Irpinia, incidente pullman; Berlusconi; Papa in Brasile: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Luglio 2013 - 09:03 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Strage sul pullman dei turisti. La Stampa: “Strage sul pullman che riportava decine di turisti da Telese Terme a Mugnano di Napoli. Oltre dieci vittime tra i circa cinquanta passeggeri, molti dei quali bambini, dopo che l’autista ha perso il controllo del mezzo ed è precipitato da un viadotto della Bari-Napoli, tamponando almeno quindici auto che lo precedevano. Agli occhi dei soccorritori si è presentata una scena apocalittica. * Il bilancio della tragedia è ancora provvisorio e potrebbe aggravarsi: i vigili del fuoco cercano passeggeri anche nei campi, nel timore che diversi di loro siano stati sbalzati fuori dal pullman al momento dell’incidente. Cinque bambini sono stati estratti vivi dalle lamiere accartocciate: portati in ospedale, le loro condizioni sono gravissime.”

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Berlusconi alza i toni, poi frena. L’articolo a firma di Amedeo La Mattina:

“Ieri tutto il giorno a villa San Martino con Francesca Pascale. «L’ultima domenica a piede libero», scherza Berlusconi, che questo pomeriggio Berlusconi arriverà a Roma . Non è escluso che a Palazzo Grazioli vedrà l’avvocato Coppi per gli ultimi ritocchi alla linea difensiva che dovrà essere sostenuta in Cassazione. Una cosa è sicura: l’avvocato si è molto arrabbiato del colloquio del Cavaliere con il direttore di Libero, Belpietro. Un colloquio che a quanto pare (ingenuamente?) Berlusconi non pensava venisse pubblicato, anche perché i toni erano quelli di uno che sfida i giudizi del Palazzaccio. «Non scappo, anche se condannato, non farò l’esule come fu costretto a fare Craxi, non accetterò i domiciliari o di essere affidato ai servizi sociali, come un criminale da rieducare; se mi condannano, se si assumono questa responsabilità, andrò in carcere». Toni che lui stesso aveva chiesto alle truppe di non usare, soprattutto ai rapaci del Pdl, per non innervosire i giudici, adottando la «linea Coppi». Il quale, ovviamente, quando ha letto lo sfogone del suo eccellente quanto particolare cliente si è messo le mani tra i capelli, pentito cento volte di non avere buttato la spugna.”

Pd, nuovi attacchi a Renzi Damiano: “Si sopravvaluta”. L’articolo a firma di Francesca Schianchi:

“«Riscopriamo l’arte del compromesso e dell’accordo», predica Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro, bersaniano alle ultime primarie, al suo partito fibrillante dopo la sofferta Direzione di venerdì scorso. Un Pd che si accinge a vivere una settimana campale, tra le discussioni interne sulle regole congressuali e l’attesa della sentenza della Cassazione su Berlusconi. Mentre domani dovrebbe arrivare il verdetto sull’avversario-alleato, mercoledì è in programma quello per così dire «interno», di una nuova Direzione del partito, sul congresso. Una competizione a cui potrebbe aggiungersi un altro concorrente: il leader radicale Marco Pannella ha fatto sapere che ci sta pensando, se provare di nuovo a correre per la segreteria. Prima degli aspiranti leader, però, le regole: quale mediazione possibile, dopo i malumori fortissimi provocati dalla proposta di far votare il segretario solo dagli iscritti e svolgere i congressi locali e regionali svincolandoli dalle candidature nazionali? «Credo che dovrebbe essere fissata come nuova regola la deroga votata l’anno scorso allo Statuto (quella che permette anche ad altri, oltre al segretario, di candidarsi alla premiership, ndr.)», propone il deputato lettiano Francesco Sanna, ipotesi già avanzata dal renziano Gentiloni e che potrebbe quindi mettere d’accordo perlomeno due pezzi importanti di Pd. Ma il punto dolente resta l’ampiezza della platea dei votanti. «La proposta di Epifani mi sembra sensata: lasciare il voto per il segretario a iscritti e aderenti», valuta ancora Sanna, che critica le tensioni della Direzione di venerdì, «ci sono stati falli di reazione, una drammatizzazione esagerata da parte di qualcuno, come Gentiloni o Scalfarotto: sembrava che tutte le sventure dell’umanità fossero da mettere in relazione al cambio dello Statuto…».”

“Giù le tasse subito o daremo voce alla protesta del Paese”. L’articolo a firma di Roberto Giovannini:

“Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, passiamo alla situazione economica del paese. Usciremo dalla crisi? «Non lo so. Io concordo con un commentatore come Panebianco quando dice che c’è un sistema di potere che difende uno status quo basato sullo spreco e sulla spesa pubblica. Un sistema che ha incamerato, nonostante tutte le promesse, i recuperi di gettito dall’evasione fiscale. Una spesa pubblica che non è fatta di stipendi o di “fannulloni”, ma di prebende per i politici, di appalti, convenzioni e concessioni manovrate da gruppi politicoeconomici. È un grumo che non si giustifica. Finche questa storia non cambia saremo schiacciati dalle tasse. E finché le tasse saranno così alte non usciremo dalla crisi».

Un sistema di potere, dice. «Un esempio? Giustamente si stanno pagando alle imprese i soldi dei beni e servizi acquistati dalle pubbliche amministrazioni. Ma nessuno si chiede in che modo e a che prezzi si acquistano quei beni e servizi. Pur sapendo che anche se gli acquisti centralizzati dalla Consip sono molto più convenienti, solo l’8% delle amministrazioni vi aderisce. E invece ci dicono che bisogna vendere Eni, Enel e Finmeccanica, che invece fanno reddito e prestigio. O si fa saltare questo blocco di potere, altrimenti è inevitabile che ci saranno rivolte e movimenti sociali. C’è troppo divario tra questo spreco continuo e le tantissime famiglie che non ce la fanno più».”

Il Papa dei record In tre milioni sulla spiaggia di Rio. L’articolo a firma di Giacomo Galeazzi:

“Francesco non vuole «cristiani inamidati» e tre milioni di giovani a Copacabana lo hanno preso in parola. «È la nostra settimana samba, nulla sarà più come prima», ripetono come una mantra dietro le transenne. «Provate ora a cancellarci», sorride Stefania, trentenne sarda arrivata dall’ostello di «Casa Italia» con dieci amici. Canti, ole, danze da far girare la testa agli sbigottiti capi di Stato (Dilma Rousseff, Cristina Kirchner, Evo Morales) mentre dal palco il Papa sprona i ragazzi ad abbattere l’immobilismo delle istituzioni e a cambiare la società. Ondate di entusiasmo in un oceano di 3 milioni di persone: più che al Capodanno quando tutta Rio si riversa sul litorale. I Bergoglioboys hanno battuto ogni record. Sulla spiaggia più famosa dell’America Latina non si era mai vista tanta gente. Ieri mattina Copacabana si è svegliata nello stesso modo in cui è andata a dormire sabato notte. E cioè un carnevale di colori e storie: un infinito serpentone di sacchi a pelo, zainetti, materassini, tende e teli di ogni tipo copre un chilometro di sabbia bianca.”

Egitto, gli islamisti: moriremo martiri. L’articolo a firma di Ibrahim Refat:

“È ancora braccio di ferro per il controllo delle piazze tra i Fratelli musulmani e il nuovo potere che li ha spodestati. Jehad Hadad, portavoce dei Fratelli musulmani, ha ribadito che le migliaia di sostenitori del deposto presidente Morsi non abbandoneranno mai il loro sit-in a piazza Rabaa el-Adawia al Cairo: «Ci vorranno settimane, forse un anno, ma noi resteremo là». Intanto il ministro degli Interni Mohammed Ibrahim è tornato sulla questione dello sgombero e ha invitato i partigiani di Morsi di tornare a casa, «pena il ricorso al pugno di ferro». A nessuno sfugge il dilemma in cui si dibattono i militari, comandati dal generale Abdel Fattah el-Sisi, capo dell’esercito, ministro della Difesa e vice primo ministro, che temono i costi in vite umane di tale operazione, e un’eventuale erosione di consensi tra i loro sostenitori, oltre che sul piano esterno.”

Pena confermata, annullamento o rinvio. L’articolo del Corriere della Sera a firma di Luigi Ferrarella:

“È tutta una questione di motivazioni: un po’ come un’atleta, anche una sentenza – quando entra sulla pista della Cassazione – passa in giudicato oppure precipita giù dal podio a seconda di quanto cinque componenti della Suprema Corte, giudici solo di legittimità e non più del merito della causa, trovino corretta la tenuta logico-giuridica delle motivazioni che in Appello la sorreggevano. Nel caso del processo Mediaset, che imputa a Silvio Berlusconi una superstite (alle tante prescrizioni già intervenute) frode fiscale di 7,3 milioni di euro nell’ammortamento nelle dichiarazioni dei redditi Mediaset 2002-2003 di diritti tv negoziati all’estero anni prima con il produttore americano-egiziano Frank Agrama, si parte da una «doppia conforme», cioè da due sentenze di merito che sia in Tribunale sia in Appello hanno inquadrato nello stesso modo la responsabilità dei fatti e l’entità della pena.”

Conti in rosso, tagli e fallimenti : il dissesto del trasporto locale. L’articolo del Corriere della Sera a firma di Valentina Santarpia:

“Le società del trasporto pubblico locale sono sull’orlo del precipizio. Dal 2010 hanno perso mezzo miliardo all’anno di finanziamenti, e ormai molte di loro sono al limite della sopravvivenza, con bilanci dissestati, debiti da appianare, servizi a singhiozzo, carrozzoni di personale difficile da ricollocare, indagini giudiziarie che le lambiscono o le travolgono. Tre società sono già fallite, in Campania. E l’Atac, l’azienda controllata dal Comune di Roma, travolta da 744 milioni di debiti, e con alle spalle uno scandalo con 8 indagati per 49 assunzioni sospette, ha il 40% degli autobus fermi. Ma una mossa devono darsela anche tutti gli altri. Le Regioni dovranno presentare entro ottobre un piano di riprogrammazione dei trasporti. Se non raggiungeranno obiettivi precisi, dal 2014 scatteranno le penalità: dalla quota che spetta a ciascuna Regione nel Fondo unico trasporti verrà sottratto un 10%, 500 milioni per il 2013. Un’altra batosta per le 800 aziende – 177 pubbliche e oltre 600 private – del settore, che ormai hanno «problemi significativi di bilancio e gestionale», come ha sottolineato mercoledì scorso Sergio Vetrella, coordinatore della conferenza delle Regioni, in audizione alla Camera. Rispetto al fabbisogno di 6,4 miliardi di euro, la dotazione del Fondo nazionale per il Tpl è di 4,9 miliardi di euro. Rimane scoperta una quota di 1,5 miliardi, che le Regioni possono compensare in due modi. La prima strada è il fondo perequativo Irap, alimentato dalle accise sulla benzina. Col paradosso che le Regioni più virtuose, dove gli autobus funzionano meglio e quindi si consuma meno benzina, sono quelle con il fondo meno ricco. La seconda possibilità è l’integrazione delle Regioni: ma nel 2013 molte non ce l’hanno fatta e ci sono stati tagli con punte del 30% nel Lazio, di oltre il 27% in Campania e in Molise e di circa il 15% in Liguria, Toscana e Veneto.”