La ricetta di Paolo Villaggio per far vendere i giornali…

a cura di Mario Tafuri
Pubblicato il 12 Novembre 2015 - 06:40 OLTRE 6 MESI FA
La ricetta di Paolo Villaggio per far vendere i giornali...

Paolo Villaggio, 40 anni fa era Fantozzi, oggi dice: per fare vendere di più i giornali ci vuole ottimismo

ROMA – Secondo Paolo Villaggio, “per aumentare le vendite dei nostri quotidiani” è necessario

“fondarne uno completamente diverso”.

I titoli del nuovo giornale, ha scritto Paolo Villaggio sul Fatto, dovranno essere del tipo:

“La Vita è bella” , “Sole raggiante”, “L’Ottimista” ecc…” […]

“Momento fortunato per l’economia italiana”, “Diminuisce repentinamente la disoccupazione”,

“Finalmente in commercio, nelle farmacie rionali, una pillola che cura il cancro”,

“Cade un aereo a due piani, con mille passeggeri: rimbalza su una collina e va a planare dolcemente in mare di fronte alla spiaggia di Mondello a Palermo, e i passeggeri escono giulivi, già i costume da bagno, e raggiungono i ristoranti di pesce sulla spiaggia”,

“L’Italia rischia di vincere per la quinta volta il Campionato del mondo di calcio. Il giocatore Totti, della Roma, ringiovanisce di 20 anni e fortunatamente sarà il centravanti fondamentale della nazionale italiana”,

“Ogni venerdì del mese, il Papa, colle sue vecchie scarpe e la borsetta nera vuota, scende in strada e fa dei miracoli esaltanti”,

“Migliorerà la razza bianca, soprattutto nell’Italia del Sud e in Sardegna. E a tutti i poveri verrà data in gestione una giovane donna di 16 anni identica a Belen Rodriguez”,

“I sacerdoti potranno circolare in mutande, come i timbratori di cartellini”,

“I preti non dovranno più fingere di credere in Dio, perché a Natale, a Roma, a Parigi, a Madrid e a Londra, sarà organizzato un presepe umano con cenone, valzer e carne rossa non cancerogena”,

“In ogni quartiere della grandi città europee, nelle campagne e sulle spiagge, saranno distribuiti gratuitamente dei balsami miracolosi della ricrescita in una settimana dei capelli, con la possibilità di sceglierne il colore”,

“A Fatima, in Portogallo, a Lourdes, nel sud della Francia e a Loreto, in Italia, saranno distribuite delle pozioni magiche per curare drasticamente l’impotenza senile!”.

L’articolo di Paolo Villaggio sul Fatto parte dalla constatazione opposta, che le prime pagine dei maggiori quotidiani (Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa), solo solo “di facciata”, letta solo “dai prima-paginisti implacabili”.

“sono scritte in una lingua speciale: non si usa più l’italiano parlato, ma una specie di sanscrito”,

su cui

“famosi giornalisti si scrivano delle lettere personali. Si scrivono e si rispondono. Litigano e si attaccano con ferocia provinciale”,

la cui prima pagina è

“una prima pagina di facciata che viene letta solo dai prima-paginisti implacabili”.

Poi ci sono i lettori normali, sempre meno, “sotto l’assedio dei telegiornali e dei social media”,

che leggono i giornali saltando invece le prime pagine e anche “le due pagine centrali, che sono saltate decisamente anche dagli intellettuali”. I lettori

“vanno al sodo, cioè le notizie scritte in italiano leggibile, [che] sono infarcite di scandali, di furti teatrali, che vengono raccontati, non come notizie spregevoli, ma purtroppo con l’ammirazione che si ha dalle nostre parti per i grandi ladri, per i finti benefattori, per i finti santi, per le troie patentate e per tutti quelli che si arricchiscono facilmente.

“Le notizie sono solo catastrofiche: fanno notizia solo accoltellamenti clamorosi di cornuti nell’Italia del sud, i lettori sono ghiotti di cadute di aerei, scontri frontali di treni e fortunatamente ci sono molti terremoti, inondazioni. Tutte le catastrofi più ghiotte sono quelle che addirittura tendono ad esagerare il numero dei morti, in mare poi, negli affondamenti, si usa un termine astutissimo: si parla anche di molti dispersi e soprattutto fanno ascolto il numero di bambini dai 2 ai 9 anni, sbranati da branchi di lupi che non si vedevano da molti anni. Appaga di più la bramosia di disgrazie del lettore medio italiano, la morte di giovani dai 10 ai 20 anni. Questi sono purtroppo una minoranza, perché quando muoiono un branco di vecchi, per scontri frontali di treni, caduta di pullman dai ponti e terremoti nostrani, le notizie sono di questo tipo: “Morti, quasi fortunatamente annegati, 82 anziani, ma purtroppo non si hanno più notizie di 2 bambini, uno di 4 e l’altro di 6 anni””.