Intervista Bersani a Repubblica, Renzi e Beppe Grillo: prime pagine e rassegna stampa

Pubblicato il 1 Marzo 2013 - 09:08 OLTRE 6 MESI FA

La Repubblica: “Bersani, il mio piano per governare”. L’intervista di Massimo Giannini:

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“Voglio ribaltare lo schema. Mercoledì prossimo in direzione mi assumerò la responsabilità di formalizzare la proposta di un governo di cambiamento, che segnali in modo netto il cambio di fase con sette-otto punti programmatici. Il primo tema è l’Europa. Voglio che il prossimo governo ponga una questione dirimente, di cui ho parlato al telefono con Hollande l’altroieri: l’austerità da sola ci porta al disastro. In sede europea, tutti devono mettersi in testa che il rientro dal debito e dal deficit è un tema che va spostato nel medio periodo: ora c’è un’altra urgenza assoluta, il lavoro. Il secondo tema è quello sociale. Il disagio è troppo forte, i comuni devono poter aprire sportelli di sostegno, bisogna sbloccare subito i pagamenti della PA alle imprese e introdurre sistemi universalistici negli ammortizzatori sociali. Il terzo tema è la democrazia. Il nuovo governo, immediatamente, deve dimezzare il numero dei parlamentari, abbattere gli stipendi al livello di quelli dei sindaci, varare leggi che regolino la vita dei partiti e non solo per i finanziamenti, che inaspriscano drasticamente le norme anti-corruzione e che regolino finalmente i conflitti di interessi. Ciascuno di questi punti si tradurrà in un specifico disegno di legge, che giorno dopo giorno farò pubblicare in rete già da giovedì mattina. Questo mi offrirà la gradevole opportunità di rilanciare anche qualche vecchia idea, come la creazione di un ministero per lo Sviluppo Sostenibile, visto che l’economia verde deve essere il cuore del nuovo governo che ho in testa”.

Il volo del Papa che torna uomo “Sono solo un pellegrino all’inizio dell’ultima tappa”. Articolo di Vittorio Zucconi:

“Il miracolo di quanto è accaduto ieri a Roma, fra il distacco dell’Agusta Westland dell’Aereonautica italiana dal Vaticano alle 17.06 della sera e i neppure 120 secondi dell’ultimo saluto al mondo come Papa dal balconcino di un palazzetto nei Castelli Romani alle 17.30 sta nell’avere reso ordinario, banale, senza retorica, in fondo piccolo un evento enorme che cambierà la storia della Chiesa Cattolica. Non santo subito, ma uomo subito.
Da ieri sera alle ore 8, Joseph Ratzinger, ormai semplice «pellegrino» in viaggio «nell’ultimo tratto della vita», come ha detto lui stesso, vive nel piccolo studio nella residenza costruita dai Barberini sopra rovine di ville imperiali, illuminata dalla grande finestra sul lago Albano di Castelgandolfo, bello, scuro e un po’ malinconico come tutti i laghi vulcanici. Dorme nel letto singolo largo appena 75 centimetri, poco più di una branda, senza baldacchini né orpelli, in una stanza libera da sontuosi richiami martirologici, e senza neppure quelle piccole foto di famiglia, padre e madre, che Giovanni Paolo II portava sempre con sé in ogni spostamento. Ratzinger non ha album di famiglia. Forse per prepararsi alla cella che gli stanno imbiancando nel convento di suore in Vaticano dove andràa rinchiudersi”.

“Berlusconi mi ha corrotto con 3 milioni di euro per sabotare il governo Prodi”. L’inchiesta di Dario Del Porto e Conchita Sannino:

“Sette anni dopo l’insediamento nella primavera del 2006 di quella risicata maggioranza, all’alba di una nuova Repubblica, un parlamentare confessa di aver venduto la propria funzione. De Gregorio, eletto con l’Idv di Di Pietro e poi passato nel centrodestra proprio mentre diventa presidente della Commissione Difesa, fornisce le prove. Mette a verbale la verità: «Due milioni li ho avuti in nero, il resto come sostegno al mio movimento». Intermediario e “postino”: Valter Lavitola. E sottolinea: «Non mi voglio giustificare, so che è un reato». Ma «avevo debiti fino al collo». I pagamenti? «Avvenivano inesorabilmente, mese dopo mese». Dilazionati anche perché, secondo i magistrati, Berlusconi non si fidava. Soldi che, per uno strano giro, dai conti del senatore finiranno anche a gente di camorra. Ora Berlusconi è indagato dalla Procura di Napoli per corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Stessa
accusa per il senatore uscente De Gregorio, ormai in procinto di finire agli arresti domiciliari per la precedente indagine sui
finanziamentia L’Avanti!, e il faccendiere Valter Lavitola, in carcere da dieci mesi, che in una lettera rinfacciava all’ex premier il suo ruolo nella compravendita dei senatori. I pm Curcio, Milita, Piscitelli, Vanorio e Woodcock, coordinati dai procuratori aggiunti Cafiero de Raho e Greco, hanno trasmesso ieri al Parlamento la richiesta di perquisizione di una cassetta di sicurezza ritenuta riconducibile all’ex premier”.

La prima pagina de Il Corriere della Sera: “Napolitano a Berlino: rispettateci”.

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Il Fatto Quotidiano: “B. comprava senatori. Grandi intese con uno così?”. Grillo e il papello. Editoriale di Marco Travaglio:

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“Nessuno riesce a entrare nella testa di Grillo. Forse nemmeno Grillo. Difficile capire se prevalga la soddisfazione o la preoccupazione. Soddisfazione nel vedere i politici che l’hanno sempre schifato strisciare ai suoi piedi e implorarlo di salvarli con la fiducia. Preoccupazione per una politica allo sbando che rischia di far pagare ai cittadini l’ennesimo scotto della propria incapacità. Eppure, dai messaggi che l’ex comico invia tramite il blog e le interviste alla stampa estera, una cosa si può dire: l’Antipolitico fa politica più o meglio dei professionisti della politica. Il gioco di questi ultimi è chiarissimo: non avendo capito nulla di quanto sta accadendo, s’illudono di padroneggiare ancora la situazione ingabbiando gl’ingenui “grillini” in un governo minoritario che prometta di fare tutto ciò che chiedono, ottenendone la fiducia e poi torni alle pratiche consociative di sempre, ricattandoli con la minaccia del voto anticipato che ricadrebbe sulle loro spalle, con annesse accuse di sfascismo e irresponsabilità lanciate da stampa e tv di regime. Una trappola che somiglia al vecchio trucco del cerino: l’ultimo si brucia le dita”.

Il Giornale: “La vendetta dei pm trombati”. La lobby dell’inchiesta facile. Editoriale di Luca Fazzo:

Sarebbe facile dire:i giu­dici­ ce l’hanno con Ber­lusconi e ogni volta che lo vedono sull’orlo di cavarsela non resistono alla tentazione di mandargli un nuovo avviso di garanzia. Per qualcuno di loro sarà anche co­sì. Ma la costanza e la puntuali­tà con cui si aprono i nuovi fron­ti giudiziari per il Cavaliere sembra funzionale anche a un’esigenza più generale del­l’apparato giudiziario, per co­me lo abbiamo conosciuto in questi vent’anni. Ed è una esi­genza sostanzialmente di auto­tutela. Il Berlusconi imputato permanente è funzionale a un modo di fare magistratura del tutto originale, rispetto ad altri Paesi ma anche rispetto alla sto­ria della giustizia italiana fino al 1992. Di fatto, l’emergenza permanente della caccia al Cai­mano rende inattaccabile la magistratura ed impraticabile qualunque tentativo di limitar­ne i poteri. Fin quando esiste l’emergenza Berlusconi, qua­lunque ipotesi di intervento, anche la più blanda, viene con­siderata un favore al Grande Imputato, ed è quindi destina­ta a morire prima di nascere”.

Grillo, disgelo con il Colle. La Stampa: “Bersani irritato: basta battute. Il Capo dello Stato incontra la Merkel: l’Italia ha un governo, non è allo sbando”.

Thyssen, non fu omicidio volontario. Articolo di Alberto Gaino:

“Per opposte ragioni accusa e difesa faranno ricorso contro la sentenza d’appello sul terribile rogo nella notte del 6 dicembre 2007 che portò via le vite nel fuoco di Antonio Schiavone e, uno dopo l’altro, consumati dalle gravissime ustioni, di cinque suoi compagni di lavoro e del capoturno nello stabilimento torinese della ThyssenKrupp: Rocco Marzo, Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Rosario Rodinò, Bruno Santino e Roberto Scola. La loro morte si è tradotta in una delle più grandi tragedie sul lavoro degli ultimi decenni in Italia e anche per questo motivo il processo torinese è tornato sotto i riflettori nel giorno della sentenza, ieri, appena dopo che il presidente della Corte d’Assise d’appello ne ha letto il dispositivo introducendolo con le parole «in parziale riforma dell’appellata sentenza» che hanno anticipato di un soffio il senso della nuova decisione: sparisce la condanna per omicidio volontario con dolo eventuale a carico dell’allora amministratore delegato di ThyssenKrupp Italia, l’ingegnere tedesco Herald Hespenhahn”.

Tutta la comunicazione sarà in mano a Grillo Divieto di tv agli onorevoli. Articolo di Francesca Schianchi:

“Sono tutti agguerriti, perlopiù giovani, in gran parte laureati («il gruppo con la percentuale maggiore, l’88%», sottolinea Beppe Grillo dal suo blog). Ma tutti digiuni di pratica parlamentare. Qualcuno con le idee ancora un po’ confuse, come la neo-senatrice intervistata da «Un giorno da pecora» indecisa sul numero esatto di parlamentari da dimezzare. E così, perché la carica dei 163 eletti grillini arrivi allenata ai Palazzi, perché sappia addentrarsi nei loro meandri e impari a riconoscerne tranelli e astuzie, ecco che il «MoVimento» ha pensato a una full immersion di lezioni di diritto costituzionale. Si parla di sessanta ore di corso, che dovrebbero prendere il via lunedì 4 marzo: una specie di corso universitario intensivo, impostato da alcuni docenti dell’Università Luiss di Roma, che dovrà articolarsi su tre macrotemi: l’iter di approvazione delle leggi, il funzionamento del governo e alcuni principi sulla redazione di testi normativi”.

Kerry: “Fate presto e non demonizzate Beppe Grillo”. Scrive Paolo Mastrolilli:

“Fate presto, e non demonizzate il Movimento di Grillo. È’ la raccomandazione su cui hanno insistito di più il segretario di Stato americano Kerry e l’ambasciatore Thorne, negli incontri di ieri a Roma. Dopo il vertice sulla Siria Kerry è andato a Villa Taverna, residenza dell’ambasciatore, per un pranzo con diverse personalità politiche di vari schieramenti. Intorno al tavolo, cambiato dopo il risultato del voto, c’erano Romano Prodi, Massimo D’Alema, Angelino Alfano, Franco Frattini, i ministri Terzi, Di Paola e Moavero, e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Giuliano Amato e Gianni Letta, invitati, non sono venuti”.