Letta e le “palle d’acciaio”: la storia del tormentone, da Bettino Craxi a Berlusconi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Novembre 2013 - 10:28 OLTRE 6 MESI FA
Letta e le "palle d'acciaio"

Letta e le “palle d’acciaio”

ROMA – Palle o no, in Italia, dopo le parole di Letta (“In Europa pensano che ho tirato fuori delle balls of steel“), nonostante la parziale smentita via Twitter, non si parla d’altro, degli attributi d’acciaio. Ma, scrive Ceccarelli su Repubblica

Se proprio occorre stabilire un punto di sdoganamento delle palle, dei coglioni e altre simili delicatezze lo si può fissare nei primissimissimi anni 80, quando l’allora direttore del Corriere della Sera Di Bella riconobbe che Craxi, homo novus del potere italiano, aveva «gli attributi». E fu appunto come dare la stura: «Ha due palle così» tradusse l’industriale della carne Cremonini, e fece il gesto; «ha otto palle» rilanciò «Parise» Dell’Unto. Stava formandosi una leggenda, o se si preferisce s’era innescato un processo di mitopoiesi.

Lo stesso Craxi, d’altronde, amava ripetere:

«Sto per rompermi le palle», «toglietemeli dalle palle», una volta arrivò a promettere che se un dc fosse diventato presidente della Cariplo si sarebbe «tagliato le palle» — e a nomina fatta Andreotti, che era cinico ma spiritoso, gli chiese se avesse poi proceduto all’atroce «adempimento». E piano piano gli zebedei conquistarono spazio nel discorso pubblico.

Poi c’è la tavolata della seconda repubblica:

Impossibile quindi compilare un censimento o anche soltanto una casistica, bastino le «palle di velluto» evocate dalla Santanchè a proposito dei colonnelli di An o il compiaciuto riconoscimento che don Gianni Baget Bozzo rese all’onorevole Bondi che aveva finalmente «cacciato le palle», aggiungendo poi tra le risa del seminario di Gubbio: «Come diceva Hegel, la funzione sviluppa l’organo».

Senza dimenticare Berlusconi:

h, in piena tempesta olgettina, dopo avergli fatto scartare una giunonica violinista svedese in un pacco dono, il segretario del Pdl lombardo Mantovani regalò al Cavaliere la statuetta di un toro di Swarovski con esplicito riferimento ai testicoli dell’animale totemico. E furono tutti molto felici.