“La doppia morale di Vendola”, Giacomo Amadori su Libero

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Novembre 2013 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA
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Nichi Vendola (LaPresse)

ROMA – Domenico Colasanto, direttore generale della Asl di Bari, è stato sospeso per 60 giorni dal governatore della Puglia Nichi Vendola, perché sotto inchiesta con l’accusa di aver indotto tre funzionari dell’Azienda Sanitaria a falsificare gli atti relativi alla sicurezza nei Centri di salute mentale baresi.

Scrive Giacomo Amadori su Libero:

(…) Vendola, però, anche questa volta è rimasto incollato alla sua sedia. Ha affrontato un consiglio regionale monotematico senza però trarne le conseguenze. Lui, che è indagato per concorso in concussione, resta al suo posto. Non così Domenico Colasanto, medico chirurgo, ex politico diessino e direttore generale della Asl di Bari. Il 7 novembre ha ricevuto un avviso di garanzia con l’accusa di concussione per induzione, praticamente lo stesso reato (concussione) contestato a Vendola dalla procura di Taranto. E che ha fatto Vendola? Lo ha sollevato dall’incarico con queste parole: «Per fare in modo che l’accertamento dei fatti sia compiuto con la massima serenità è bene che Colasanto sia sospeso per sessanta giorni». Ordiniamo cronologicamente: il 30 ottobre Vendola riceve l’avviso di garanzia per il reato di concussione, ma non si dimette.

Il 7 novembre tocca al suo dirigente (…) e il governatore il giorno dopo lo sospende. Il 15 novembre escono online le telefonate di Vendola sghignazzante al telefono. Il 19 novembre si tiene un consiglio regionale a tema e Nichi anche in questa occasione non ritiene di dover passare il testimone. Dunque il governatore resta incollato alla poltrona mentre la tempesta lo travolge, ma chiede agli altri un passo indietro. Un bell’esempio di doppia morale. Massima severità con il prossimo, indulgenza e comprensione per se stessi. Magari con un bell’autoapplauso. L’avvocato di Colasanto, Vincenzo De Michele, si lamenta di questa disparità di trattamento: «Il mio assisitito è stato sospeso ancora prima che si svolgesse l’incidente probatorio e la difesa potesse avere contezza delle accuse. Sinistra ecologia e libertà, il partito del Presidente, non brilla per garantismo ». Salvo cambiare atteggiamento quando nei guai giudiziari ci finiscono i suoi uomini.

Ma di che cosa è accusato esattamente Colasanto? Avrebbe «abusato della sua qualità e dei suoi poteri» nei confronti di un funzionario della Asl per fargli falsificare un documento con l’obiettivo di occultare eventuali responsabilità della azienda sanitaria per le falle nella sicurezza degli ambulatori pugliesi. Infatti l’indagine prende il via dall’omicidio della psichiatra Paola Labriola, uccisa nel settembre scorso da un paziente in un centro di Salute mentale barese. Colasanto si è difeso così: «Sono tranquillo, perché dalle date sugli atti emergerà che non potevo aver indotto qualcuno a falsificare quel documento» (…)