“Jobs act e staffetta: il neo-paleo politichese”, Mario Ajello sul Messaggero

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Gennaio 2014 - 09:55 OLTRE 6 MESI FA
"Jobs act e staffetta: il neo-paleo politichese", Mario Ajello sul Messaggero

Matteo Renzi (LaPresse)

ROMA – Jobs Act, staffetta, rimpasto, cabina di regia, tutto un nuovo vocabolario si sta imponendo e Mario Ajello, sul Messaggero di Roma, conclude che siamo al “neo paleo politichese”.

L’articolo di Mario Ajello critica con ironia ma anche sconforto, i neologismi che il nuovo che avanza sta imponendo. Si chiede perplesso:

“Siamo nella terza  Repubblica? Boh! Ma di sicuro, il linguaggio della politica è di colpo tornato a somigliare a quello della Prima Repubblica. Con una premessa, però, che sempre spunta sulle labbra di chi parla di «rimpasto» o di «verifica»: «Questa espressione mi fa orrore». Lo dicono tutti, a cominciare da Renzi, ma pur sempre di rimpasto si tratta. Tutti orripilati da questa paleo-terminologia (…) e però tutti in questo vocabolario, sia pure per negarne la qualità e sottolinearne l’impronunciabilità, sono coinvolti anche se – e come direbbe Fabrizio De Andrè – si sentono assolti. E la «crisi lampo»? Ecco anche questa madeleine. E la «cabina di regia»? Non poteva mancare.

Da quando è esploso il pasticcio del decreto Salva-Roma, ma più timidamente anche da prima, è tornata in auge – per dare una raddrizzata la governo – la «cabina» tipica dei governi a suo tempo formati da Dc e Psi, dei tempi del Caf, del pentapartito e delle epoche precedenti, e più splendenti, della storia repubblicana. Se poi si va a spigolare dentro il «toto-rimpasto» – ossia la lista vera, verosimile, presunta o burlesca dei rimpastabili o dei rimpastandi, intesi in questo caso come coloro che potrebbero prendere il posto dei rimpastati – ci si imbatte nel ritorno di una figura a sua volta tipicissima dell’antico presepe primo-repubblicano: quella della «riserva della Repubblica». Come altro definire, del resto, Tabacci o Epifani, dei quali si dice che potrebbero assurgere a poltrone ministeriali? Perfino Lorenzo Bini-Smaghi, che pure è giovane ma già un ex (stava alla Bce e Berlusconi dovette tanto faticare per farlo sloggiare da lì), può a suo modo rientrare in questa veneranda categoria dalla quale Letta potrebbe estrarlo per infilarlo al posto di Saccomanni.

La «staffetta» rientra trionfalmente in questo ritorno al futuro. «Io potevo stare dove tu stai adesso», avrebbe detto Renzi a Letta, quando si sono visti l’ultima volta. O magari starà poi, Matteo, al posto di Enrico, in uno schema (ma quella volta saltò) del tipo Craxi-De Mita con quest’ultimo che doveva subentrare come premier al leader socialista (…)