Italia sotto terremoto, crisi, Governo che non fa nulla ma pensa alla Rai

Pubblicato il 10 Giugno 2012 - 10:43 OLTRE 6 MESI FA

Trema l’Italia per il terremoto, trema l’Italia anche perché se la Spagna salta i prossimi siamo noi, trema l’Italia perché ogni giorno di più scopre che è stata affidata, senza alcun intervento dei cittadini nella scelta, a un Governo non di Santi e di Eroi ma di navigatori, non di quelli che affrontano i mari in tempesta ma viaggiano sottocosta nelle correnti del potere  e della politica. Questa è l’impressione che si trae, a prima vista, dai giornali di oggi.

Terremoto. Corriere della Sera: “Dalle Alpi alla Calabria perché trema tutta l’Italia”, Giovanni Caprara: “100 terremoti in un solo giorno”; Stampa: “L’Italia sta ruotando. Allarme dei geofisici, la terra trema  fra Veneto e Friuli”. Cartina dello Stivale, con i principali terremoti dal 18 maggio. Reportage di Gianni Riotta da Ferrara: “Lo spread tra scienza e popolo”; Repubblica: “Cresce l’allarme, tremano anche Veneto e Friuli. Emilia nella paura: mai più a casa”, Jenner Meletti da Sant’Agostino (Ferrara). Il Governo che fa? Si limita a lanciare allarmi in diretta, senza un piano di interventi se non quattro spiccioli buttati là e l’impiego di 240 militari per prevenire gli sciacalli: 240 uomini per controllare, giorno e notte, un territorio di migliaia di chilometri quadrati?

Spagna.  Sole 24 Ore: “Accordo politico all’Eurogruppo sugli aiuti alla Spagna: i fondi decisi da Bruxelles serviranno a ricapitalizzare le banche. Pronti 100 miliardi per Madrid” e un allarme: “Condannare Atene costa tre volte il prezzo del salvataggio. Ecco perché all’Europa conviene evitare il crack”. Ieri Moody’s aveva annunciato brutalmente: “I rischi di contagio dalla Spagna riguardano solo l’Italia” e oggi Federico Fubini sul Corriere della Sera spiega: “L’Italia e la paura della prossima onda”.

Governo. Gli italiani cominciano a chiedersi e lo fanno in numero crescente, se questo Governo, con la scusa di salvarci, ci porti definitivamente a fondo, come nella barzelletta che conclude: intervento perfettamente completato, il paziente è morto. Finora ci ha dato una riforma delle pensioni che ha rovinato la vita a un numero indefinito tra 65 e 350 mila lavoratori di quelli che con i loro contributi avevano tenuto in piedi il sistema delle pensioni anticipatissime a hostess Alitalia e ferrovieri, e a quelle di invalidità a mezzo Meridione; ci ha dato una caccia all’homo evadens che ha aumentato la produzione di scontrini ma ha fatto crollare gli acquisti di auto e ucciso la nautica; ci ha dato l’Imu, “stangata dell’estate che uccide le imprese” (Giornale, con un po’ troppa enfasi, perché sembra improbabile che un’azienda qualsiasi o un albergo non possano sopportare 5 mila euro in più di tasse). Ci ha dato anche la riforma dei taxi che ha portato all’aumento delle tariffe, quella delle farmacie e dei notai sui cui benefici ancora ci interroghiamo cartesianamente: eppure da queste fondamentali riforme il Pil doveva trarre spinta fino al 10% di crescita.

Invece si registra un nuovo appello di Giorgio Squinzi, presidente della Confindustria, che esorta Monti e il suo Governo a “uscire dalla cultura prevalente del dire rispetto al fare”, arte in cui Berlusconi era indubbiamente maestro, ma Monti sta a lui come Giotto stava a Cimabue. Dice ancora Squinzi: “Serve buona politica, che abbia coraggio di decidere”. Il Sole 24 Ore, sotto questo titolo, registra queste parole di Corrado Passera: “Io e il Governo ci mettiamo la faccia, vi assicuro che il decreto lo porteremo a casa”. Il decreto è quello fantomatico per lo sviluppo, che ci sia Passera lo dice da tempo, ma Monti, che deve anche essere astiosetto assai, glielo ha bloccato, prima ancora che il povero Passera lo potesse presentare ai colleghi ministri. Le stesse parole di Passera non sono da ministro con pieni poteri. Come fa a dire “lo porteremo a casa”? Contro chi sta lottando? Contro Monti, contro Vittorio Grilli, contro una Ragioneria crudele e senza volto come Lord Vader – Dart Fener?

Monti nei giorni scorsi di fronte a pacati ma ponderosi articoli di critica del Sole 24 Ore, proprietà della Confindustria e del Corriere della Sera, organo del cuore dell’Italia produttrice, ha saputo lamentarsi che i poteri forti lo hanno abbandonato, invece di chiedersi dove avesse sbagliato nel deludere l’incondizionato sostegno che al suo esordio a novembre, cioè solo 7 mesi fa, gli veniva da quattro italiani su cinque.

Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, risponde oggi a Monti con un articolo di fondo sui “leggendari poteri forti”, la cui conclusione è un monito a Monti: “Chi teme i poteri forti può stare tranquillo”, ergo vada avanti e lavori. Per incoraggiare Monti, De Bortoli sceglie un esempio non certo brillantissimo , “la scelta, coraggiosa, dei nuovi vertici Rai”.

Anche se non si comprendono, almeno per ora, le profonde logiche di quella scelta, si può già dire che i nomi indicati da Monti per presidente e direttore generale della Rai non corrispondono affatto a criteri di conoscenza del business, in base a un affermato principio anche in America che spesso ha dato risultati deludenti se non devastanti.

Intanto in Rai e attorno alla Rai c’è parecchio fermento. Lorenza Lei, direttore generale defenestrato ha puntato i piedi e non intende andarsene. Ha detto a Monti: “Io resto” (Repubblica), Angelino Alfano chiede perché è stata sostituita, Berlusconi è pronto a ottenere qualcosa in cambio dell’assenso dei suoi uomini in commissione di Vigilanza, mentre anche al Pd rilevano (Fatto Quotidiano) le violazioni di legge in cui è incorso Monti per designare i nuovi presidente e direttore generale della Rai e ampliare, senza poterlo fare, i poteri di spesa di quest’ultimo.

Il Fatto trae già conclusioni sulla “mission” di Tarantola e Gubitosi in Rai: “Tagliare e privatizzare”, insomma per la democrazia uno scenario apocalittico e anche per la Rai ma non solo, anche per i quotidiani.

Intanto partono le prime bordate, obiettivo Anna Maria Tarantola. Libero: “Gli altarini del nuovo presidente Rai” di Franco Bechis che evoca anni di regali di crescente valore alla tarantola in Banca d’Italia da parte di Giampiero Fiorani, quello della Banca di Lodi che aveva scalato la Antonveneta. Giornale: “Che beffa alla Rai arriva un’indagata” di Alessandro Sallusti, che, all’occorrenza, usa un’indagine della in altri casi vituperata Procura di Trani (quella che ha messo sotto inchiesta, dalla punta del tacco, un po’ mezzo mondo, da Berlusconi a Standard & Poors). La Tarantola, secondo Sallusti, sarebbe “sotto inchiesta per non avere impedito l’immissione sul mercato dei titoli tossici”.

Stasera gioca l’Italia a Danzica contro la Spagna (diretta Rai 1 alle 18), una partita che sembra tagliata su misura sulle vicende della finanza e della politica in Europa di questi giorni.