Imu e Saccomanni, scontro Letta-Renzi, Travaglio/Berlusconi: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Agosto 2013 - 08:23 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Saccomanni riapre il caso Imu.” Una replica troppo lunga. Editoriale di Giovanni Berlardelli:

“Lo scontro politico tra i due alleati-nemici Pd e Pdl sembra assomigliare sempre più a certe rappresentazioni teatrali che riescono a tenere il palcoscenico per anni. Il Paese si trova infatti ad assistere (con sempre maggiore stanchezza) a una sorta di pièce politica sempre identica, i cui protagonisti sembrano voler replicare in eterno la nostra ventennale «guerra civile fredda», con la totale incomunicabilità fra centrodestra e centrosinistra che l’ha caratterizzata. Un centrodestra e un centrosinistra che, al di là del «minimo sindacale» cui li obbliga la comune presenza nel governo Letta, non riescono a condividere nulla l’uno delle valutazioni dell’altro, e per questo rischiano di fare affermazioni sbagliate anche quando dicono cose sicuramente giuste.
Non è forse giusto, anzi quasi ovvio, quel che ha dichiarato al Corriere il segretario del Pd Epifani a proposito del rispetto della legalità come fondamento dello Stato democratico? Se viene meno infatti il principio secondo il quale le sentenze definitive si devono applicare non solo salta l’eguaglianza tra i cittadini, ma viene meno qualunque forma di convivenza civile. Ciò non elimina ovviamente la libertà di criticare una sentenza che si ritenga ingiusta, come ad esempio ha fatto per anni una parte dell’opinione pubblica (prevalentemente di sinistra) sulla vicenda di Adriano Sofri e come ora fa il Pdl nel caso del suo leader Berlusconi. Quel che forse manca nelle dichiarazioni del segretario Epifani, quel che rende parziale la sua affermazione sul principio di legalità da rispettare, è l’assenza di qualunque minimo riconoscimento di ciò che il centrodestra sostiene da tempo riguardo alla magistratura. Mi riferisco non certo alle un po’ surreali accuse berlusconiane alle toghe rosse, quanto al fatto che esiste effettivamente nel Paese uno squilibrio di potere tra la magistratura e la politica, conseguenza del modo in cui collassò la prima Repubblica. Qualcuno a sinistra (ad esempio Claudia Mancina su Europa) ne parla come di cosa ovvia. Ma per il segretario del Pd e per gran parte del suo partito il tema sembra ancora tabù.”

Scontro sulle primarie. Letta-Renzi, è gelo. Articolo di Monica Guerzoni:

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“Lo scenario che Enrico Letta evoca per contenere l’insofferenza dei democratici è forse il più indigeribile per i vertici del Pd, come per quelli del Pdl: se il governo cade si torna a votare e, con questa legge elettorale, non c’è altra strada che «nuove larghe intese». Il presidente del Consiglio parla alla direzione del suo partito e fa capire che non assisterà in silenzio alle manovre di chi vuole logorarlo, sfinirlo, costringerlo a deludere le attese.
Non c’è dunque alternativa al suo governo, è il messaggio di Letta. Senza credibilità e senza stabilità l’Italia rischia di disperdere i primi, timidi segnali di ripresa e il ruolo del Pd è fondamentale: «Non mi farò distrarre, il mio impegno è sulle politiche. Se viene meno l’unità del Pd in questo momento di sfilacciamento, il sistema rischia di venire giù». Una richiesta di «agibilità politica», che vuol dire lealtà, fedeltà e niente colpi bassi. E poiché anche Letta è pronto a tutto, pronto anche a staccar lui la spina, rilancia l’urgenza di cambiare il Porcellum in quella «finestra» che si aprirà a ottobre.”

L’ordine di Berlusconi: attaccate sull’economia L’idea: urne in autunno. Scrive Tommaso Labate:

“L’ordine di scuderia è netto. E l’«attaccate Saccomanni» arriva direttamente da Arcore. Accompagnato da un messaggio chiaro, indirizzato ai gruppi dirigenti del partito: «Se Enrico Letta dice che lui non governa a tutti i costi, facciamogli sapere che questo vale anche per noi. Senza l’abolizione dell’Imu, il governo salta subito».
Quasi non gli pare vero, a Silvio Berlusconi, il passaggio della relazione dei saggi di via XX Settembre in cui l’abolizione dell’Imu, il punto programmatico del Pdl che il Cavaliere ha trasformato nel «suo» cavallo di battaglia, viene associata agli aggettivi «sconsigliabile», «iniquo», «poco efficiente» e addirittura «regressivo». Di conseguenza, quando da Roma gli segnalano le frasi chiave del ministro dell’Economia, il Cavaliere decide per l’attacco ad alzo zero. «Attaccare Saccomanni», «attaccare il Pd».
Se non è la miccia in grado di innescare immediatamente la crisi di governo, poco ci manca. Anche perché, da quello che nel Pdl considerano «un autogol» di Saccomanni, Berlusconi è convinto di riuscire a capitalizzare un vantaggio nella partita per la famosa «agibilità politica» che si aspetta dal Quirinale dal giorno della condanna in Cassazione.”

La prima pagina de La Repubblica: “Imu, Saccomanni gela il Pdl.”

Il Fatto Quotidiano: “Cacciare B., non c’è fretta. Punire Esposito d’urgenza.”  Malcostume, mezzo gaudio, questo il titolo dell’editoriale di Marco Travaglio. “Riceviamo e volentieri pubblichiamo.” Ecco la lettera di un anonimo barista di Capri:

Caro Presidente Napolitano, sono un barista di Capri multato e denunciato dall’Agenzia delle Entrate per qualche scontrino non battuto nell’ultimo blitz del 2 agosto. Mentre gli agenti del fisco irrompevano nel mio locale, stavo leggendo le cronache sulla condanna di Silvio Berlusconi per una frode fiscale da 7 milioni di euro, residuo di un’evasione da 360 milioni di dollari falcidiata dalla prescrizione.

La Stampa: “Il Tesoro: iniquo abolire l’Imu.” L’impossibile gioco democratico. Editoriale di Roberto Toscano:

“È piuttosto imbarazzante – di quell’imbarazzo che in spagnolo si chiama verguenza ajena (vergogna altrui) – assistere agli equilibrismi logico-politici di coloro che, definendosi democratici, si sforzano di sostenere, in Egitto e nel mondo, che l’intervento militare non è stato un golpe, ma un atto sostanzialmente democratico teso non a interrompere ma a rilanciare la rivoluzione egiziana di due anni fa. In realtà sembra piuttosto azzardato affermare, come il Segretario di Stato Kerry ha fatto pochi giorni fa, che l’azione dei militari è tesa a «restaurare la democrazia». L’esperienza del governo Morsi è stata certamente disastrosa: incompetenza economica, settarismo politico, tendenze illiberali, spinte islamiste radicali di fatto tollerate. Ma basta questo giudizio a giustificare un colpo di Stato?”

L’intervista di Mario Calabresi a Emma Bonino:

“Ci troviamo in una fase molto delicata, e la mia non è una frase standard, perché ovviamente non sfugge a nessuno che tutto avviene non solo in una condizione di grande complessità ma anche in un’area in cui cambiano continuamente i soggetti che controllano il terreno. È appena finito il Ramadan e alcune situazioni, che potrebbero influire anche sulla situazione di Quirico, si stanno muovendo.”

Stretta del governo I mariti violenti allontanati da casa. Scrive Flavia Amabile:

“Enrico Letta è orgoglioso del provvedimento che prevede una stretta contro la violenza sulle donne e in particolare in famiglia e lo annuncia con un tweet di buon’ora ieri mattina. Gli operatori del settore, invece, sono contenti delle nuove misure ma per nulla soddisfatti. Per gran parte di loro si tratta solo del primo passo. Le novità varate ieri dal Consiglio dei ministri sono molte. Vengono previsti inasprimenti delle pene (di un terzo) se alla violenza assiste un minore, la cosiddetta violenza assistita. Pene più severe anche se il delitto di violenza sessuale è consumato ai danni di donne in stato di gravidanza o se il fatto è consumato ai danni del coniuge, anche divorziato o separato, o dal partner. Un secondo tipo di misure riguarda il delitto di stalking. Aumentano le aggravanti, estese anche ai fatti commessi dal coniuge e a quelli perpetrati da chiunque con strumenti informatici o telematici. Ci sarà l’arresto obbligatorio per chi verrà colto in flagranza. Viene introdotta la querela irrevocabile. Una misura che secondo il ministro della Giustizia Cancellieri è «importante, perché in passato spesso le donne per difendere i figli rinunciavano alla denuncia».”

“Ebetino”, “demagogo”: Grillo-Renzi e la sfida per i voti anti-sistema. Articolo di Jacopo Iacoboni:

“In questi mesi Grillo di Renzi ha detto e ancor più, probabilmente, pensato molte cose non sempre le stesse – così come Renzi di Grillo. La verità è che i due – animali politici come forse non ce ne sono altri, al momento – sanno di trovarsi oggettivamente in una qualche concorrenza, che presto apparirà evidente. E si allenano. Ecco il motivo sostanziale per cui il fondatore del Movimento cinque stelle è destinato a scontrarsi con l’«ebetino di Firenze». Perché proprio ieri? L’altro ieri Renzi alla festa del Pd l’aveva attaccato dicendo «è Beppe Grillo il principale sponsor del governo a larghe intese, ha paura di far cambiare le cose». L’aveva anche irriso, «Tabacci, quello dei nostri che alle primarie ha preso meno voti, ha preso più voti di tutti i candidati del M5S». E Grillo se n’è abbastanza infastidito, e gli ha ricordato che le colpe della palude in cui siamo risalgono ai 101 «franchi tiratori del pdmenoelle che hanno affossato Prodi, i principali artefici della situazione attuale del Paese». Sono loro ad aver «consegnato l’Italia a Berlusconi, che con Prodi avrebbe avuto vita dura».”

Il Giornale: “Gli altarini del giudice.” L’autogol della giustizia. Editoriale di Vittorio Feltri:

L’ imbarazzo si taglia a fette. Lo ha de­scritto efficacemente, sulla Stam­pa , Francesco Grignetti che, a tem­pesta in corso, ha fatto un salto al Pa­lazzaccio, avvicinando vari colleghi di Antonio Esposito, presidente della seconda sezione pena­le della Suprema Corte di Cassazione, cui si deve la conferma della condanna definitiva di Silvio Berlusconi: 4 anni di reclusione per frode fiscale. L’umore dei magistrati è nero. Essi parlano mal­volentieri dell’argomento del giorno: la chiac­chierata fatta da ’o presidente con un giornalista, registrata su nastro, mandata in Rete, trasmessa addirittura sulle tivù nazionali e apparsa – sotto forma d’intervista – sul Mattino di Napoli.
Esposito, del quale s’era già occupato anche Il Giornale con un paio di pezzi di Stefano Lorenzet­to, che ne rivelavano alcuni comportamenti de­ontologicamente assai discutibili, si affanna a tentare di dimostrare l’innocenza delle proprie valutazioni sul fatto che il Cavaliere «non potes­se non sapere » le porcherie di Mediaset. Ma lo fa con risultati poco convincenti, almeno finora. Egli sostiene che parlava in generale e non si rife­riva in particolare all’ex premier. Si dà però il ca­so che la conversazione vertesse in modo specifi­co sulla clamorosa sentenza riguardante il lea­der del centrodestra.”

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