Legge elettorale, Zanonato: “Le liste bloccate sono inaccettabili”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Gennaio 2014 - 11:48 OLTRE 6 MESI FA
Legge elettorale, Zanonato: "Le liste bloccate sono inaccettabili"

Zanonato (LaPresse)

ROMA – Flavio Zanonato, ministro per lo Sviluppo, in disgrazia presso il neo segretario del Pd Matteo Renzi, spara a zero sulla legge elettorale imposta da Berlusconi a Matteo Renzi  e invoca il ritorno alle preferenze e l’abbandono delle liste costruite nelle segreterie dei partiti.

Flavio Zanonato, ex sindaco di Padova, bersaniano, a parte una cascata di interviste sui giornali, non ha brillato come ministro, forse perché è difficile fare sviluppo con una pressione fiscale oltre il 50% e forse per inadeguatezza, perché un conto è fare il sindaco di una città di provincia un conto è governare l’Italia.

Negli ultimi giorni il suo nome è stato fatto tra i ministri che potrebbero essere sostituiti in caso di rimpasto di Governo ed è stato anche oggetto di un attacco diretto con invito alle dimissioni da parte di Debora Serracchiani, presidentessa del Friuli Venezia Giulia, fatto mai visto nella storia d’Italia e anche nella storia di una democrazia seria, l’attacco personale diretto e pubblico da parte di un politico che ricopre un ruolo istituzionale nei confronti di un iscritto allo stesso partito.

Intervistato da Carlo Fusi per il Messaggero di Roma, Flavio Zanonato non ha usato eufemismi per criticare l’accordo Renzi -Verdini – Berlusconi sul tema delle preferenze. Alla domanda di Carlo Fusi se ritenga che “le preferenze servono”, Flavio Zanonato ha risposto:

“Noi del Pd possiamo ovviare con il sistema delle primarie. Il problema è che tutto l’elettorato deve essere messo nella condizione di scegliere i propri rappresentanti, non solo quello del mio partito. E il fatto che Forza Italia non sia obbligato a farle determinerà che Berlusconi potrà nominarsi tutti i suoi parlamentari. Il che gli conferisce una forza sul suo partito che forse sarebbe bene non avesse. Almeno in una logica di maggiore democrazia interna alle forze politiche».

Vuole le primarie per legge, allora?

«Questo o altri meccanismi, non importa. Quel che è giusto è che l’elettore scelga chi eleggere e non ci siano le liste bloccate».

E le modifiche all’Italicum devono essere fatte prima dell’iter parlamentare o con emendamenti ad hoc presentati dal Pd?

«Non sono un parlamentare. Mi interessa che gli eletti non siano decisi nel chiuso delle segreterie dei partiti».

Lei ha appena definito positivo l’accordo Renzi-Berlusconi. Veniamo al nodo: il governo Letta reggerà o no a quell’accordo?

«Per anni ho fatto il sindaco e ho capito una cosa: contano i fatti, non i si dice o i gossip. Sto alle cose ufficiali: Renzi ha dichiarato di appoggiare il governo Letta, e Letta si ritiene appoggiato da Renzi. Il segretario – fatto di per sè non negativo – sollecita il governo ad essere più incisivo su alcuni temi e penso che il governo, che ha già fatto parecchio, si impegnerà di più per l’occupazione ed il rilancio della nostra economia».

Già, ma il fatto è che questo rilancio non arriva. I tempi del patto di coalizione slittano…

«Come le ho detto, mi piace stare ai fatti. L’allungamento dei tempi è legato a tempistiche parlamentari che non si possono banalizzare. Per il resto, mi pare che con la posizione assunta da Alfano, la coalizione di governo sia garantita».

Ministro, il presidente Letta ha sollevato la necessità di una normativa sul conflitto di interessi e i renziani lo accusano di strumentalità: perché proprio adesso, sostengono. E lei?

«Io dico: se non ora, quando? Che in Italia ci sia bisogno di una normativa che disciplini i rapporti tra politica e informazione è risaputo. Che in Italia si sia vissuta una fase di confusione tra potere economico e potere politico lo sanno tutti e sono anni che se ne parla».

Non è una ritorsione contro Berlusconi?

«E perché mai? Il problema si pone a prescindere da Berlusconi. Chi fa politica non deve avere interessi economici».

Lei è bersaniano. Si sente a suo agio nel Pd per come Renzi agisce oppure ritiene che dovrebbe fare meno battute e dare più garanzie alla minoranza?

«Faccio due considerazioni. La prima. Quando un segretario vince, tutto il partito deve darsi da fare per appoggiarlo e non mettergli i bastoni tra le ruote. Vale per tutti, bersaniani compresi. La seconda. Renzi deve darsi da fare perché tutti nel Pd si sentano a casa loro e non degli estranei. Avverto in giro parecchio sconcerto e Renzi se ne deve far carico».