Istat vs Renzi: guerra di date, nuovo Pil con prostitute, gioco e contrabbando

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Agosto 2014 - 11:02 OLTRE 6 MESI FA
Istat vs Renzi: guerra di date, nuovo Pil con prostitute, gioco e contrabbando

Matteo Renzi (LaPresse)

ROMA – La guerra delle date tra Istat e Governo è in pieno svolgimento:

“A vuoto il pressing sull’Istat per anticipare la riforma del Pil il Tesoro rinvia i nuovi conti” titola Repubblica:

“Il governo si attende una correzione al rialzo grazie ai dati sull’economia illegale Dalla ristrutturazione dell’indicatore impatti positivi sui parametri di debito e deficit”.

E Valentina Conte spiega:

“Un Prodotto interno lordo che si gonfia di almeno 30 miliardi e, di conseguenza, un deficit e un debito più bassi. Il primo di un soffio, il secondo giù di qualche punto. Il passaggio di tutti i Paesi europei al nuovo sistema contabile Sec 2010 riserverà qualche sorpresa, in positivo, anche ai conti italiani. Nel frattempo però la delicata transizione tecnica ha già suscitato qualche evidente problema d’agenda a Istat e ministero dell’Economia. Con il secondo alla fine costretto a posticipare, a sorpresa, il Def.

La querelle va avanti da un po’, sottotraccia. L’Istituto di statistica mette in calendario la presentazione dei nuovi conti nazionali per il 3 ottobre. Troppo tardi, per il dicastero di Padoan, obbligato per legge a depositare alle Camere la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, il Def, entro il 20 settembre di ogni anno. Con il rischio di sfornare un documento vecchio e di dover aggiornare l’aggiornamento nel giro di un paio di settimane. Così l’Istat, sollecitato, anticipa l’uscita dei nuovi dati al 22 settembre. Ancora troppo in là però per il Tesoro che alla fine – ieri con un comunicato – sposta il Def al primo ottobre. Polemizzando pure sui dati trimestrali del 2014, «previsti soltanto per il 15 ottobre». Il giorno della presentazione della legge di Stabilità.

Un pasticcio di date e dati, dunque. Evitabile? «Ci lavoriamo da due anni, abbiamo rivisto tutte le fonti dei dati e poi ogni metodo di calcolo, un impegno rilevante», racconta Gian Paolo Oneto, direttore centrale della contabilità nazionale dell’Istat. «L’anticipazione al 22 settembre è stata decisa proprio per venire incontro alle scadenze del governo sul Def e non senza qualche sforzo. Ma più di questo non potevamo proprio fare». Il 22 settembre dunque l’Istat diffonderà il nuovo Pil del 2012 e 2013, con tutte le sue componenti: consumi, investimenti, importazioni, esportazioni. Compresi i tassi di variazione e gli attesi rapporti deficit/Pil e debito/Pil. Ma già il 9 settembre l’Istituto di statistica guidato da Giorgio Alleva illustrerà alla stampa, così come stanno facendo tutti i paesi europei, le importanti novità contabili. Anticipando i dati relativi al livello del Pil 2011, l’anno di riferimento del nuovo metodo, in base al quale ricalcolare tutto il passato.

Le novità Istat – querelle a parte – sono di indubbio rilievo. Francia, Regno Unito e Olanda hanno già rivalutato il loro Pil, con risultati notevoli: +3,2% per i francesi, +4% per gli inglesi, addirittura +7,5% per gli olandesi. I tedeschi lo faranno il prossimo primo settembre. Eurostat prevede un balzo per il Pil italiano tra +1 e +2%. Probabilmente sottostimando, visto che non considera le nuovi fonti di dati (sull’occupazione, ad esempio) e il recepimento nel Pil, per la prima volta, dell’economia illegale (quella sommersa è già calcolata). In particolare di tre attività (stimate) che “producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico”: traffico di droga, prostituzione, contrabbando (sigarette e alcol). Se il Pil salisse del 2% – dunque di 32 miliardi – il rapporto deficit/Pil, secondo le stime di molti economisti, scenderebbe dello 0,1%. Scarto minimo, eppure non trascurabile per un Paese sul filo del 3%. Ma soprattutto il debito scivolerebbe giù del 2,6%, dunque dal 135 al 132,4%. Uno sconto imprevisto e benvenuto sul ritmo di dimagrimento imposto dal fiscal compact. Contribuisce a questa feconda lievitazione del Pil anche la spesa per gli armamenti e quella per ricerca e sviluppo. Entrambe saranno considerate non più costi, ma investimenti. Con effetti considerati dalla stessa Istat non solo positivi, ma «significativi».