingegnere ha preso tempo, dando sì una vaga disponibili­tà, ma a due condizioni: la pri­ma è che anche gli austriaci di Verbund, soci al 45% di Sorge­nia, facciano lo stesso; la se­conda è che anche le ban­che­partecipi­no alla ricapi­talizzazione, un po’ sul mo­dello Alita­lia. La trattati­va è appena avviata e dun­que si vedrà.

Ma c’è da scommettere che non sarà agevole. Verbund, da quel che si capisce, non è affatto in­tenzionata a sborsare nuovi quattrini in Sorgenia, avendo negli anni già partecipato a co­stosi aumenti di capitale. Si pensi che nel 2008 gli austria­ci hanno investito 200 milioni in una ricapitalizzazione – al­lora equivalenti a una valuta­zione del gruppo di ben 3,3 mi­liardi – quando il valore di cari­co dell’intera partecipazione di maggioranza dei De Bene­detti nel gruppo Sorgenia è iscritta nel bilancio Cir del 2012 a soli 208 milioni. Insom­ma, è difficile che Verbund ab­bia molta voglia di seguire an­cora la famiglia dell’Ingegne­re (che come noto ha ceduto tutte le sue azioni Cir ai figli) su Sorgenia. Tanto che conti­nuano a circolare le voci di una richiesta degli austriaci di concordato preventivo.

Per le banche sarebbe un bel problema perché, a ben guardare, sul caso Sorgenia ri­schiano di perdere molti quat­trini. Ma chi è causa del suo mal…: come è stato possibile prestare 1,8 miliardi a un gruppo energetico che negli ultimi anni, sul picco di 2,5 mi­liardi di fatturato, non ha mai prodotto più di 200 milioni di margine operativo lordo (ebi­tda)? Nel piano appena pre­sentato alle banche, Sorgenia dichiara un ebitda di 110-120 milioni nel triennio prossi­mo, 2014-2016. Quindi anco­ra peggio dei margini passati. Il punto è che le banche pri­ma della crisi hanno erogato credito sulla base di stime di margini e ricavi rivelatesi poi completamente sballate (…)

E qui cade un altro asino: quali sono le garanzie che le banche hanno chiesto a Sor­genia per gli 1,8 miliardi fin qui prestati? Non è facile sco­prirlo per la privacy che cir­conda la clientela bancaria e questa operazione in partico­lare. Ma sembra che la mag­gior parte degli importi, come le analoghe operazioni di fi­nanziamento avvenute nel comparto energia prima del­la crisi economica, non aves­se altra garanzia che i flussi di cassa futuri. Da fonti finanzia­rie si apprende che non sono state date né azioni Cir, né azioni Sorgenia in pegno (…)