Interrogatorio Claudio Scajola: “Io, Chiara Rizzo e il latitante”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Giugno 2014 - 08:55 OLTRE 6 MESI FA
Interrogatorio Claudio Scajola: "Io, Chiara Rizzo e il latitante"

Claudio Scajola (LaPresse)

ROMA – “Se avessi parlato più chiaro non ci sarebbe tutta questa roba qua. Pensavo di non fare niente di male…. Usavo un linguaggio che ha creato solo casino”. È un lungo interrogatorio quello di Claudio Scajola sentito dai sostituti Giuseppe Lombardo e Francesco Curcio.

L’ex ministro, accusato di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, ricercato per una condanna definitiva a 5 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, ha parlato per diverse ore durante le quali ha smentito l’esistenza di un reale piano per spostare Matacena da Dubai a Beirut. Ecco le sue parole.

Scrive Giuseppe Baldessarro su Repubblica:

«Non ho mai fatto affari con nessuno perché non ne sono capace. L’ultima volta che ho comprato una casa ho fatto un casino (il riferimento è alla casa acquistata al Colosseo, per il quale è stato processato e assolto in primo grado, ndr ). E poi vado a fare affari con loro… La mia preoccupazione era sempre quella la grandissima difficoltà economica che mi pareva di arguire avesse Chiara Rizzo, la moglie di Amedeo Matacena. Lei era una donna sola, indifesa, scossa, incasinata: io volevo che facesse una vita normale, che non sfasciasse la famiglia e che arrivasse
il marito».

Nelle telefonate di Scajola si fa spesso riferimento ad una “scelta” che doveva fare la moglie di Matacena, che gli inquirenti decifrano come la scelta del trasferimento del marito da Dubai a Beirut. L’ex ministro la spiega così: «Fui molto duro nel dirle che il marito sarebbe dovuto venire qua. Avrebbe sofferto ma comunque il marito latitante è peggio che in prigione. Lei avrebbe potuto andare a visitarlo una volta la settimana. Lei avrebbe potuto cercarsi un lavoro. Io l’avrei aiutata come l’ho aiutata facendole dare una collaborazione. Diventò un po’ diverso (l’atteggiamento, ndr ) da parte mia dall’episodio scatenante della macchina perché non mi tornava, insomma una macchina del genere non è la macchina di una persona in difficoltà… ero perplesso».

Il riferimento è alla Porsche Cayenne che aveva la Rizzo — sulla targa della quale Scajola fece fare accertamenti dalla sua scorta — e che lei, nel suo interrogatorio, ha detto che le era stata regalata da Francesco Caltagirone Bellavista. Scajola diceva alla Rizzo: «Non ti voglio chiedere niente sei liberissima. Io ti dico che il modello di vita che devi scegliere può essere questo. Se ti vuoi scegliere un altro motivo di vita devi sapere a cosa vai incontro. A fine gennaio le dico in maniera chiara hai già scelto ed il discorso lo faccio quando ho colto questa vicenda della macchina ».

«Sulla vicenda della casa Roma davanti al Colosseo, sono politicamente morto. Mi sono dimesso dopo avere visto i giornali della mia parte politica che mi hanno ammazzato. Capivo che non ero difeso da nessuno. Andai da Berlusconi (dopo la sentenza di assoluzione, ndr) e gli dissi “Ti chiedo una cosa, voglio mettermi alla prova per vedere la mia gente cosa pensa di me, mi voglio candidare alle europee”. Era dicembre e lui mi dice “mi pare giusto”. Gli dico: “Se prendo una sventrata vuol dire che avevano ragione i tuoi giornali, se invece non prendo la sventrata vuol dire che l’opinione pubblica invece ha capito”».

«Non credevo che Berlusconi non mi mettesse in una lista di 21 persone dove eri scelto con le preferenze. Non immaginavo, non mi mettessero in lista dopo un’assoluzione con tutti quelli che erano in lista in Forza Italia. La mia preoccupazione era mi eleggeranno. Non immaginavo che qualcuno in FI pensasse: “Arriva questo in Fi che è un casino l’aveva organizzata bene al 30% dieci anni fa casomai riesce a rimetterlo in piedi meglio non averlo tra le balle”».

«Speziali aveva l’ambizione di fare il deputato. Tanto è vero che poi me lo esplicita e mi dice: “C’è mio zio (l’omonimo senatore del Pdl, ndr) che non si vuole più candidare e allora ci potrebbe essere opportunità che io vada al suo posto” ». Probabilmente Speziali aveva bisogno di fare vedere a Gemayel che gli poteva organizzare dei rapporti e che gli poteva far fare incontri facendogli un po’ da antenna. Nel contempo Gemayel poteva pensare che Speziali avesse entrature. Speziali mi disse che aveva incontrato diverse volte Dell’Utri. Io ho sempre arguito che lui (Speziali, ndr) per la sua candidatura dovesse cercare gli sponsor che poteva quindi anche Dell’Utri poteva essere utile. Forse dopo il casino di Dell’Utri, lui dice è tantissimo tempo che non lo vedevo ». Vincenzo Speziali è l’imprenditore calabrese che vive in Libano che, secondo l’accusa, si sarebbe mosso per far spostare Amedeo Matacena da Dubai, dove si trova, a Beirut e fargli avere l’asilo politico per sottrarlo all’estradizione (…)

Chiara Rizzo aveva una relazione con Francesco Bellavista Caltagirone, è lei stessa ad ammetterlo davanti ai magistrati. E di questa storia Scajola era geloso. Quando i magistrati gli chiedono se Scajola sapesse lei risponde: «Secondo me a lui questa cosa dava molto fastidio ». E ancora: «Io avevo paura di lui, io avevo paura perché questa cosa sembrava un’ossessione…». Una delle domande dei pm riguarda i rapporti, prima di Caltagirone con Scajola, e la Rizzo risponde in maniera non diretta: «Guardi io ho un rapporto con lui particolare con Scajola però non come pensa, ha immaginato… io so che è una persona che mi ha aiutato… e quindi probabilmente mi sentivo molto e… legata e non solo non volevo dispiacergli… si, lui mi corteggiava, però io ero un po’…».