Berlusconi-Renzi. Liste peggio del Porcellum. P2: Avanti col piano di Gelli

di redazione Blitz
Pubblicato il 19 Gennaio 2014 - 12:51 OLTRE 6 MESI FA

Rai Uno - Matteo Renzi ospite a  "Porta a Porta"ROMA – Sulla nuova legge elettorale sono concentrati i giornali di domenica 19 gennaio. Il Fatto Quotidiano è molto critico, fin dal titolo in prima pagina: “Accordo con il condannato. Fuori i piccoli, guerra a Grillo”. E all’interno: “Matteo e Silvio, sintonia canaglia”. L’articolo di Wanda Marra è più sfumato, rappresenta il clima del sabato 18 nella sede del Pd ma non fa capire molto.

Preciso e dettagliato l’articolo sul Corriere della Sera di Maria Antonietta Calabrò che definisce “Italicum” il nuovo modello che ne sembra uscito, un “quarto modello”:

“rispetto ai tre proposti dal leader del Pd, frutto del lavoro preparatorio intercorso nei giorni scorsi tra il professor Roberto D’Alimonte, esperto di sistemi elettorali vicino a Renzi, e Denis Verdini, coordinatore di Forza Italia”.

I punti chiave, nella cronaca di Maria Antonietta Calabrò sono:

1.Per la Camera dei deputati (che sarà l’unica Camera elettiva e quella che darà la fiducia al governo) la distribuzione dei seggi avverrà a livello nazionale, in base ad un sistema proporzionale. Quindi, la ripartizione dei voti tra i vari partiti sarà attribuito in un collegio unico nazionale. Questo sistema servirà a garantire anche le formazioni più piccole, […] ma con uno sbarramento del 5 per cento (o del 4) per i partiti che facciano parte di una coalizione e uno più alto, dell’8 per cento, per i partiti non coalizzati.

2. Premio di maggioranza per la coalizione che raggiunga almeno il 35 per cento dei voti su base nazionale. Il premio ipotizzato consisterebbe in un 20% di seggi in più, che permetterebbe di raggiungere complessivamente il 55 per cento dei seggi, alla coalizione vincente”.

Questo è uno dei passaggi più critici, secondo Maria Antonietta Calabrò:

“La proporzione tra questi due numeri — coalizione al 35 per cento e un premio del 20% dei seggi — è uno dei punti più delicati dell’intero accordo. Ci sono dei dubbi al riguardo: se cioè non sia troppo alto il premio previsto o troppo bassa la percentuale richiesta per ottenerlo.

Se nessuna coalizione dovesse raggiungere il 35 per cento dei consensi a livello nazionale, i voti invece verrebbero ripartiti proporzionalmente in base ai risultati raggiunti da ciascun partito e da ciascuna coalizione (fatti salvi i due diversi livelli di sbarramento di cui si è detto).

3. Le liste. Qui c’è tanta puzza di porcilaia, altro che di Porcellum:

“Come verranno scelti i candidati? […] “Nell’Italicum, il numero dei seggi, pur attribuito su scala nazionale, consentirà di eleggere i candidati presentati dai vari partiti in circoscrizioni su base provinciale ( o nel caso delle province più grandi e più densamente popolate) su base subprovinciale. E su liste «corte» e «bloccate». Non ci saranno quindi preferenze da esprimere, ma il rapporto con l’elettore verrà assicurato dai pochi nomi per partito che appariranno sulla scheda.

4. Titolo V e abolizione del Senato come nei disegni di P1, P2 e Licio Gelli: Matteo Renzi e Berlusconi sono d’accordo:

“su due riforme costituzionali: la riforma del Titolo V della Costituzione e la fine del cosiddetto bicameralismo perfetto. Il Senato non sarà più elettivo, ma composto da sindaci, presidenti di Regione, comunque da persone già elette come rappresentanti delle autonomie locali. Il titolo V riguarda il funzionamento di Comuni, Città metropolitane, Province e Regioni, cioè gli enti territoriali che compongono la Repubblica italiana”.

Qui Maria Antonietta Calabrò sbanda e sembra Alice:

“Con queste riforme si vuole ottenere un taglio sostanziale dei costi della politica con l’abbattimento delle indennità”.

Repubblica non si pronuncia e presenta l’accordo così: “Renzi-Berlusconi, accordo fatto”. Un po’ poco ma Repubblica deve pattinare fra il suo amore per Matteo Renzi e l’ira funesta della base del Pd, che costituisce anche la base più solida dei propri lettori. Scrive Silvio Buzzanca che Andrea Romano, montezemoliano e montiano, capogruppo alla Camera per Scelta Civica,

“vede di buono occhio il modello su cui lavora Matteo Renzi”

e arriva a dire:

“Se nasce l’”Italicum” sarà buona legge elettorale. Governabilità e rappresentanza”.

Riferisce ancora Silvio Buzzanca che Andrea Romano:

“giustamente arriva a definire l’Italicum qualcosa di originale, di nuovo. Che prende le mosse dal sistema elettorale di Madrid, ma ha una sua originalità”.

Poi anche Silvio Buzzanca descrive, anche se meno bene di Maria Antonietta Calabrò, l’imbroglio delle liste:

“Siamo di fronte a un modello proporzionale a turno unico basato su circoscrizioni molto piccole e liste corte, bloccate, di candidati. Nella versione italiana avremmo 114 circoscrizioni con un minimo di 4 e un massimo di 6 candidati per lista.

Poi è previsto anche:

“un premio di maggioranza per la lista che supera il 35-40 per cento dei voti. Percentuale che dovrebbe trasformarsi in un premio di governabilità di 92 deputati.

“Nel modello “italiano” i seggi verrebbero invece assegnati a livello nazionale dove sarebbero previste due soglie di sbarramento: il 5 per cento per le liste coalizzate e l’8 per cento per le liste singole.

“Una volta calcolati, i seggi conquistati a livello nazionale si dividerebbero scegliendo i migliori risultati di ciascuna lista nelle circoscrizioni. Resta il problema dei resti. In Spagna quelli sotto il 3 per cento vanno persi, mentre nella proposta italiana non sembra proprio così: si recuperano a livello nazionale con un effetto che addolcisce l’effetto maggioritario. E questo potrebbe andare bene ai piccoli partiti. Come potrebbe andare bene tutto il sistema alla Lega o all’Udc, che al pari degli autonomisti spagnoli, hanno un forte insediamento regionale”.