Legge di stabilità, Obama e l’intesa contro il default, Berlusconi e il voto: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Ottobre 2013 - 08:21 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Accordo negli Usa contro il crac”. Larghe intese, piccoli segni. Editoriale di Antonio Polito:

“Sembra che Letta e Alfano abbiano deciso di lasciare inserito il pilota automatico. Ricordate la metafora? La usò Mario Drag h i s u b i t o d o p o l e elezioni italiane. Non temete, disse ai mercati, i processi di risanamento messi in moto dal governo Monti andranno avanti col pilota automatico.
In effetti sta accadendo.
Mentre tutti in Italia protestano per il minimalismo della legge di Stabilità, i mercati tirano invece un sospiro di sollievo e buttano giù lo spread. Ormai meno si fa, e più i conti pubblici migliorano. La prova sta nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza: nel 2014, per la prima volta da molti anni, il deficit tendenziale (cioè come andrebbero le cose a legislazione invariata) è minore del deficit programmatico (cioè come andrebbero le cose dopo le misure del governo).
Hanno dunque ragione gli analisti di Barclays quando dicono che la direzione dell’aereo Italia è giusta. Il problema è che continua a perdere quota.
E se Letta e Alfano, pilota e copilota, non riaccendono i motori, rischiamo di fare la fine dell’Alitalia. Non è infatti saggio traccheggiare in attesa che arrivi la ripresa. Potrebbe anche saltarci. Guardate che è successo alla Fiat nel mese di settembre: le sue vendite sono cresciute nei grandi Paesi europei tranne che in Italia (meno 12%).
Avrebbe potuto fare di più il governo per stimolare la crescita, pur rispettando i vincoli europei? Certo che sì. Ma avrebbe dovuto trovare nel bilancio i soldi per finanziare vere riduzioni fiscali sul lavoro e sulle imprese. Invece siamo al punto che ci si congratula per l’inazione sulla spesa pubblica”.

Un governo nel limbo per il congresso pd e la guerra nel Pdl. La nota politica di Massimo Franco:

“Se si mettono in fila i distinguo di settori diversi e a volte opposti della maggioranza sulla legge di Stabilità, l’amnistia, la fine della legislatura, l’impressione prevalente è una: sarà difficile stabilizzare la situazione prima che si consumino i due passaggi della decadenza da parlamentare di Silvio Berlusconi e del congresso del Pd. Solo a quel punto, e dunque con ogni probabilità a fine anno, sarà possibile capire se il governo delle larghe intese di Enrico Letta, che ha come garante il Quirinale, avrà davanti poche settimane di vita o un altro anno almeno di legislatura. Per il momento, dietro una confusione indistinta si possono indovinare soltanto le forze che spingono in una direzione o nell’altra; e che spuntano nei maggiori partiti della coalizione.
Che la tregua raggiunta dal Pdl al Senato il giorno della fiducia a Letta fosse finta, era chiaro dall’inizio. Berlusconi e i suoi guastatori avevano assecondato il «sì» dei ministri e di un gruppo di senatori solo per non trovarsi col partito spezzato in due; e in contrasto con un’Italia che non vuole l’instabilità. Era anche prevedibile che le tensioni riaffiorassero mentre ci si avvicinava alle riunioni del Parlamento che sanciranno l’uscita di scena del Cavaliere. Meno scontata era la difficoltà berlusconiana a tenere insieme tutto e tutti come in passato. Evidentemente, lo strappo di inizio ottobre non ha provocato, ma rivelato il declino della sua leadership”.

Berlusconi e la tentazione del voto a marzo. Articolo di Paola Di Caro:

“L’umore tende al «falcheggiante spinto», come dice chi ha avuto modo di parlargli ieri. Ma Silvio Berlusconi, nel tourbillon di incontri tenuti a Roma con esponenti di tutte le anime del suo partito in ebollizione, si è guardato bene dal pronunciare parole ultimative e definitive. Tenendosi ancora più di una porta aperta.
Al mattino con il leader dei lealisti Fitto, a pranzo con Alfano e il ministro Mauro (che oggi saranno assieme a un convegno sul nuovo popolarismo europeo…), nel pomeriggio con i filo-governativi Brunetta e Cicchitto prima e con i falchi Verdini e Bondi poi, il Cavaliere è apparso a tutti molto critico per una manovra che «alza eccome le tasse e non serve a invertire la rotta dell’economia», preoccupato come e più di sempre per la sua situazione giudiziaria, impegnato nel tenere assieme il partito ma anche, se non fosse possibile, nel procedere in senso inverso: spacchettandolo per portare al voto il centrodestra con un’offerta variegata, come sembra gli abbia suggerito nei giorni scorsi Fedele Confalonieri”.

Dal Nilo i barconi per Lampedusa Gli scafisti? Ex detenuti in Italia. Il reportage di Lorenzo Cremonesi:

“Lasciano le sponde insanguinate del Medio Oriente proprio dove il grande fiume diventa mare. Sono quasi tutti siriani in questo periodo. Profughi allo sbaraglio. Ci sono disperati senza più niente da perdere, guerriglieri terrorizzati dopo le torture subite, ma anche medici braccati per aver curato le vittime del regime, professionisti, negozianti cui hanno bruciato casa e bottega, uomini d’affari che hanno venduto sottocosto ciò che potevano e cercano salvezza con la famiglia. Partono di notte, portando con sé al massimo sei o sette chili di bagaglio, tanti assolutamente nulla: sfidano il buio tra le onde su barchette colorate di verde e azzurro che sembrano giocattoli abbandonati sulla spiaggia. Più al largo, quando già l’acqua marrone di fango e inquinamento si è mischiata con il blu scuro del Mediterraneo, trovano i barconi «madri» lunghi anche 30 metri dei pescatori che hanno promesso di trasportarli in Italia: la porta verso la salvezza, la fuga dalla guerra, dal dolore, dal caos. Quelle stesse scialuppe verranno attaccate al traino e serviranno per lo sbarco finale. Ma prima ancora devono trattare con i mediatori, gli sciacalli, i signorotti della malavita locale. I pescatori arrivano per ultimi e li nascondono alle retate della polizia per settimane tra le casupole immerse nei palmeti. Finché giunge il momento e vengono condotti su auto scassate tra i viottoli adducenti alle spiagge che punteggiano di bianco i due rami maggiori della foce, tra Alessandria, Rashid e Damietta. Curioso che proprio tra i porticcioli primitivi di Rashid si trovi il luogo del ritrovamento 214 anni fa della Stele di Rosetta, sino ad oggi considerata la pietra miliare per la decifrazione dell’epoca dei faraoni e però un memento delle rapine compiute dagli europei”.

La prima pagina di Repubblica: “In busta paga 14 euro in più”.

Il Fatto Quotidiano: “B. minaccia i suoi ministri: O con me o con i carnefici”.

Leggi anche: Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Non nel mio Ostellino”

Il Giornale: “14 euro per (quasi) tutti”. Editoriale di Alessandro Sallusti:

ventiquattro ore dall’annuncio,sono giunto a una conclusione. È inutile tentare di capire se la legge finanzia­ria, detta legge di stabilità, approvata l’altra notte dal governo cambierà la nostra vita e-se sì-in meglio o in peggio.Letta ci ha rimbam­biti snocciolando «miliardi di euro»che vanno e vengono da capitoli di spesa, ma nessuno è in grado di dire quante «centinaia di euro» entre­ranno o usciranno dai nostri portafogli. Poco male, perché il contenuto, peraltro tenuto rigo­rosamente segreto e quindi ancora sconosciuto nei dettagli (in questi casi una virgola può cam­biare il giorno in notte) è ininfluente. Si tratta in­fatti di un cumulo di parole messe in fila una die­tro l’altra non per sanare i conti, ma il governo. Tutto è lasciato nel vago,rimandato a«tavoli»so­ciali, a decisioni del Parlamento e dei Comuni. E non poteva essere diversamente, pena l’esplo­sione di uno o di entrambi i soci di maggioranza (Pd e Pdl)e quindi delle larghe intese (che in real­tà sono più strette della cruna di un ago). Così può aver ragione chi sostiene (in pratica solo Letta e Alfano) che si tratta di una manovra­svolta, perché per la prima volta non prevede più tasse.Ma anche chi (quasi tutti),parla all’op­posto di una manovra-truffa, perché le tasse ci sono eccome, seppur camuffate e posticipate. La verità è che per l’ennesima volta il governo ha solo comperato tempo, in attesa che vada a buon fine la partita principale, cioè il tentativo della sinistra (con complici i magistrati)di chiu­dere con la forza e l’inganno i vent’anni di berlu­sconismo senza dover contemporaneamente passare la mano all’odiato Renzi.Il caposaldo di questa armata si chiama«governo Letta»,e quin­di va tutelato”.

La Stampa: “La manovra della discordia”. La difesa ostinata dei privilegi. Editoriale di Stefano Lepri:

“Certo che come manovra economica è timida. Da una maggioranza ieri confermatasi fragile difficilmente poteva uscire più di questo: un governo in cui le azioni concrete restano molto al di sotto dei buoni propositi, anzi spesso li contraddicono. Ma forse è ora di smettere di parlar male dei politici, benché se lo meritino.

Nel Paese un lungo periodo di cattiva politica ha provocato danni durevoli, ardui da riparare. Suscita reazioni irate la più piccola richiesta di cedere qualcosa nell’interesse di tutti, perché si sospetta la menzogna. Ovvero, se posti davanti alla domanda se sia meglio l’uovo oggi o la gallina domani, i più si precipitano a mangiarsi l’uovo subito.

A ragione si possono accusare i partiti di non saper scaldare il cuore con grandi progetti. Però c’è altro. E’ azzardato formulare un progetto anche perché mancherebbero gli strumenti. Abbiamo una amministrazione pubblica incapace di realizzare perfino gli obiettivi più semplici; e una popolazione così assuefatta all’andazzo da non cogliere talvolta le occasioni in cui invece qualcosa si potrebbe ottenere”.

Obama verso la vittoria. Intesa dell’ultima ora per evitare il default. Articolo di Francesco Semprini:

“È al Senato degli Stati Uniti che ha avuto inizio ieri la corsa compulsiva contro il tempo per evitare il fallimento americano. A circa dodici ore dalla mezzanotte, ora fissata per far scattare il «default» in caso di mancato accordo sull’innalzamento del tetto del debito, la maggioranza democratica e l’opposizione repubblicana raggiungevano l’intesa.

Una convergenza sofferta ma sufficiente per consentire al governo americano di riprendere, almeno sino al 15 gennaio, le attività ordinarie di gestione della pubblica amministrazione dopo 16 giorni di shutdown, e l’erogazione di salari e stipendi degli 800 mila dipendenti. E al contempo al Tesoro di proseguire le aste per il collocamento dei titoli di Stato, previo pagamento degli interessi dovuti ai prestatori, sino al 7 febbraio.
Questo in cambio di alcune modifiche all’Obamacare, la legge sulla sanità voluta con forza da Obama e all’origine dell’impasse politica che rischiava di far deragliare la locomotiva Usa. Modifiche modeste in realtà rispetto alle pretese avanzate dal Grand Old Party fino a pochi giorni fa”.