L’ad Gorno Tempini: “Ripatrimonializzeremo la Cdp grazie alle nuove garanzie”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Settembre 2014 - 13:34 OLTRE 6 MESI FA
L’ad Gorno Tempini: "Ripatrimonializzeremo la Cdp grazie alle nuove garanzie"

L’ad Gorno Tempini: “Ripatrimonializzeremo la Cdp grazie alle nuove garanzie”

ROMA  – “La Cassa già da anni svolge un’importante funzione di sostegno all’economia. Ma grazie a questo decreto sarà possibile ampliare l’attività di Cdp in due direzioni” dice Gorno Tempini, amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti intervistato da Repubblica.

«Se si riesce a ripatrimonializzare la Cdp attraverso un diverso sistema di garanzie statali, potremmo liberare risorse per almeno altri 15 miliardi oltre ai 75-80 già previsti — come avevamo indicato nel nostro piano industriale — da destinare all’economia reale. Inoltre se il campo d’azione si allarga oltre agli ambiti già previsti per legge, estendendo gli interventi su infrastrutture e credito di interesse generale, il raggio d’azione di intervento della Cdp potrà essere ancora più incisivo».
State cercando di allinearvi sempre più al modus operandi della Kfw tedesca, che rappresenta una sorta di ariete a supporto del sistema industriale tedesco anche per la penetrazione sui mercati internazionali?
«Da due anni a questa parte ci confrontiamo regolarmente con il management di Kfw per cercare di analizzare e capire meglio come operano sul mercato. La distanza tra Cdp e Kfw si è comunque già ridotta negli ultimi anni, come dimostrano gli interventi che abbiamo realizzato nel supporto alle Pmi, nell’immobiliare e altro. Con Sace e Simest aiutiamo le imprese a conquistare nuovi mercati esteri».
Nel dibattito europeo si sta consolidando l’esigenza di implementare manovre di stimolo della domanda per far ripartire l’economia, ma resta il problema del loro finanziamento senza provocare un aumento dei deficit pubblici. Le Casse europee come la Cdp, la francese Cdc, la tedesca Kfw che ruolo possono avere per superare questo problema?
«Le Casse possono rappresentare la cinghia di trasmissione di risorse finanziarie verso l’economia reale in virtù della loro natura ibrida. Perseguono un indirizzo pub- blico in quanto controllate dagli Stati, ma impiegano soldi privati che richiedono ritorni sul capitale in linea con il mercato. Quindi i loro bilanci non rientrano nella contabilità pubblica. Il finanziamento di infrastrutture utili alla collettività può essere incentivata attraverso strutture come la Bei e le Casse europee ».
La Cassa ha coinvolto i cinesi di State Grid nella Cdp Reti, Shangai Electric in Ansaldo Energia e il fondo sovrano del Kuwait nel Fondo Strategico. È la prova che c’è spazio per maggiori investimenti esteri in Italia?
«Sicuramente l’Italia può essere attraente per la sua eccellenza manifatturiera, e oggi si è ridotto il timore di un disgregamento dell’euro. Visti gli investimenti che avevano già fatto i cinesi in altri paesi come Gran Bretagna, Francia o America Latina, l’assenza dall’Italia rappresentava una sorta di anomalia. Si è trattato di investimenti finanziari e industriali ma ha contato molto la credibilità di Cdp nel poter mobilitare capitali privati con logiche di mercato».
In prospettiva esiste il pericolo che State Grid voglia prendere il controllo di reti come Terna e Snam?
«No, il controllo è ben saldo nelle mani di Cdp. State Grid ha una quota di minoranza e ha chiesto una governance difensiva. Se cambia l’attivo di Cdp Reti, che controlla Terna e Snam, vogliono aver voce in capitolooppure poter uscire. Dunque ad oggi non vedo alcun pericolo».
Il Fondo Strategico era nato poichè con l’arrivo della crisi c’era la necessità di accesso al credito e ai capitali per medie imprese che volevano crescere, visto il nanismo del capitalismo italiano.
«La Germania ha più di 100 imprese con più di 5 miliardi di fatturato, l’Italia solo una ventina. Un’impresa diventa grande se fa acquisizioni, se si fonde con un’altra o per crescita organica. Noi vogliamo sollecitare queste modalità. La tedesca Rwe capitalizza 12 miliardi, le prime tre utilities municipali italiane sono lontane da questa cifra. Il Fondo Strategico ha messo a disposizione 500 milioni per favorire il processo di aggregazione delle utilities ma finora hanno prevalso i campanilismi. Le norme previste dallo Sblocca Italia — se confermate — daranno ai sindaci un forte incentivo a gestire piu dinamicamente le loro controllate per facilitare il consolidamento del settore».
Vi siete sempre opposti a un coinvolgimento di Cdp in Alitalia. Perché?
«Abbiamo precisi paletti imposti da regole italiane ed europee. Non possiamo investire in aziende in perdita anche perchè utilizziamo il risparmio dei privati, che necessitano di un ritorno di mercato sull’investimento».
Si sta tornando a parlare di un intervento di Cdp nella rete di Telecom Italia. Siete sempre disposti al finanziamento degli investimenti per la rete di nuova generazione o pensate a un coinvolgimento maggiore?
«Occorre tener sempre presente l’obiettivo finale di dare al paese un’infrastruttura all’avanguardia. Oggi siamo finanziatori di Telecom e siamo nel capitale di Metroweb ma potremmo fare di più per arrivare alla creazione di una rete a banda larga moderna di nuova generazione. Le modalità finanziarie possono essere diverse e saranno al servizio dell’obiettivo di fare nuovi investimenti in fibra».