ROMA – “Dopo il via libera concesso dal Tribunale fallimentare di Roma – scrive Tommaso Rodano del Fatto Quotidiano – l’Unità è pronta a tornare in edicola. Potrebbe accadere in tempi stretti: forse già dalla data simbolica del 25 aprile. La notizia era attesa dal 1 ° agosto dello scorso anno, giorno in cui erano cessate le pubblicazioni del quotidiano fondato da Antonio Gramsci”.
L’articolo di Tommaso Rodano: Un’ottima notizia per il pluralismo dell’informazione italiana e per una testata storica, la fine di un incubo per una parte dei lavoratori del giornale. L’accordo tra il nuovo editore, Guido Veneziani, e il Comitato di redazione del quotidiano prevede infatti la riassunzione solo per alcuni dei giornalisti finiti in cassa integrazione straordinaria. Saranno 25 sui 56 totali della vecchia redazione, insieme a quattro poligrafici. L’INTESA è stata criticata dalla Federazione nazionale della stampa, il sindacato dei giornalisti e da diverse associazioni regionali di stampa, che hanno espresso “preoccupazione per le modalità che hanno portato all’accordo fra la Nie in liquidazione (la vecchia società di Matteo Fago, ndr) e l’Unità di Guido Veneziani” (…). Le regole, a volte non scritte ma sempre applicate a l’Unità come altrove, prevedono che se ne faccia carico l’azienda, ma la Nie era in liquidazione, solo ora è stata ammessa al concordato preventivo, e non ha pagato. Abbandonando dipendenti ed ex al proprio destino. Drammatico per loro ma anche per la libertà di informazione, specie se si considera che le testate in pericolo sono tante e che il nostro mestiere diventa quasi impossibile quando singoli professionisti si trovano a sopportare rischi propri dell’impresa editoriale. Alcune condanne sono già esecutive e i direttori e i cronisti coinvolti si ritrovano gli ufficiali giudiziari in casa. Letteralmente. Atti di precetto e pignoramenti di compensi e conti correnti, ma anche delle abitazioni in cui i giornalisti vivono: la prossima tappa, non così lontana, sarà la vendita all’asta degli immobili. Ai giornalisti i creditori non chiedono solo la loro parte ma anche quella, più consistente, dell’editore che non c’è più. Decine, a volte centinaia di migliaia di euro. E il contenzioso pendente è ragguardevole, poco meno di un milione (…).