Libero: “Bodyguard modello Raoul Bova per la figlia di sua maestà Boldrini”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Aprile 2014 - 13:41 OLTRE 6 MESI FA
Libero: "Scorta solo di carini per la figlia di sua maestà Boldrini"

Laura Boldrini (LaPresse)

ROMA – “Scorta solo di “carini” per la figlia ventenne di sua maestà Boldrini“, questo il titolo dell’articolo a firma di Fausto Carioti sulle pagine di Libero Quotidiano:

Il trionfo del luogocomunismo, il riciclaggio equo e solidale del più scontato dei cliché. Di quale femministe frementi di sdegno per la mancata applicazione delle quote rosa nelle liste elettorali e altre nefandezze (…)compiute sulla pelle del gentil sesso,di là i bei poliziottoni giovani e aitanti pronti a proteggerle. Attrazione fatale e trama scontata, chemanconei romanzi Harmony di una volta. E però succede davvero. A casa Boldrini capita che la sinistra politicamente corretta e antirazzista si metta a fare selezione estetica sulla scortadella figliadella presidente della Camera: giovane ha da essere, e di belloccio aspetto. Un’innovazione negli standard della sicurezza istituzionale.

Gli altri scortati, banali come sono, si affannano a trovare per sé e i propri congiunti agenti esperti, con un buon curriculum e la mira accurata.Nonobbligatori, ma fortemente graditi, apparenza truce e sguardo torvo, utili a scoraggiare i malintenzionati. La terza carica dello Stato, racconta l’Espresso in edicola questa settimana, la pensa in modo diverso. «Per i poliziotti riservati al servizio di tutela» di Anastasia, la figlia della Boldrini, che studia e lavora a Londra, «sono richieste ora anche due caratteristiche: essere giovani e di bell’aspetto». Il motivo nobile ovviamente c’è: lo«scopo evidente» sarebbe quello di «dare meno nell’occhio». La Boldrini, insomma,deve essersi convinta, non si capisce bene in base a quale studio in materia, che due poliziotti trentenni alti, palestrati e attraenti siano meno appariscenti di un paio di cinquantenni stempiati.

La scorta siffatta è diventata operativa nei giorni scorsi, riferisce sempre il settimanale,accogliendo all’aeroporto di Fiumicino la ventenne di ritorno dall’Inghilterra.

I bodyguard modello Raoul Bova, infatti, entrano in azione solo durante i soggiorni italiani della ragazza. Risultacosì sottoadeguataprotezione l’intero gruppo familiare della Boldrini. La presidente della Camera, anche in seguito alle minacce e agli insulti ricevuti su Internet (in buona parte provenientida suoiexammiratori grillini, ma questa è un’altra storia), aveva ottenuto un potenziamento del servizio. È sotto scorta il suoattuale compagno,il giornalistaVittorio Longhi,che comenoto talvolta la seguenei viaggi all’estero. E, appunto, pure la figlia Anastasia, avuta da Luca Nicosia, anch’egli giornalista. Di tutti loro si occupano ben dodici agenti di polizia, dotati di quattro vetture, due delle quali blindate. Tutele alla quale la stessa Boldrini, aquanto pare traumatizzata daimessaggi violenti che le sono stati rivolti, tiene inmodo quasi ossessivo, tanto da aver chiesto (e ottenuto) già due volte il cambio del dirigente dell’Ispettorato di pubblica sicurezza di Montecitorio, ovvero dell’ufficiale incaricato di assegnarle la scorta e di stabilire i livelli di protezione adeguati per la presidente della Camera.

Appena arrivata, la Boldrini trovò in carica l’ex questore di Gorizia Gaudenzio Truzzi, rimosso a maggio 2013 e rimpiazzato da Leonardo La Vigna, ex questore di Bolzano.Quest’ultimo è durato sino a dicembre, quando al suo posto è arrivato Massimo Bontempi, ex questore di Cagliari. A Bontempi, finalmente, la Boldrini pare riconoscere il merito di averle concesso gli uomini di scorta desiderati. Una bella storia italiana finita nelmigliore deimodi: la famiglia Boldrini è soddisfatta, il livello di sicurezza è alto che di più non si può, i «potenziali stupratori» grillini, come li avevadefiniti lapresidente della Camera, saranno costretti a stare alla larga e, dulcis in fundo, ora sappiamo anche che i poliziotti sono giovaniepiacenti. Resta solo un piccolo neo. Un «dubbio impertinente», per rubare le parole a Fabrizio De Andrè: ma perché la storia della scorta belloccia della famiglia Boldrini, che l’Espresso ha avuto il merito di scoprire e raccontare, e che ieri faceva bella mostra di sé nella versione online del settimanale, a un certo punto – come notato da Dagospia – è scomparsa dal sito, dall’account Facebook e da quello Twitter della rivista? (…)