ROMA – “La Lega scala i sondaggi con le lucciole” – scrive Matteo Pandini su Libero di domenica 30 marzo – I sondaggi sorridono alla Lega di Matteo Salvini, che secondo alcune rilevazioni tocca il 5,5%. I padani sono tornati a occupare le piazze del Nord”.
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Il via alla maxi-mobilitazione è partito venerdì, a Milano, con Salvini che ha trascinato a un banchetto alcuni testimonial d’eccezione per incassare i primi autografi (ne serviranno almeno 500mila da rastrellare in tre mesi): si tratta di Vittorio Sgarbi, del conduttore della Zanzara di Radio24 Giuseppe Cruciani e – sorpresa – del trans turco Efe Bal. Secondo alcune stime, il mestiere più antico del mondo potrebbe fruttare allo Stato 4 miliardi l’anno. Via Bellerio cerca di fare le cose in grande, e stando alle informazioni ufficiali non c’è che dire: un numero di telefono ad hoc per dare informazioni (lo 02/66234234), ore di diretta di Radio Padania, la possibilità di raccogliere firme in tutta Italia grazie ai moduli presenti nei municipi.
Sempre stando a via Bellerio, anche il sito vieniafirmare.org è preso d’assalto e il portale ufficiale della Lega sta registrando numeri da record. Anche perché – spiega uno degli organizzatori, Eugenio Zoffili – anche dal Centro sud stanno seguendo con interesse l’iniziativa. Salvini sta girando come una trottola perché sa che alle Europee del 25 maggio non potrà permettersi di stare sotto il 4%. Batte il territorio palmo a palmo (ieri era in Piemonte) e occupa tv e radio come nessun altro leghista aveva mai fatto prima.
È vero che alcune sue decisioni non piacciono a tutti i colonnelli: per esempio, la battaglia contro l’euro sta riscuotendo successo tra i potenziali elettori ma non scalda la totalità dei colonnelli. Però anche sul fronte delle fratture interne sta lavorando sodo. Significativi i contatti con Marco Reguzzoni, fedelissimo di Umberto Bossi che nelle ultime ore ha incontrato anche Roberto Maroni.
Davanti al Carroccio salviniano si può immaginare la terza vita del partito del Nord. Prima c’è stato quello battagliero di Umberto Bossi, poi quello di transizione di Maroni, quindi ecco l’ultima versione: agile sui social network, meno diffidente coi giornalisti, pronto a impugnare slogan chiari e battaglie popolari. Il seguito elettorale resta tutto da verificare. Ovvio che aver passato anni al governo raccogliendo poco o nulla sia una pecca difficile da cancellare, e infatti Salvini sta spostando le responsabilità: non è più Roma la grande nemica del Nord ma la Bruxelles dell’euro e delle banche.
Il leader non pare appassionato alla grande battaglia lanciata da Maroni circa un anno fa, quella sulla macroregione del Nord, che peraltro a maggio rischia di perdere il Piemonte per le elezioni anticipate decretate dai tribunali per una faccenda di firme irregolari.
«Siamo contro tutti» ha ringhiato ieri il segretario federale da Vercelli. Altra differenza rispetto al vecchio Carroccio è il via libera al referendum per l’indipendenza del Veneto. In passato la Lega era sempre stata attenta a contrastare le divisioni del Nord, ora invece le incentiva e invoca analoga consultazione pure per la Lombardia. A proposito di Veneto: contrariamente a quanto poteva aspettarsi più di un militante, il leader non è intervenuto a gamba tesa in una situazione diventata parecchio tesa (espulsioni, flop elettorali, liti tra Flavio Tosi e Luca Zaia).
Salvini prova a rimanere equidistante sperando che le acque si plachino. Alle Europee sia il sindaco di Verona che il governatore potrebbero scendere in campo, così da fare le prove generali in vista delle Regionali 2015. E in questo clima frizzante s’inserisce la polemica tra Tosi e il programma Report, che nelle ultime settimane ha cercato – anche con la promessa di pagare – un presunto filmino a luci rosse col sindaco protagonista.
Tosi ha denunciato il giornalista della Rai Sigfrido Ranucci, Milena Gabanelli ha detto d’essere tranquilla e che in nessun caso la Rai avrebbe scucito un solo euro, la sinistra ha subito difeso il programma. La Pd Alessia Rotta ha portato il caso in Parlamento accusando Tosi di voler censurare Report, e ieri Tosi le ha risposto per le rime: «Mai chiesta la cancellazione del programma. In quale altro Paese democratico sarebbe possibile per la tv di Stato costruire un dossier diffamatorio contro un politico dell’opposizione per distruggerne l’immagine alla vigilia di una campagna elettorale?». Intanto, i sondaggi fanno sorridere la Lega.