Jobs act, gli statali non sono licenziabili

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Dicembre 2014 - 09:55 OLTRE 6 MESI FA
Jobs act, gli statali non sono licenziabili

Jobs act, gli statali non sono licenziabili

ROMA – Gli statali non sono licenziabili col nuovo jobs act. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sabato 27 dicembre ha cercato di porre fine a un interrogativo cruciale: sia per capire il raggio d’azione del nuovo articolo 18 sia perché potrebbero crearsi contrapposizioni enormi tra pezzi da novanta del governo e della maggioranza parlamentare.

L’applicazione della riforma del lavoro anche al pubblico impiego, come spiega Francesco De Dominicis su Libero, è più di un semplice caso.

In ballo, non c’è solo l’eventuale possibilità di licenziamento (più o meno) libero dei dipendenti statali, ma anche i rapporti fra il Partito democratico (e non solo) con alcuni esponenti dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi. Frizioni sono registrabili pure all’interno dello stesso Pd. Insomma, un caos, specie nel governo. A pochi giorni dal via libera del consiglio dei ministri alle regole attuative della riforma del mercato del lavoro, non è ancora definito il confine delle nuove regole sui licenziamenti. È probabile che il contratto a tutele crescenti e quindi la nuova disciplina sui licenziamenti si applichino anche ai nuovi assunti del pubblico impiego. Ieri in serata il ministro Poletti, ha provato a fornire una inedita «interpretazione autentica» a mezzo stampa: il Jobs act non si applica al pubblico impiego, settore per il quale è in discussione in Parlamento una legge delega.

La questione, tuttavia, non sembra finita. Il punto, in effetti, non è mai stato chiarito in maniera esplicita durante il dibattito parlamentare e nemmeno nei giorni che hanno preceduto il via libera di palazzo Chigi al decreto. Lo stesso ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, aveva spiegato che i dipendenti pubblici non sarebbero rientrati nella nuova disciplina. Ma si trattava di una dichiarazione, quella di Madia, piuttosto fumosa e forse finalizzata più a tenere a bada i sindacati della categoria che a fornire una precisazione delle regole licenziate dal governo. La faccenda resta assai vaga. Tant’è che, come accennato, c’è chi la pensa in maniera diametralmente opposta. È il caso di Pietro Ichino, senatore democrat, il quale sul suo sito web ha rivelato che un comma, volto a escludere espressamente il pubblico impiego dal riformato articolo 18, sarebbe stato cancellato all’ultimo momento dal testo (…)

Sulle colonne del Corriere della sera, Ichino ha fatto un ragionamento che tende ad applicare il jobs act ai travet anche in assenza di una norma esplicita. Il ragionamento del prof democrat è tenico e si basa sull’intreccio di norme ordinarie con la Legge fondamentale dello Stato: «Il testo unico del pubblico impiego stabilisce che, salve le materie delle assunzioni e delle promozioni, che sono soggette al principio costituzionale del concorso, per ogni altro aspetto il rapporto del pubblico impiego è soggetto alle stesse regole che si applicano nel settore privato». Madia ha smontato questa impostazione e Ichino non ha lesinato critiche: «Anche i ministri sbagliano, concorso non significa inamovibilità. E sbaglia chi voleva l’espressa esclusione dei dipendenti pubblici, come la minoranza di sinistra del Pd e anche qualcuno nelle strutture ministeriali» (…)