La fuga dell’imprendibile orsa Daniza. Jenner Meletti, Repubblica

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Settembre 2014 - 09:40 OLTRE 6 MESI FA
La fuga dell’imprendibile orsa Daniza. Jenner Meletti, Repubblica

La fuga dell’imprendibile orsa Daniza. Jenner Meletti, Repubblica

TRENTO – “La chiamano la Daniza – scrive Jenner Meletti di Repubblica –  come fosse una signora della valle”.

«Speriamo che non la prendano, almeno fino alla prossima primavera. Così i suoi due orsetti avranno più di un anno di vita e potranno vivere da soli». Rifugio Ghedina, nell’alta Val d’Algone. Daniela e Mariella preparano gulasch e patate arrosto e raccontano storie vere. “La Daniza” e gli altri orsi per le due signore non sono titoli di giornali o allarmi in tv. «Lei la incontriamo da tanti anni. I suoi piccoli — ma lo sa che ne ha avuti 15? — possiamo dire di averli visti crescere. L’orso fa quasi parte della nostra famiglia. Legga questa pergamena: c’è scritto che l’Ordo Sancti Romedi, l’Ordine di San Romedio, nel 1950 dichiara nostro padre Decio “protettore degli orsi”.

La Daniza e altri orsi passano a duecento metri da qui, sul sentiero accanto alla malga Stabli. Sappiamo che possono essere pericolosi e che bisogna stare attente. Ma noi non riusciamo ad avere paura. Certo non bisogna fare le gradasse. Quando andiamo nel bosco — tutti i giorni — prendiamo con noi il nostro cagnolino che abbaia quando “sente” il cervo, il capriolo e anche l’orso. Viviamo in montagna da sempre e abbiamo imparato che il bosco è prima di tutto degli animali».

L’orsa Daniza è stata accusata — l’indagine è però ancora in corso e nei prossimi giorni ci sarà un sopralluogo — di avere ferito il cercatore di funghi Daniele Maturi nei boschi sopra Pinzolo. Era il giorno di ferragosto e dopo 24 ore la Provincia di Trento ha ordinato la sua cattura e il confino in un recinto. Forse la Val d’Algone è il posto giusto per capire come l’orsa sia ancora «latitante ». Il plantigrado è infatti munito di radio collare con gps e una mail segnala alla Provincia ogni suo spostamento. Se non c’è campo, la Forestale con un’antenna radio capta comunque i segnali. «Forse anche gli uomini che debbono prenderla — dicono le sorelle Ghedina — non hanno fretta. La stanno comunque cercando, questo è vero. A tre chilometri da qui — ma non diciamo dove — c’è una gabbia pronta. Altre due sono in Val Rendena».
Ci sono mezzi più rapidi, per catturare un orso. Proiettili narcotizzanti, che però possono essere pericolosi: nel 2008 a Molveno un orso addormentato è caduto nel lago ed è annegato. Ci sono i lacci di Aldrich, che stringono le zampe dell’animale. La Tube- trap, trappola tubo — è senza dubbio lo strumento più difficile e lento. «Ma è anche — dice subito Claudio Groff, referente Grandi Carnivori del servizio foreste e fauna della Provincia — il più sicuro e indolore. L’animale catturato non deve nemmeno essere sedato, per il trasporto. Vede, non è vero che noi stiamo “cercando” Daniza: noi sappiamo dov’è, in ogni momento del giorno e della notte. Sì, abbiamo messo tre Tube-trap nelle valli d’Algone e Rendena. Le abbiamo costruite noi su brevetto canadese. La trappola viene “caricata” con pesci e carne ormai marciti — così puzzano molto — legati alla parte alta della trappola. L’orso entra, strappa il cibo e così attiva la “ghigliottina”, vale a dire la paratia che da dietro lo chiude nel tubo. Ci siamo chiesti: e se Daniza entra e viene seguita dai cuccioli? Abbiamo messo un allarme: se succedesse questo, la ghigliottina resterebbe bloccata. Abbiamo fatto le prove con le nostre mani: non c’è pericolo che un cucciolo resti schiacciato».
Non sarà lieto, il destino dell’orsa che qualcuno chiama mamma ma in realtà è nonna di non sa quanti nipoti. «Verrà portata in un recinto della Forestale in località Casteler, dove è già stata Jurka, altra orsa che ha dato problemi. Diecimila metri quadrati, con bosco e ruscelli». Un ettaro di terreno. Tenuto conto che l’habitat dell’orsa oggi è di venti chilometri per dieci, sarà come chiudere un canarino in un bicchiere. «E’ vero, non sarà una bella vita. Daniza vivrà con DJ3, un’altra orsa. D sta per Daniza: DJ3 è sua figlia. Abbiamo consultato esperti di “captivazione” in Italia e all’estero. Questa ci è sembrata la soluzione più accettabile. Ecco perché non abbiamo fretta.

Ci armiamo soprattutto di pazienza, sperando — e lavorando — perché l’orsa si infili in uno di questi tubi. I cuccioli non saranno nemmeno toccati e naturalmente non saranno portati nel recinto. Hanno ormai nove mesi, pesano 30 chili, dobbiamo dare loro una chance di sopravvivenza come orsi liberi. Non è facile gestire un problema come questo. Ma dal 1997 ad oggi, quando abbiamo portato dalla Slovenia 6 femmine e 3 maschi — qui da noi l’orso comunque non era scomparso, c’erano ancora 3 esemplari autoctoni — abbiamo realizzato il progetto faunistico più grande e ambizioso d’Europa. Ora contiamo fra i 40 ed i 49 esemplari. L’orso, sulle nostre montagne, c’è sempre stato. Pastori e contadini lo inseguivano per sparagli, quando uccideva una pecora o una mucca. Se non ci riuscivano, accettavano la perdita come una fatalità, come il fulmine, la valanga, l’aquila che predava gli agnelli. E non avevano certo il rimborso della Provincia».
Non hanno bisogno di gps o antenne radio, le sorelle Daniela e Mariella Ghedina, per conoscere gli itinerari dell’orsa che ha ormai 19 anni e che a gennaio ha avuto il suo ultimo parto. «La Daniza scende dal paesino di Iron, dove fa i dispetti, mangiando galline e conigli e anche ciliegie. Attraversa il rio Algone e va verso la Credata. Poi prende il sentiero — sempre quello, gli orsi lo usano da secoli — verso la Val Rendena o decide di andare a sud, a Plaz sopra Stenico, dove ci sono le pecore». C’è chi non accetta la «latitanza» di Daniza. Walter Ferrazza, sindaco di Bocenago, ha dichiarato che «interverrà direttamente e personalmente alla cattura immediata o, in ultima istanza, all’abbattimento dell’orsa». Le sorelle Ghedina non commentano. Mostrano un foglio appeso nel rifugio. «Una valle dove vivono gli orsi — non occorre essere poeti per capirlo — è più bella di una valle senza orsi». Firmato: Dino Buzzati.