Lavoro, aumento Iva, M5s, Messi guai col Fisco: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Giugno 2013 - 09:44 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un miliardo per il lavoro ai giovani. Il Corriere della Sera: “Dirottare i fondi dell’Unione Europea verso l’occupazione. Un miliardo è la cifra che servirà a creare lavoro per i giovani. Varato il piano Letta. Lo Stato comincia a pagare gli arretrati per le imprese, ma si accumulano nuovi debiti.”

Un divorzio consensuale. L’editoriale a firma di Giuseppe De Rita:

“Nel momento in cui la politica, puntellata da qualche comitato di saggi, cerca di risistemare i suoi assetti interni (di governo e di funzionamento istituzionale) sembra giunta anche l’ora di ripensare il rapporto fra politica e società civile, un rapporto sempre più stanco e inerte. Non ho mai molto amato l’enfasi accumulata sul termine «società civile», anche se sono stato fra i primi ad apprezzare la propensione dei partiti ad immettere nelle proprie linee esponenti di rilievo dell’economia e della società. La cosa iniziò con gli «esterni» nella Dc demitiana e gli «indipendenti di sinistra» nel Partito comunista. Erano personaggi davvero notevoli (solo che si pensi ad Andreatta, Lipari, Scoppola, Ruffilli, Ossicini, Napoleoni, ecc.). Ed in brevissimo tempo la loro carica elitaria stabilì una implicita superiorità della società rispetto ad una politica tutto sommato banale, fatta da tanto mestiere e da tanta frequentazione del consenso popolare.”

Giovani assunti, meno contributi per 2-3 anni. L’articolo a firma di Enrico Marro:

“La possibilità di imprimere una svolta alla politica del governo, nel senso della crescita dell’economia, parte dal vertice di domani, nella capitale, tra i ministri dell’Economia e del Lavoro di Italia, Germania, Francia e Spagna. Un vertice al quale il presidente del Consiglio, Enrico Letta, tiene tantissimo, perché si tratta di un successo personale. È stato infatti lui a volerlo, ottenendo che, a Roma, per la prima volta discutessero insieme ministri che abitualmente si contrastano, dovendo i responsabili del Tesoro frenare sulla spesa mentre i colleghi del Lavoro, al contrario, si battono per ottenere incentivi all’occupazione. È stato lo stesso premier a rivendicare questo successo. E lo ha fatto, non a caso, davanti alla platea del congresso della Cisl, dopo la relazione del segretario Raffaele Bonanni che aveva descritto «una situazione economica e sociale al limite del collasso».”

Aumento Iva, la promessa di Alfano «Al lavoro per trovare le risorse». L’articolo a firma di Roberto Bagnoli:

“Aveva ragione dunque Sangalli quando nel suo intervento aveva avvisato che «l’aumento dell’Iva è benzina sul fuoco ardente della recessione». Un nervo scoperto del popolo dei piccoli imprenditori che già l’altro giorno aveva visto gli artigiani mandare un messaggio di protesta sempre al ministro Zanonato che aveva detto più o meno le stesse cose di ieri. Ma per i commercianti, che da almeno due anni hanno lanciato l’allarme del calo dei consumi, è un provvedimento insopportabile. E a nulla è valsa l’operazione-verità decisa da Zanonato quando ha candidamente ammesso «che vorremmo non fare l’aumento ma si tratta di una decisione presa dal governo precedente e il corrispondente incremento è già all’interno del bilancio dello Stato». Proprio la mancanza di risorse è alla base della scelta del premier Enrico Letta di non inserire nel “decreto del fare” annunciato l’altro giorno dopo il vertice di maggioranza anche il blocco o il rinvio dell’aumento di un punto dell’Iva.”

Pagamenti, lo Stato accumula arretrati. I primi rimborsi alle imprese iniziano ora. L’articolo a firma di Lorenzo Salvia:

“Un dato preciso e complessivo non c’è ma questo non ridimensiona l’allarme. Anzi, è la prima spia che si accende. Se è per questo non sappiamo nemmeno a quanto ammonti esattamente il debito arretrato, il mare che abbiamo cominciato a svuotare. La Banca d’Italia ha parlato di 91 miliardi di euro, ma la stessa Ragioneria generale dello Stato ha ammesso che una quantificazione può «essere effettuata esclusivamente per stime» perché «le informazioni riportate nei bilanci non sempre consentono una valutazione (anche approssimativa)». Caos. Magari calmo, ma comunque caos. Figuriamoci se esiste una cifra precisa del nuovo debito. Eppure basta chiedere agli imprenditori per avere la stessa, sconfortante, risposta. Confartigianato ha messo su un osservatorio proprio per misurare gli effetti della nuova direttiva: «Il risultato è che non è cambiato praticamente nulla» dice il presidente Giorgio Merletti. «La situazione non è migliorata affatto, anzi in alcuni casi è addirittura peggiorata» aggiunge Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria. Loro hanno a che fare con i peggiori pagatori d’Italia, le asl, 300 giorni di media con punte di tre anni in Calabria. E perché le cose sono peggiorate? «Alcune asl, in attesa del decreto che sbloccava gli arretrati, hanno fermato del tutto le nuove pratiche». Alla fine di marzo 2013 il debito delle asl nei confronti delle aziende del settore era di 4 miliardi di euro. Quasi la metà della torta, 1,7 miliardi, riguarda contratti firmati dopo il primo gennaio, spiega Farmindustria. Il nuovo debito, appunto.”

Riforme, si parte dal bicameralismo. Consultazione pubblica sul web. L’articolo a firma di Dino Martirano:

“«Tra dieci giorni contiamo di proporre la più grande consultazione del genere sul Web mai fatta in Europa che, in questo caso, verrà effettuata in tre fasi. Due aperte, di facilissimo accesso, alle quali potranno partecipare tutti, e una chiusa, indirizzata all’accademia, agli universitari, agli studi professionali», annuncia Quagliariello. Che poi aggiunge: «Ho ripreso il modello di consultazione Web già utilizzato da Brunetta per le semplificazioni, da Profumo, da Barca». L’errore da non ripetere, pare di capire, è quello di proporre alla Rete domande generiche che, come nel caso della consultazione sulla «spending review» promossa dal governo Monti, scaricarono su Palazzo Chigi una mole considerevole, caotica e sgrammaticata, di suggerimenti. Così, nello schema proposto dal Dipartimento delle Riforme guidato dal professor Antolini, le domande sulla modifica della Costituzione saranno sobrie e, soprattutto, implicheranno risposte multiple standardizzate su bicameralismo paritario, numero dei parlamentari, forma di Stato e di governo e legge elettorale. I 35 esperti (in realtà sono 42 compresi i 7 «redigenti») nominati con decreto del presidente del Consiglio, che entro il 15 ottobre dovranno produrre una relazione in cui si evidenzino le criticità dell’assetto attuale e si individuino le possibili ipotesi di riforma, non saranno comunque lasciati soli. Ora, a Palazzo della Stamperia, arrivano anche i «caschi blu del Parlamento» sollecitati proprio da Quagliariello per vigilare sui lavori della commissione: «Qualcuno ha ventilato il rischio di indebite ingerenze per cui ho scritto ai presidenti delle commissioni Affari costituzionali per chiedere l’invio di osservatori», taglia corto il ministro. Che risponde anche a Sandro Bondi (Pdl): «Ci dicono che certi toni ultimativi sui tempi complicano l’iter? Bene, posso rispondere che talvolta le stesse fonti ci accusano o di voler prendere tempo o di voler procedere troppo in fretta. Delle due l’una». Il presidente della I commissione della Camera, Francesco Paolo Sisto (Pdl), ha nominato come osservatore il presidente della Corte d’appello di Bari, Marino Caferra. Anna Finocchiaro (Pd), presidente della I commissione del Senato, punta invece su Antonio Saitta, ordinario di diritto costituzionale a Messina. Finocchiaro, tuttavia, torna a insistere su un punto che le sta a cuore: «In Parlamento dobbiamo mettere in sicurezza il Paese rispetto al rischio che si possa tornare a votare prima che il percorso delle riforme costituzionali sia compiuto. Per cui dobbiamo evitare che si torni a votare con il “porcellum”».”

Letta: ogni sforzo sul lavoro. Inevitabile l’aumento Iva. La Stampa: “Il governo ha deciso: utilizzare tutte le risorse sul lavoro e non fermare l’aumento dell’Iva. Il ministro Zanonato: «Niente promesse». E i commercianti lo fischiano. Sul fronte riforme Letta avverte: «Occasione da non sciupare».”

Al via le semplificazioni. Meno vincoli e burocrazia per famiglie e imprese. L’articolo a firma di Raffaello Masci:

“Residenza e rifiuti: il cambio di residenza e la dichiarazione per la tassa sui rifiuti avverranno nello stesso contesto. La relazione che accompagna la norma contenuta nella bozza, stabilisce che «le dichiarazioni relative al tributo comunale sui rifiuti e sui servizi vengano acquisite contestualmente a quelle relative al cambio di residenza o domicilio. Ciò avrà effetti positivi sull’obbligazione tributaria e contribuirà a ridurre l’evasione fiscale». Lavoro: due capitoli sono dedicati al lavoro e alla previdenza sociale. Per esempio sarà semplificata la gestione del Durc (il documento unico di regolarità contributiva) che dovrà essere acquisito solo per vie informatiche. Sono previsti, inoltre interventi sulla disciplina sul lavoro occasionale, il pagamento dilazionato dei crediti contributivi, e le norme che semplificano gli adempimenti sulla sicurezza sul lavoro.”

“Saremo di meno? Meglio, tutti guerrieri”. L’articolo a firma di Jacopo Iacoboni:

“«Noi possiamo vincere solo se vince la nostra logica, un cambiamento di mentalità, perciò voglio dei guerrieri», sta ripetendo anche in queste ore lui. «I suoi toni alla fine sono gli stessi di sempre – dicono nello staff – un’incazzatura, sì, ma è quella su cui noi siamo nati, che non vuole fare male a nessuno ma cambiare l’Italia». Per dirla col fondatore, «o passa la nostra logica o torniamo a casa, non è un problema per noi». È una follia? Ma la follia, andrebbe capito, qui è teorizzata, «siamo i pazzi della democrazia» è una frase di Gianroberto Casaleggio, siamo «rivoluzionari, rivoluzionari conservatori» è stato ripetuto spesso da Grillo. Chi immagina che smussi, si metta a mediare, vada a Roma, pensa un Grillo (e un Movimento) che non sarebbero più se stessi; la loro «logica» è in questo davvero radicale. Rispetto a Pd e Pdl, il M5S – almeno nel suo cervello – è in Italia l’unica forza politica che deriva da una teoria del mondo, in altri tempi si sarebbe detto un’ideologia. Se smettono di parlare come parlano, sono già belli e digeriti, dicono. Certo, anche persone che gli sono vicine – e qualcuno dei parlamentari che lui stima – hanno chiesto a Grillo di abbassare un po’ il livello dello scontro, almeno verbale. Ma è difficile che accada. Non temono che esasperando sempre i toni la gente li lasci, e un gruppo di eletti vada via? La risposta secca, a Milano, è questa: «Anzi. Sarebbe anche meglio. Andremmo avanti più coesi».”

Erdogan multa le televisioni “Basta dirette degli scontri”. L’articolo a firma di Marta Ottaviani:

“Il premier turco Recep Tayyip Erdogan è pronto a mostrare i muscoli con quel che resta dei manifestanti in piazza e che adesso si trova a Gezi Parki, l’area verde da cui è partita la più grande rivolta che la storia recente della Turchia ricordi. La giornata di ieri è trascorsa in modo tranquillo, con piazza Taksim completamente sgomberata e riaperta al traffico e dove la vita sembra essere tornata alla normalità. Ma il problema di come risolvere la situazione dell’area verde rimane, nel Paese infuria la polemica e nell’occhio del ciclone c’è ancora una volta la polizia e la gestione dell’ordine pubblico. Secondo l’Associazione dei medici turca i feriti di queste due settimane di protesta sarebbero almeno 5.000, 620 solo fra martedì e mercoledì notte, le persone arrestate a centinaia. Le televisioni che hanno seguito con più assiduità le dirette degli scontri sono state multate dal Consiglio per la radio e la televisione turca, di nomina governativa, con l’accusa di aver «danneggiato lo sviluppo psichico, morale e mentale dei giovani» con la loro copertura delle proteste di Gezi Parki. Fra queste le più colpite sono Cem Tv, la televisione degli aleviti, la confraternita di derivazione sciita presente in Turchia da secoli e Halk Tv, emittente legata all’opposizione. E non sono state risparmiate neppure le emittenti stranieri: due giornalisti della canadese Cbc sono stati arrestati e interrogati dalla polizia.”

“Messi ha evaso 4 milioni” Come Diego anche sul fisco. L’articolo a firma di Stefano Mancini:

“Meglio io o Messi?», si domandò una volta Diego Armando Maradona. «Deciderà la storia», si rispose l’ex Pibe de Oro. Per adesso è la cronaca a far assomigliare sempre più le carriere dei due argentini del pallone. Fenomeni entrambi, capaci di invenzioni imprevedibili e gol inimmaginabili, inseguiti in campo dai difensori e nella vita privata dal fisco. Messi – è notizia di ieri – è accusato di aver evaso più di 4 milioni di euro in Spagna, mentre Maradona ha un contenzioso ventennale da oltre 30 milioni con l’Agenzia italiana delle Entrate. Nella vicenda Messi è coinvolto anche il padre del giocatore, Jorge Horacio, in relazione alle dichiarazioni dei redditi del 2007, 2008 e 2009. La procura per i reati economici di Barcellona ha depositato la denuncia a Gavà, il comune catalano dove risiede l’attaccante del Barcellona. Secondo l’accusa, l’iniziativa di frodare il fisco è partita da papà Messi nel 2005, quando Leo era ancora minorenne, con la creazione affidata a terzi di una società fittizia. La giovane età unita al talento lasciava già presagire un futuro da campione e guadagni da super-star. I paragoni con Maradona si sprecavano, e a ogni magia le quotazioni del ragazzo, entrato a 13 anni nel vivaio del Barça, si impennavano.”