Imu, lavoro, Juventus campione: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Maggio 2013 - 09:46 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Berlusconi contro Letta: ricatto continuo sull’Imu. Il Fatto Quotidiano: “Mentre il governo pensa a un decreto per sospendere la rata di giugno, con il sì dell’M5S, il Caimano attacca: fiducia se la tassa scompare. Il premier: scuola, sanità e cultura non si toccano.”

Imu e Convenzione, B. torna a ringhiare. L’articolo a firma di Sara Nicoli:

“Insomma, ancora Berlusconi protagonista del gioco politico del governo e delle riforme. Come sempre per puro tornaconto personale. L’Imu è stata la promessa fatta agli elettori e vuole portarla a termine. A qualunque costo. “E’ così, ma non per puntiglio – ha detto ieri mattina di buonora al Tg4 – è cosa buona e giusta non pagare l’Imu a giugno”. È negativa per l’economia, dice: “Produce negatività nelle famiglie che hanno incertezza sul loro futuro e consumano meno. È un’imposta che tocca il bene più sacro, il pilastro su cui ogni famiglia ha il diritto di costruire la sicurezza propria e dei figli. Andare a toccare la casa induce paura, timore nella psicologia delle famiglie; ciò comporta una negatività diffusa, per cui le famiglie cominciano ad avere incertezze, a consumare meno e a non investire più”. Dunque “Facciamo da parte dello Stato un atto riparatore, un atto di riappacificazione tra lo Stato e i cittadini, uno Stato che riconosce di avere sbagliato e che rende quanto richiesto ai cittadini con una tassa ingiusta e dannosa per tutta l’economia”.”

Pd, quella poltrona per due. L’articolo a firma di Luca De Carolis:

“Raccontano che una delle sue più grandi soddisfazioni fu l’assemblea dei giovani comunisti a Rimini, nell’estate pre-scioglimento. Si temeva una spaccatura rumorosa tra occhettiani e ingraiani, e invece i giovani discussero e ascoltarono, disciplinati. Nel dicembre successivo, congresso a Pesaro e fine della Fgci. La storia di Cuperlo continua nella Sinistra Giovanile del Pds, di cui è segretario sino al 1992. Poi, il triestino che ama la letteratura americana (il preferito è Joe Lansdale) entra nella direzione del Pds, e diventa dalemiano. È un consigliere molto dietro le quinte, che legge e scrive (anche) per l’ex premier. Comunque atipico, tanto da guadagnarsi l’etichetta di “diversamente dalemiano”: differente dagli altri pasdaran del leader come Claudio Velardi, arcigno capo segreteria, e Fabrizio Rondolino, responsabile della comunicazione, autore di un romanzo erotico. Niente facce feroci o sfregamenti su carta invece per Cuperlo: che, incredibile per un dalemiano, si guadagna la fama di uomo facile al sorriso e alla battuta. Responsabile comunicazione Ds, uno dei primissimi politici con un blog, diventa deputato nel 2006. Due anni dopo è in corsa per la segreteria assieme a un altro ex Fgci, Nicola Zingaretti. Cuperlo commenta parafrasando Groucho Marx: “Non vorrei mai stare in un partito che avesse tra i suoi leader uno come me”. Non fa per nulla ridere nel gennaio 2009, quando si astiene, assieme ad altri 25 democratici, sulla mozione che chiedeva le dimissioni dell’allora sottosegretario Nicola Cosentino, accusato da sei pentiti di rapporti con la camorra. Cosentivo si salva, anche grazie a Cuperlo. Cortese ma testardo, di quelli che non cambiano idea. Oratore ricercato, con i suoi discorsi talvolta da comitato centrale. Se c’è da difendere la linea e D’Alema, morde volentieri. Dieci anni fa attaccava l’Unità di Furio Colombo. “

“Su Roma le mani di mafia e Casamonica”. L’articolo a firma di Alessandro Ferrucci:

“Tre settimane. Anzi, poco meno. Poi urne aperte, liste dei candidati appese, l’ansia del risultato, l’incertezza del voto. È avanti Gianni Alemanno, no, Ignazio Marino ce la fa. Attenzione ad Alfio Marchini. Eppoi Marcello De Vito, chissà. Bene, questa è la prospettiva ufficiale. Passiamo alla ufficiosa, per capire chi comanda realmente sul piano criminale. Lo abbiamo chiesto a un investigatore, attualmente impegnato nella sicurezza di una multinazionale. In questi ultimi decenni ha visto, vissuto, annusato, indagato. Svelato. Lui sa, sa talmente tanto da essere costretto all’anonimato. “Vogliamo partire da un’immagine?”. Perché no. “Poco tempo fa si è sposato uno dei rampolli Casamonica e la famiglia ha prenotato uno dei più lussuosi alberghi di Roma: 450 euro a invitato per cinquecento presenti. A lei la cifra finale”. Presto fatto: 225mila euro. Non male per chi, negli anni Settanta, si spacciava come giostraio. Diciamo che le origini sono ampiamente superate, nonostante abitino in periferia, la Romanina, dove ancora oggi i loro cavalli girano liberi tra i palazzi. Vede, tutti sanno di loro, da decenni, eppure nessuno fa niente, se non alcune operazioni spot. Sono persone pericolosissime, impunite. Ma non le uniche”. E qui abbassa la voce. Richiama la memoria, sembra far ordine. “A Fontana di Trevi abita il boss della mafia su Roma, viene da una famiglia di pescivendoli. Era l’uomo di Pippo Calò, nonostante i processi è ancora libero. Il nome? Lasci perdere, è meglio. Le dico solo che alla fine degli anni Ottanta gli hanno sequestrato sette ville in Costa Smeralda”. Cosa nostra. Ma non solo.”

«Niente tagli a cultura e ricerca». Il Corriere della Sera: “«Mi dimetterò se saranno necessari tagli alla cultura e alla ricerca». Il premier Enrico Letta promette la riduzione delle tasse sul lavoro e dice: «I giovani sono la priorità». E sulla richiesta di Berlusconi di abolire l’Imu sulla prima casa o il Pdl toglierà la fiducia, Letta annuncia: va superata.”

Letta: l’Imu va superata. Subito la nuova legge elettorale. L’articolo a firma di Lorenzo Fuccaro:

“Dopo il tour nelle capitali europee, dice il premier, «sono tornato con qualche elemento di fiducia in più. Ho detto che l’Italia non vuole sbracare. Vuole mantenere gli impegni presi ma non possiamo più accettare che l’Europa sia solo tagli, tasse e austerità». Ed è appunto in questo contesto che il presidente del consiglio intende spendersi in Europa, impegnandosi affinché si lanci «un grande piano, non astratto, per favorire il lavoro dei giovani. Bisogna che i capi di governo dell’Unione nel vertice di maggio si accordino su questo. Se i milioni di giovani europei disoccupati che scappano dall’Europa vedono che si fa qualcosa per loro possiamo forse evitare che la disoccupazione continui ad avvitarsi». Per parte nostra, promette, «noi non chiederemo di fare nuovi debiti perché l’Italia ne ha fatti troppi in passato e li pagano le giovani generazioni. Io, a nome di una generazione penalizzata, penso di dovermi prendere un impegno: mai più debiti. La logica di fare debiti è sbagliata». In Italia tale impegno si deve realizzare, questo è il suo proposito, attraverso «l’abbassamento delle tasse sul lavoro dei giovani neoassunti. Se non diamo occupazione ai giovani le nostre famiglie entrano in una fase recessiva senza uscita». Letta si mostra cautamente fiducioso, tanto da dire che «le insidie non arriveranno dai partiti ma dai problemi del Paese che sono esplosivi».”

Lavoro, quattro mosse per sbloccare le assunzioni. L’articolo a firma di Roberto Bagnoli:

“La mancanza di lavoro è l’emergenza nazionale. E al più presto il governo interverrà per modificare alcune norme troppo rigide della riforma Fornero, per abbassare le imposte sul lavoro in modo da favorire non solo il potere d’acquisto e stimolare i consumi ma anche l’occupazione. I cantieri che da oggi verranno aperti presso il ministero del Lavoro, guidato da Enrico Giovannini, in tandem con il dicastero del Tesoro di Fabrizio Saccomanni sono quattro: il primo riguarda la revisione del famoso «cuneo fiscale» per abbassare il costo complessivo del lavoro; il secondo il mondo dei contratti a termine; il terzo l’apprendistato e il quarto il capitolo della previdenza. Come ha osservato il sottosegretario al Lavoro e grande esperto di contratti, Carlo Dell’Aringa, «occorre intervenire con misure ad hoc perché si è arrivati a livelli di disoccupazione socialmente pericolosi».”

L’era della Juve. L’articolo a firma di Roberto Perrone:

“«I campioni siamo noi». C’è un’aria carica di pioggia appena trattenuta quando gli steward depongono sul cerchio di centrocampo, come un sudario festoso, lo scudetto di tela con il numero 31. Se n’è andata, però, tutta la protesta antisistema, anti Federazione, anti carte ufficiali, per cui è il 29. Ormai esiste, semplicemente, una doppia contabilità, quella ufficiale e quella para amigos y aficionados. E poi qui a casa Juventus, è da un anno che tutti sono entrati passando sotto le tre stelle e il numero 30, che ora diventerà 31. Per la Juve è così. Punto. Questo è lo stadio dei primi e dei forti, qui i conti si fanno diversamente, qui i conti si fanno con Antonio Conte. E si vede. L’allenatore si sbraccia per caricare una squadra che procede ormai a spallate, dopo sette vittorie consecutive: qui raggiunge l’ottava contro il Palermo grazie, oltre alle spinte dell’allenatore, anche a una spintarella di Donati a Vucinic che, al 14′ del secondo tempo, consente a Vidal di trasformare il (generoso) rigore dello scudetto, il rigore del decimo gol in campionato del «Guerrero», capocannoniere bianconero. È uno scudetto con una volata frenetica: Madama vuole chiudere subito contro un avversario rivitalizzato dal Sannino 2, che non perde da cinque giornate. Il logorio del doppio conteggio, del doppio scudetto, di una lunga stagione cominciata sotto la pioggia il 25 agosto (2-0 al Parma) e appesantita dai mesi travagliati senza Conte in panchina, si sente già da qualche domenica.”