“La Guerra al Terrorismo, taccuino strategico”. Fabio Mini su Repubblica

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Maggio 2015 - 11:18 OLTRE 6 MESI FA
"La Guerra al Terrorismo, taccuino strategico". Fabio Mini su Repubblica

“La Guerra al Terrorismo, taccuino strategico”. Fabio Mini su Repubblica

ROMA – Generale di corpo d’armata, è stato capo di Stato maggiore del Comando Nato per il Sud Europa e a partire dal gennaio 2001 ha guidato il Comando Interforze delle Operazioni nei Balcani. Dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003 è stato comandante delle operazioni di pace a guida Nato, nello scenario di Guerra in Kosovo nell’ambito della missione KFOR (Kosovo Force).

Come scrive Fabio Mini su Repubblica,

gli Stati Uniti e i loro scettici alleati avviarono la guerra contro il dittatore Saddam per l’ovvio petrolio, per l’ovvia vendetta e con il pretesto di liberare i curdi e gli sciiti dalle periodiche repressioni del regime laico/sunnita. Hanno vinto la guerra e perse la pace e la stabilità di tutto il Medio Oriente. Era talmente prevedibile da convincere che fosse un risultato voluto. I baathisti e i sunniti di Saddam sono stati debellati, criminalizzati e umiliati. Poi, però, è apparso chiaro che l’Iraq senza i sunniti che controllavano il potere economico, l’apparato militare e i servizi segreti non ci sarebbe mai stata stabilità. E prima di ritirarsi su gentile invito del regime in mano agli sciiti “liberati” e pericolosamente alleati degli iraniani, gli americani hanno cercato di rimediare, umiliando gli sciiti e addestrando le milizie sunnite.

Hanno aiutato le fazioni più violente permettendo che si appropriassero dell’immenso parco di mezzi da combattimento e armi ceduto al governo iracheno o accantonato nelle ex basi. In Siria, gli americani hanno preteso di abbattere e umiliare anche quel regime gestito dalla famiglia sciita-alawita di Assad, aiutando i gruppuscoli antisciiti, sunniti, fondamentalisti e jihadisti. La genesi dell’Isis la cui bandiera sventola su Palmira è tutta qui.

Ora gli americani combattono l’Is sunnita con l’improbabile aiuto di tutti gli stati sunniti e il sostegno militare di Assad. In pratica si trovano soli a combattere contro le loro stesse armi, le loro dottrine insurrezionali e le loro stesse operazioni speciali di guerra psicologica e chimica. Non sembra che se ne rammarichino (…)