“La Lega Nord è una gabbia, non unirà mai tutti”, Fausto Carioti su Libero

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Novembre 2014 - 08:20 OLTRE 6 MESI FA
"La Lega Nord è una gabbia, non unirà mai tutti", Fausto Carioti su Libero

Matteo Salvini (LaPresse)

ROMA – Si votasse oggi, Matteo Salvini e la sua Lega prenderebbero tanti voti, perché quello dato a loro è il voto della disperazione e il popolo di centrodestra che non è stato cloroformizzato da Renzi disperato lo è quanto basta. L’ultimo sondaggio, fatto dall’Istituto Piepoli, quota la Lega all’8%: il doppio rispetto a dodici mesi fa.

 

Scrive Fausto Carioti su Libero:

La faccenda dovrebbe concludersi qui: la Lega ha trovato un ottimo capo, giovane e forse persino in grado di non far rimpiangere Umberto Bossi. Buon lavoro a lui e ai suoi. Invece qui inizia il problema, perché l’obiettivo di Salvini non è consolidare il Carroccio, ma – come ha spiegato lui stesso a Libero – prendere in mano l’intero centrodestra. Traguardo che intende raggiungere senza snaturare il dna leghista, eccezion fatta per la rinuncia alla secessione (ma qualcuno ci ha mai creduto sul serio?), e innestandolo su un «nuovo punto di riferimento» rivolto agli elettori di tutta Italia, che andrebbe ad affiancare la Lega Nord. L’idea, in realtà, di nuovo ha poco: la creazione di un soggetto paraleghista capace di pescare i voti “identitari” anche nel profondo Sud si è già vista. Qualcuno ricorda Angela Maraventano, vicesindaco leghista di Lampedusa?

E l’alleanza elettorale del 2006 con il Movimento per l’autonomia del sicilianissimo Raffaele Lombardo? Che risultati hanno dato queste operazioni? La novità che può cambiare tutto però c’è, ed è nell’oggetto della conquista: il centrodestra oggi è un camposanto e questo fa apparire la scalata di Salvini meno folle di quanto lo sarebbe stata un anno fa. Ma quella che per lui e la Lega è una fantastica opportunità, per le velleità maggioritarie del centrodestra è una iattura. La ricetta di Salvini, in sostanza, consiste nel rendere le parole d’ordine leghiste potabili da Bolzano a Siracusa e nello stringere alleanze con i neri di Casa Pound e gli ex An, iniziando dai Fratelli d’Italia. Silvio Berlusconi? Ostentatamente ignorato. Gli alfaniani? Oggetto di pubblico scherno. Poco centro e molta destra, negli accordi e nelle idee di Salvini. I risultati dovrebbero vedersi presto: schiaffeggiati dalla mozione di sfiducia contro Angelino Alfano, dentro Ncd hanno deciso di costruire le prossime alleanze regionali sul modello di quella nazionale. A partire dal Veneto, dove Luca Zaia si prepara a una partita più difficile del previsto contro la candidata del Pd, Alessandra Moretti. Ncd e Udc, insieme, nella regione sono accreditate del 4%: voti probabilmente decisivi se portati da destra a sinistra.

Il fatto che dentro Forza Italia si sia scelto di votare contro la sfiducia ad Alfano significa che non tutto è deciso e che qualche calcolo in vista delle alleanze future il Cavaliere lo sta facendo. Salvini, no. Renzi porta avanti l’operazione opposta a quella del capo leghista: corteggia gli elettori di centro, esponendo il fianco sinistro al rischio di una scissione. Si candida lui a inglobare nel «partito della nazione» alfaniani e forzisti. Se ci riesce, addio centrodestra, addio alternanza, addio bipolarismo. Concludendo. Salvini è in grado di portare a termine la propria Opa su ciò che resta del centrodestra? Risposta: forse sì. Se non altro perché, come si dice a Roma, sta a giocà da solo (per la traduzione chiedere a Giorgia Meloni). Non ha contendenti e non ne avrà fino a quando Raffaele Fitto non deciderà cosa fare da grande. Ma la domanda più importante è l’altra: un simile leader e un simile schieramento possono vincere la sfida col Pd di Renzi? E qui la risposta è: no, in alcun modo (…)